Ad un tratto mentre ridavamo, tanto per cambiare, riguardo ad un racconto di Erika, sentimmo degli urletti e delle voci al piano di sotto. Si sentì persino qualcosa cadere in terra. Poi la quiete. La madre di Erika la chiamò per scendere sotto, e alla fine scendemmo tutte per poi uscire. Trovammo il famoso Eddy, detto Donki, e con lui un ragazzo dai capelli castani con dei bellissimi occhi azzurri e qualche tatuaggio alle braccia, tatuaggi stupidi visti i disegnini.

«Lui è mio figlio.» disse Eddy, ma non ebbe il tempo di dire il nome che il ragazzo lo fermò finendo da sé la presentazione.

«Sono Louis Tommo Tomlinson.» Si presentò porgendo la mano a noi, una per una. Ed a nostra volta ognuno disse il proprio nome, e pure Erika perché a quanto pare era la prima volta che lo incontrava.

«Ragazze che ne dite di portare Louis a fare un giro con voi? Tanto state uscendo no?!» parlò la madre mentre stava avvinghiata a quel poverino. Sembrava in astinenza da una vita. Povera Erika, non avrei mai voluto essere al suo posto. Ma comunque accettammo di portarlo con noi, almeno gli avremmo risparmiato le urla del canguro in astinenza.

Così dopo un po' di raccomandazioni da parte del signor Eddy riguardo all'imbecillità del figlio, tutti e quattro uscimmo di casa, diretti a far visitare un po' la zona al nuovo arrivato.

«Come hai detto che ti chiami tu?» chiese Louis alla futura sorellastra.

«Erika.»

«Erika, bel nome. Ma certo che tua madre è proprio arrapata.» disse lui togliendo le parole di bocca tutti noi sicuramente.

Immaginai sarebbe successo il finimondo dopo quella frase, e invece Erika si dimostrò molto pacata, dandogli persino ragione.

«Si, purtroppo lo so.» Che dire... lasciò tutti stupefatti.

«Stai bene?» continuò lui.

«Sì perché?»

«Credevo mi sarebbe arrivata una sberla o non so cosa, ma non che l'avresti presa bene insomma...»

-E pure io credevo.-

«Non sarai mica una di quelle che dice "E' tutto ok" e poi ti ammazza?» aggiunse.

«Tranquillo.» sorrise «È la verità, quindi per quale motivo dovrei prendermela? Finché non esce di casa in mutande è tutto ok, quella donna è pazza.»

Ci vuole coraggio ad ammettere certe cose sui propri genitori, soprattutto davanti a gente quasi sconosciuta, e lei indubbiamente ne aveva avuto tanto.

«Ma Louis, come mai tu sai parlare così bene l'italiano?» Alice e la sua curiosità si fecero avanti. Però gliene fui grata quella volta, aveva cambiato discorso evitandomi di scoprire altri aneddoti sconcertanti su quella donna.

«Beh... mio padre ha sempre avuto una fissa per l'Italia, ma più per le italiane se vogliamo ammetterlo, e quindi mi ha tra virgolette obbligato ad imparare la lingua sin da piccolo.»

Dopo questa rivelazione la curiosa pensò bene di darsela a gambe.

«Sentite io adesso se non vi dispiace andrei...»

Allo sentire quella frase mi girai verso colei che avendo ricevuto via libera dagli altri due stava già scappando senza nemmeno salutare come si deve.

«Dove cazzo credi di andare tu?» fui diretta, senza mezzi termini.

«Beh ho un appuntamento con-»

«Non dire quel nome.» la bloccai «Non dirlo sennò gli mando una maledizione, giuro! Mi ha rubato la mia migliore amica.» mi lamentai, ed ero seria. Stra-maledettamente seria. Mai un attimo di pace, sempre in mezzo.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora