«Ma sei cieca? Hai visto quanta gente?» si lamentò. La ignorai avvicinando al banco dove era Theo.

«Ciao bella!» mi salutò servendo un caffè ad un tizio lì vicino. Dopo mi passo il mio caffè da portare via. Lo ringrazia e pagai. E tra le occhiatacce della gente infuriata, perché avevo saltato la fila, andai via.

«No ce, tu devi dirmi come diamine hai fatto? L'hai avvisato prima?» domandò la mia amica con uno sguardo scioccato.

«Avere alcune amicizie va a mio vantaggio.»

Sebbene all'inizio non lo sopportavo molto Theo era diventato ormai un amico. Il giorno prima pensando ai miei ritardi riflettei che avrei saltato la colazione, così pensai bene di contattare Theo Marin su Facebook e chiedergli il numero. Poi scambiando due chiacchiere finii per fargli la mia proposta sull'arrivare "puntuale" a scuola. Ogni mattina deve prepararmi un caffè, nel caso abbia voglia di altro glielo comunico strada facendo o arrivata lì. Fa sempre comodo avere un amico barista che la mattina ti faccia saltare la fila.

Arrivammo davanti al grande, brutto e odioso edificio col misero cortile pieno di ragazzi. Tutti intenti a parlare e urlare, sembravano felici di essere lì, tutto l'opposto di me.

L'anno scolastico iniziava di giovedì, quindi un punto a mio favore visto che il sabato non ci sarebbe stata scuola, quindi avrei potuto dormire per due giorni.

Lentamente la folla iniziò a diminuire dividendosi in diverse classi, così ci avviammo anche noi dentro l'edificio, andando poi ognuna nella nostra classe. Purtroppo non eravamo capitate nella stessa, quindi niente compagne di classe e altro incubo per me di non conoscere nessuno.

Quando entrai erano già tutti seduti, con tanto di professoressa alla cattedra. Pensai di essere l'unica ritardataria, ma mi sbagliavo.

«'Giorno.» provai a fare la persona educata salutando.
La prof mi squadrò dalla testa ai piedi e poi disse: «Tu sei...?».

«Quella nuova?»

«Someri?» mi chiese conferma. Che bisogno ci fosse di domandarlo me lo chiesi pure io.

«Sì.» confermai.

«Cercati un posto.» disse con un po' di acidità. Aveva per caso fatto colazione con i limoni quella?

Diedi un'occhiata e ne vidi due nella stessa fila, ultimo e penultimo banco. Uno accanto ad una ragazza e l'altro all'ultima fila accanto ad un ragazzo. Preferii la prima.

Chiesi se fosse libero, e dopo la sua conferma presi posto.

«Io sono Erika, piacere.» si presentò educatamente.

«Vicky.» risposi.

Mi sembrò una ragazza a posto, niente di finto o montato come potevano sembrare le restanti poche ragazze presenti in classe, difatti prendemmo subito confidenza. Era molto simpatica e farmi un'amica come lei all'interno della classe non era affatto un male. Scambiammo qualche chiacchiera, poi vedendo che la prof non aveva intenzioni di posare il quotidiano che stava leggendo decisi di sistemare la mia borsa a mo' di cuscino sul banco per riposare un po'.

«Oh... ecco un altro ritardatario.» la prof sembrò infastidirsi maggiormente all'entrate di questo altro alunno. «Caro, come mai ti sei deciso a tornare dopo anni di assenza? Eravamo tranquilli senza la tua presenza.» disse la prof. Sicuramente doveva essere un ripetente, ed ero persino curiosa di vedere chi fosse, ma non mi girai a guardare, lo avrei scoperto più tardi, l'idea di mettere la testa sul banco e fare un pisolino era più allettante.

«Mi mancavi tu amore.» disse il tizio X provocando la risata di tutta la classe compresa la mia. Doveva essere simpatico. Anche se pensandoci ebbi come l'impressione di conoscere quella voce, ma non ci feci caso più di tanto, avevo davvero troppo sonno.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Where stories live. Discover now