«Dai Vicky, perdonami. Ti prego parla, non volevo, davvero.» Solo dopo diversi secondi mi resi conto che avrei dovuto risponderle.

«E' ok, tranquilla.» la rassicurai e lei mi abbracciò.

«Grazie!» disse «Però dico sul serio sul fatto che mi piaci di più. Sei la migliore.»

E in effetti su questo aveva ragione, sì, mi piacevo di più anche io, non lo nego, ma non nego neanche che qualcosina allo stesso tempo mi dava fastidio.

Seguimmo il suono che si faceva sempre più vicino, e dopo pochissimo raggiungemmo il luogo da cui proviene la musica: un bar che si affacciava su una piazzetta. Fuori dal locale stava una console con un dj, poi attorno dei tavolini. La piazzetta era piena di gente che si divertiva, la maggior parte seduta ai tavoli in compagnia di amici, familiari, o comunque persone con cui condividere una serata.

Cercammo anche noi un tavolo libero da occupare. Ci girammo intorno per diversi minuti, guardammo in ogni angolo, ma senza risultati positivi: tutti i tavoli erano impegnati.
Decidemmo in ogni caso di entrare dentro al Blue bar, che però di blu non aveva niente, nemmeno la luce dell'insegna che era semplicemente una scritta luminosa bianca, e prendere qualcosa da bere.

«Che strana scelta.» mormorai senza farmi sentire da nessuno mentre continuavo ad osservare le pareti del locale.
Era comunque un posto carino ed elegante all'interno, pareti rosse che si alternavano a quelle color panna, mobili color ciliegio laccato, e sedie di un grigio metallizzato. Non male. Certo forse era un po' troppo elegante rispetto al contesto che si trova all'estero, ma era comunque un bel locale.

Ci avvicinammo al bancone facendoci spazio tra la folla, e dopo aver aspettato il nostro turno io ordinai una Vodka Lemon, Alice invece, che non era una quasi alcolizzata come me, ordinò una semplice coca-cola.

«Guarda che con la coca cola ti rovini i denti, corrode.» le dissi appena fummo fuori.

E lei in tutta schiettezza rispose: «Almeno non mi corrodo il fegato .. IO.»

Come già detto, un paio di anni prima, con il mio trasferimento non mi trovai per nulla bene come speravo, sembrava andare solo peggio, e quando trovai l'unico bar della città che servisse alcolici a dei minorenni beh... iniziai a bere un po' spesso. Delle volte ci andavo giù pesante, era l'unico modo che sembrava farmi stare meglio. Ovviamente durava solo fino all'indomani, poi il mal di testa mattutino mi buttava giù peggio del giorno prima ed i pensieri tornavano a galla come nulla fosse.

«Touché.» Non potevo ribattere, aveva ragione da vendere.

Passeggiammo per un po', e dopo tornammo in prossimità del locale.

La serata proseguì tra chiacchiere e risate, sedute in un tavolino che riuscimmo a recuperare dopo un'oretta. Erano circa le 23 quando la serata iniziò a movimentarsi sul serio: la musica era più alta e la gente cominciava a muoversi, a ballare. Mi decisi anche io a muovermi un po' riuscendo a convincere pure Alice, così lasciammo i nostri posti per andare a ballare al centro della piazzola.
Ci stavamo divertendo come due matte, io forse un po' di più per via del poco alcol che circolava nel mio corpo, o forse è perché lo stavo facendo veramente, lasciando tutto il resto il un angolo remoto della mia mente. Non lo so per certo, ma preferisco credere che fosse per la seconda opzione, almeno per una volta.

Passarono circa tre canzoni, credo, ed io avevo bisogno mandar giù qualcosa.

«Ehi, vieni con me a prendere qualcosa?» chiesi alla mia amica alzando la voce per farmi sentire.

«No, ti aspetto qui. Vai e non perdere tempo.»

Annuii e andai dentro al bar. Questa volta decisi di cambiare cocktail presi un angelo azzurro. Non lo avevo mai provato, ma notai che era richiesto da varie persone, magari era buono, pesai.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora