"Io no" mi giustificai. Certo, mi salvavo per le stoviglie, ma non per altro.

"No, infatti, tu hai rotto una bottiglia piena di Martini, nulla, costa solo 10 centesimi vero?" 10 solo il tappo forse. Ehm, ok. ero un po' distratta, forse non è davvero andata bene quella giornata. "Poi vogliamo parlare dei-"

"No, ok, so cosa ho combinato oggi" lo interruppi. Avevo fatto un bel po' di danni anche io.

Dopo alcuni minuti i due fratelli tornarono a lavoro, mentre invece io e Zayn, avendo finito il turno, andammo a fare la spesa, era anche ora di riempire il frigo. Arrivati al supermercato Zayn prese il carrello ed entrammo, iniziando dal reparto colazione.

"Non questi biscotti" dissi vedendolo alle prese con la scelta di quelle merde dietetiche lì a base di cacca di piccione.

"Le ragazze li amano, sono dietetici"

"Ti sembro una che mangia cibo per capre?"

"No"

"In questo anno mi hai mai visto mangiare cose del genere?" scosse la testa

"Ecco, allora posali. Il tuo compito è quello di spingere il carrello e pagare" iniziavamo bene.

"Agli ordini" imitò un saluto militare, mentre io ripresi a concentrarmi su cose non dietetiche "Senti Vic, mentre tu scegli bombe al cioccolato io vado a prendere il gel" e pensare che quello doveva essere l'ultimo reparto da guardare, ma la ragione della sua vita lo chiamava.

"Ok, ci vediamo davanti lo scaffale della pasta, prendi pure la carta igienica a che ci sei, o ti faccio asciugare il culo con il cactus della vicina" non oso pensare alla gente che quel giorno mi sentii parlare in quel modo.

-Bene, prendiamo un po' di nutella, ma solo un po', anche perché non ce ne sta molta e andiamo avanti- aggiunsi un pacco di toast, pane, biscotti rigorosamente al cioccolato, e un altro barattolo di nutella ancora.

-Direi che possiamo anche andare.-

Arrivai dove avevo appuntamento con Zayn, e lo trovai intento a guardare i prezzi di non so cosa con in mano un bel po' di cosette.

"Potremmo anche andare a casa, abbiamo tutto il necessario" dissi. Lui scaricò la sua merce e osservò a fondo ciò che stava nel carrello.

"Certo, venti barattoli di nutella sono perfetti. Domani ci facciamo gli spaghetti a pranzo"

"Non ci avevo pensato, ma l'idea di provarli mi piace"

"Sei seria?" mi osservò contrariato "Vedi di tornare in quello scaffale"

"Perché amore? Dici che sono pochi venti? Purtroppo c'erano solo questi nello scaffale"

"Vicky, non fare la scema, due ti bastano"

"Sembri mio padre" sbuffai tornando indietro.

Dopo aver riposato tutta la nutella tranne tre barattoli -eh sì, lo avevo convinto per un terzo-, e dopo una spesa fatta a dovere andammo a casa.

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Una settimana dopo..

Ero su di giri quel giorno, a breve avrei fatto l'esame di guida ed ero agitata, speravo tanto di non commettere errori e superarlo. Mio padre mi aveva chiamato circa quindici volte dalle 7 del stamattina fino a quell'istante che erano solo le 8.45 , chiedendomi se mi sentissi pronta o altro, e gli avevo già ripetuto per la trigliardesima volta che così mi faceva solo agitare di più. Ma non voleva capirlo, costringendomi a bloccare il suo contatto per un paio d'ore. Zayn? No comment! Vi lascio solo immaginare quanto poteva essere stressante in momenti come quelli, però era anche stato di aiuto in quei giorni, mi aveva aiutato tanto a migliorarmi.

Dopo un'ora di paura e terrore di sbagliare tutto, patente presa! Andai subito da lui che era ad aspettarmi appoggiato alla macchina, con gli occhiali da sole indosso, ed era così figo. Gli corso in contro saltandogli addosso. Lui prevedendo le mie intenzioni e mi prese immediatamente. Per fortuna sua, sennò lo squagliavo nell'acido, anche se in realtà non ne avrei avuto il coraggio, era l'unica cosa davvero importante che mi fosse rimasta, era il mio tutto.

"Immagino che oggi potrai portarmi tu a casa" mi strinse a se.

"Beh. se ti fidi.." tornai con i piedi sull'asfalto.

"Anche se mi portassi sulla strada per la morte io verrei con te, ovunque" mi lasciò spiazzata. Si fidava ciecamente di me. e questa era l'ennesima dimostrazione. Avrei voluto dire qualcosa, ma non ero sicura che le parole riuscissero ad uscire dalla mia bocca, così lo baciai semplicemente. Il bacio, secondo me, è il miglior metodo di comunicazione, soprattutto in casi come questi.

"Bene, salta su" lo superai per poi entrare dal lato guida. Lui mi guardò per un attimo e sorrise scuotendo la testa, come per dire 'sei sempre la solita'.

Si mise a fianco e mi passò un paio di occhiali da sole. I soliti occhiali.

"Dobbiamo essere entrambi fighi" disse.

Mi venne in mente quando tempo prima ero salita sulla sua auto e mi aveva obbligato a mettere gli stessi occhiali di quel momento. Senza farci caso più di tanto mi spuntò sul viso un sorrido da ebete. Non eravamo ancora nulla eppure eravamo già tutto.

Partii, e durante tutto il tragitto fino al semaforo notai che fosse intento a scambiare messaggi con qualcuno.

"Con chi messaggi?"

"Ho dato la notizia a mia madre e gli altri, è circa un'ora che chiedono come è andata"

"Interessante"

"Oh, e mia madre vuole che andiamo a pranzo da loro" arrivammo sotto casa SANI E SALVI.

"Perfetto. E senti, mio padre ti ha portato quelle cose?"

"No"

"Ma porco cazzo, più di una settimana che deve portarmi una scatola con quattro cianfrusaglie che sembrano inutili ma a me servono." Mi innervosii in un secondo. Anziché stressarmi per tutta la mattina poteva fare qualcosa di utile.

"Gli ho chiamato e mi ha detto che aveva un incontro importante in tribunale" spiegò. Così mi ricordai di sbloccarlo sul cellulare, magari avrebbe chiamato di lì a poco.

"Ah, lo fa ancora l'avvocato allora, ultimamente lo vedevo un po' troppo libero"

"Senti, essendo che abbiamo tempo possiamo andare noi a prenderli, alla fine le chiavi ce le hai no?" propose, ed io acconsentii senza problemi. Dovevamo pur occupare il tempo, e poi mi sarei risparmiata una lunga attesa.

Una volta arrivati davanti casa di mio padre provai a parcheggiare al meglio possibile, e scendemmo diretti nella nostra missione. Presi le chiavi dalla borsa e aprii la porta d'ingresso. Ripensandovi avrei dovuto evitare. Non avrei mai immaginato una scena nemmeno simile a quella che apparve ai nostri occhi.

"Ma che schifo!" urlai girandomi dalla parte opposta. "Adesso il tribunale si è trasferito qui?"

Mio padre prima del mio arrivo era tranquillo e beato a divertirsi con una donna sul divano del salotto. Ero scioccata, Zayn non sapa se dire o fare qualcosa, era imbarazzato tanto quanto me. Li lasciammo il tempo di rivestirsi prima di fare qualsiasi altra cosa dovessimo fare in quella casa.

"Ehm, Vicky, scusa.. io-" mio padre iniziò per giustificarsi, ma lo fermai.

"Non dire nulla. La vita è tua, ed è giusto che te ne rifai una, però almeno potevi dirlo che eri in casa, e magari dire anche di questa.... ehm.. questa..." non sapevo ancora come chiamarla, non sapevo nemmeno se fosse qualcosa di serio o un semplice passatempo. L'unica cosa certa era la tensione alta in quella stanza.

"Mi chiamo Anna, piacere" Mi porse la mano che io non accettai. Il quel momento non mi interessava affatto fare la sua conoscenza.

"Vicky, senti possiamo parlarne dopo"

"Certo, prendo la mia scatola e vado, sono passata per questo in fin dei conti"

" E scusate.." eccol'unica cosa che disse Zayn prima di uscire da quella casa lasciando mio padre impacciato,insieme a quella che non sapeva se fingere un sorriso o se piangere.

Il fratello della mia migliore amica è uno stronzo!Where stories live. Discover now