Il fratello della mia miglior...

By devmalpay

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LEI: Più crescevamo, io e lui, e più passavamo il nostro tempo insieme. Facevamo la qualunque insieme. ... More

Prologo
I'm Vicky
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35. ❤
Capitolo 36.
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43. ❤
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Hi!
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Avviso riguardo al SEQUEL. Non Ignorare!
Capitolo 50.❤
Capitolo 51.❤
(2) Capitolo 1.
(2) Capitolo 2.
(2) Capitolo 3.
(2) Capitolo 4.
(2) Capitolo 5.
(2)Capitolo 6.
250315
(2) Capitolo 7.
(2) Capitolo 8.
(2) Capitolo 9.
(2) Capitolo 10.
(2) Capitolo 11.
(2) Capitolo 12.
(2) Capitolo 13.
(2) Capitolo 14.
(2) Capitolo 15.
(2) Capitolo 16.
(2) Capitolo 17.
vi rompo le palle
(2) Capitolo 18.
Ubriachi e innamorati (2)
untitle (2)
Sorpresa (2)
black out (2)
Gli voglio un gran bene(2)
Mi chiamerai (2)
Casa nostra (2)
baby or not? (2)
blood (2)
non è la verità (2)
Piano di salvataggio (2)
Morirai prima tu (2)
untitle (2)
Fuori pericolo (2)
Mi piace (2)
Piccoli racconti (2)
Rivoglio la mia memoria (2)
..questions..
Blame (2)
Back (2)
"Befour"
ogni tanto mi faccio viva
NEWS!!!
Freedom (3)
Sweet time (3)
Indigestione (3)
Giornata strana (3)
Rain love rain (3)
Mistery (3)
Test? (3)
Avviso provvisorio
E test sia (3)
Positive (3)
Matta (3)
Riflessioni (3)
save the water
Ritorno (3)
Last time (3)
Malinteso.. (3)
untitle (3)
Sensi di colpa (3)
Alice e Niall (3)
Alice e Niall pt.2 (3)
Ice cream (3)
Noi (3)
Two (3)
cambiamenti (3)
Povero Zay (3)
........ (3)
Vigilia (3)
No wedding planner grazie! (3)
Piccola peste (3)
Crazy Alice (3)
Atelier (3)
Rosa o Azzurro? (3)
confusion (3)
Nonne scatenate (3)
Names (3)
ladra (3)
Notte pazza (3)
Sofia (3)
hola!
Il ritorno di Erika (3)
resoconto (3)
Fiume (3)
Due capolavori (3)
Happy (3)
non si dorme più (3)
baci (3)
Addio... (3)
grande giorno (3)
epilogo
Per voi :)
Nuova Storia - KEMP
ciao!
potrei far ritorno
Im here!

Capitolo 30.

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By devmalpay

-Se non trovo la nutella faccio un omicidio.-

Erano solo le quattro del pomeriggio e stavo già morendo di fame, come se a pranzo non avessi mangiato nulla. Eppure non avevo lasciato nemmeno una briciola o uno schizzo di sugo di quei buonissimi bucatini alla amatriciana che aveva preparato Roberta, persino la scarpetta avevo fatto fuori, ma al mio stomaco non era bastato. Ogni tanto mi capitava, quella fame bestiale che non sai mai con cosa saziare, e che poi ti lascia per mesi o anni quella ciccia superflua sui fianchi. Ma se non riempi quel buco finisci per evocare il brontosauro che è in te facendo una pessima figura. Avevo resistito per un bel po', era da ormai venti minuti che combattevo, ma lo spuntino pomeridiano a base di nutella andava fatto obbligatoriamente. Il problema era trovarla. Sapevo fosse in casa, ma qualcuno l'aveva spostata dal suo solito posto.

Avevo controllato tutti gli stipi della dispensa, e solo quando avevo ormai perso le speranze mi resi conto che lei era lì, sempre nello stesso sportello, solo un ripiano più alto, nel quale io ovviamente non arrivavo. Inizia a saltare cercando di afferrarla ma sembrava un'impresa ardua e impossibile. Ero una tappa in altezza e troppo pigra per prendere una sedia e salirci su in modo da riuscire a prendere il mio tesoro.

Sentii qualcuno alle mie spalle, quel qualcuno. Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi e chiedere di prenderla al posto mio, nemmeno aprii bocca che mi ritrovai schiacciata contro il mobile della cucina. Alzò di poco il braccio e con estrema facilità prese il barattolo al posto mio, mettendolo poi davanti a me.

«Sei proprio una nana Vic.» sussurrò a due millimetri dal mio collo. Da giorni ormai ci aveva preso gusto a stuzzicami.

«E pazienza, magari un giorno ti assumerò come pinza prendi oggetti.»

«Mh... volentieri piccola.» rispose continuando a tenermi bloccata in quella posizione.

«Sarebbe ora di lasciarmi respirare, non credi?»

«Sì.» sembrò una risposta decisa, ma i fatti non erano concordi. «Sarebbe, ma mi piace stare così.» ecco che passava dall'essere gentile al suo lato perverso in un battito di ciglia. Sicuramente alla sua amica Katie-gomma sarebbe piaciuta una situazione simile, ma a me iniziava a stancare. Amici sì, ma lui tentava sempre di finire oltre. Insopportabile, ecco come era.

Allungò una mano per prendere un cucchiaio dal cassetto accanto a noi.

«Apri il barattolo.» mi ordinò.

«Tu lasciami.»

«Non ho fretta di andare via. Apri. Tranquilla, non te la rubo.»

Sbuffai, ma poi eseguii i suoi ordini, sapevo non avrebbe ceduto.

Riempì il cucchiaio e me lo portò alla bocca. Con occhi sognanti la mangiai subito, era il mio amore quella sostanza a base di latte, cacao e olio di palma. Lo riempì di nuovo, ed io aprii la bocca pronta per un'altra cucchiaiata che invece finì della sua di bocca. Dire che ci rimasi di merda rende chiaro il concetto.

«Avevi detto che non la rubavi o sbaglio?»

«Infatti la sto mangiando, non rubando.» peccato che fosse alle mie spalle, sennò lo avrei trucidato con lo sguardo. «Dai rilassati.» strofinò una mano sulla mia spalla.

«Lo farei se il tuo super coso lì non sarebbe conficcato nelle mie vertebre lombari.» mi lamentai della situazione poco casta. Devo ammettere però che la mia scarsa altezza mi aiutò, bastavano una decina di centimetri in più e la situazione sarebbe stata ben peggio.

Ovviamente lui ridacchiò. «Scusa.» si spostò di poco per poi farmi voltare verso lui. Faccia a faccia, o sarebbe meglio dire faccia e pettorali, soprattutto se aggiungiamo il fatto che lui fosse senza maglietta.
Tornò a bloccarmi. Osservai meglio e per un attimo credetti che fosse arrivato agosto a metà dicembre. Era solamente in boxer, e cominciava a fare un po' troppo caldo.

«Te l'ho detto un sacco di volte che baby Malik si sveglia non appena ti vede.» e ovviamente lui doveva ricordarlo sempre. Ma avrei voluto vedere se tra cinquant'anni sarebbe stato lo stesso. Altro che io, erano solo quegli stupidi ormoni che aveva, io ero solo una scusante.

«Non sapevo avesse gli occhi. Ma comunque voglio altra nutella e se magari non mi tenessi bloccata mi servirei da me.» protestai, e lui subito mi imboccò ancora una volta.

«Ho notato che sei senza reggiseno e con una maglia bianca.» la malizia nelle sue parole l'avrebbe percepita anche un sordo-cieco.

«E quindi? Tanto non si vede nulla e resti fregato.» gli feci una linguaccia.

«Lo so, infatti mi dispiace.» disse, ma la sua faccia non era per niente dispiaciuta, e la cosa mi puzzò, ma non ci badai più di tanto a quello, piuttosto pensai a chiedere alcuni chiarimenti.

«Mi spieghi che razza di rapporto d'amicizia abbiamo noi due? No va, perché tu sembra che ci provi continuamente con me. Sono solo problemi mentali che hai o c'è dell'altro che dovrei sapere?» fui decisa nel mio tono. Non ero di certo stupida, ma lui riusciva a confondermi sempre.

Mi osservò attentamente prima di rispondere. «E' solo che sono leggermente cambiato, ma non ci provo con te. Però me lo fai diventare duro e non posso fare a meno di comportarmi così. Mi dispiace ma devi accettarmi per come sono.» Frasi fatte. Una frase sua sembrava non la diceva mai. Non mi sarei bevuta la sua frase volgare, ne tanto meno il suo "devi accettarmi per come sono" perché lui non era come voleva far credermi.

Ci spostammo verso il frigo, restando sempre intrappolata tra lui e la superficie laccata in bianco, ed estrasse da lì un bottiglia d'acqua. Prese un bicchiere dallo scolapiatti del pensile sopra la mia testa, e lo riempì per poi berlo lentamente.

«Mi lasci libera, diamine!» mi lamentai, ma lui non rispose, si fermò solo a guardarmi col bicchiere ancora pieno poggiato sulle labbra.

Improvvisamente gli venne l'idea del secolo, l'idea più idiota che avesse mai avuto nell'ultimo periodo. Quello stronzo mi rovesciò il contenuto del bicchiere sulla maglia e ammiccò fiero di ciò che aveva appena fatto. Avrei voluto tiragli una bella ginocchiata dove non batte il sole, ma ero davvero impossibilitata a muovermi.

«Io ti ammazzo!» mi infuriai, ancora di più per il fatto di non potermi muovere.

«Adesso si vedono le gemelle.» disse con un sorriso soddisfatto e con gli occhi puntati sulla stoffa ormai diventata semitrasparente. Avrei voluto ucciderlo. Mi maledissi mentalmente per avere quel brutto vizio di non indossare spesso il reggiseno, avrei dovuto immaginare che con lui in casa prima o poi sarebbe successo qualcosa di simile.

«La smetti di fissarle, merda!» lo faceva di proposito, così come faceva apposta di tenermi le braccia intrappolate lungo i miei fianchi.

Scosse la testa. Era facile per lui avere il coltello dalla parte del manico, ma l'avrebbe pagata.

Dopo svariati tentativi riuscii a liberare le mani, così presi il bicchiere e lo riempii con l'acqua fredda che lui aveva estratto dal frigo. Avevo sentito dire che l'acqua fredda delle volte poteva essere fastidiosa in certe parti.

«Vuoi bagnarti ancora?» la sua domanda fu un netto doppio senso.

«Sì... contaci.» svuotai il bicchiere sulla sua evidente sporgenza.

Si allontanò immediatamente, lamentandosi con un: «Cazzo.»

«Adesso siamo pari.» lo guardai con le braccia incrociate davanti al petto. Non fiatò e ma corse di sopra. Adorai la vendetta, anche se piccola, o solo un assaggio come in quel caso.

La mattina dopo mi svegliai rilassata e felice, pure in anticipo rispetto al solito, ma ciò non evitò a me e la mia amica di arrivare a scuola con un leggero ritardo. Non era una novità per me, ma per Alice che teneva alla puntualità fu un punto per far partire male la giornata, e il tutto perché solo a colazione scoprimmo che Zayn aveva passato la notte dal suo amico. Ormai avevamo preso l'abitudine di andare a scuola sempre in auto con lui, per questo la mattina ce la prendevamo con un po' di calma. Nonostante il ritardo quella mattina riuscimmo entrambe ad entrare in classe senza problemi: lei perché aveva un'insegnate comprensiva, io perché la mia di prof era solo rimasta bloccata in segreteria a fare delle fotocopie per la lezione.

Non fui solo io la ritardataria quel giorno.

Salutai Erika, mia ormai fedele compagna di banco, e in attesa dell'inizio della lezione controllai il cellulare che per la fretta non avevo ancora guardato quella mattina. Mi stupii di trovare un messaggio di Zayn arrivato nel cuore della notte.

Da Zay:

"Mi stai tirando giù. Ti prego dimmi che mi ami anche tu. Vieni da me, baciami, prendimi per mano e non andare mai più via da me. 

Non so cosa mi prende, so solo che io sto male senza te.

Sai... il tuo sguardo mi fa impazzire, e ogni istante che sei lontano da me mi manchi troppo. So che non te l'ho detto mai, perché sono un coglione senza palle che non vuole ammettere i propri sentimenti. Io ti voglio, ti voglio accanto a me ogni attimo delle mie giornate. E' forse una cosa strana ma, credimi io non riesco a dormire la notte perché non sei a letto con me, perché non sei tra le mie braccia. Io ti voglio adesso ma come due anni fa, ti voglio veramente piccola."

Restai talmente sconvolta per quelle parole che non mi resi conto nemmeno che la prof fosse entrata in classe e stesse già spiegando, così come non mi accorsi del foglio sul banco che Jessica aveva distribuito a tutta la classe sotto ordine dell'insegnante. Immaginai fosse uno scherzo, così decisi in fretta di non rispondere a quel messaggio, ma avrei chiesto spiegazioni di presenza.

Lui entrò solo alla seconda ora. Mi salutò appena, ed io non ebbi il tempo di fare domande perché la lezione di arte iniziò puntuale, e non volevo distrarmi. Era una lezione che seguivo volentieri, e lui non era da meno, ma alla terza parlammo.

«Cosa significava quel messaggio stamattina?» gli chiesi diretta appena riuscii a tirarlo fuori dalla classe, erano cose mie e sue, non c'era alcun bisogno di condividerle con il resto della classe. All'inizio finse di non capire, ma appena lo guardai male magicamente gli venne in mente.

«Non significa nulla. Uno scherzo di Marco. Io non ti direi mai cose del genere, lo sai, siamo solo amici io e te, nulla come prima. E poi sai che lui ultimamente ci prova con te quindi...» lasciò la frase in sospeso.

«Quindi cosa? Poteva benissimo mandarlo col suo se proprio doveva.»

«Sì, quello che gli ho detto anche io.»

«Ora mi sente quel coglione.» borbottai prendendo il telefono appena Zayn rientrò in classe. Lo chiamai e mi disse che non poteva parlare ma che sarebbe venuto alla ricreazione per parlarne.

La prof di francese mi beccò col cellulare fuori, e di conseguenza la lezione me la fece passare fuori dall'aula. Arrivò quella benedetta ricreazione, e con lui anche un messaggio da parte di Marco, il quale mi chiedeva a che piano fossi. Pochi minuti dopo lo vidi venirmi in contro.

«Ora tu mi spieghi perché cazzo devi inviarmi certi messaggi con il cellulare di Zayn.» dio se ero incazzata, ero incontrollabile.

«Che messaggi?»

«Ah, non fare il finto tonto, non ti credo.»

«Ma sei pazza? Io non so di cosa parli.»

Gli spiegai meglio il messaggio, ma lui continuava a negare.

«Vaffanculo Marco, mi hai stufata.» dissi esasperata, pronta ad allontanarmi da lui.

Mi sentii afferrare il polso, e mi ritrovai di fronte a lui.

«Sono io quello stufo di te e di lui pure. Io le cose preferisco dirle in faccia. Ok, mi attrai ma se devo ti mando tutto con il mio non col cellulare di altri. Svegliati Vicky.»

Dopo averlo ascoltato mi girai nuovamente, e stavolta me ne tornai in classe senza impedimenti. Quel messaggio mi aveva dato alla testa, e non sapevo di chi fidarmi. Sapevo che Zayn non mi avrebbe mai detto quelle cose, non avrebbe avuto senso, ma allo stesso tempo non aveva senso nemmeno la storia che fosse stato Marco. Li mandai entrambi a quel paese e uscii nuovamente dalla classe per andare nel cortile a fumare. Vidi Alice parlare con Erika, e la prima appena mi notò fece segno di andare da loro, così le raggiunsi.

«Che ci faceva Marco qui?» chiese Alice.

«Nulla, dovevamo solo chiarire una cosa.»

«Beh non mi sembra sia andata bene.» aggiunse Erika.

«Già... aveva una faccia.» continuò Alice.

«Non me ne frega.»

«Mi ha detto Zayn che lui ci prova con te, è vero?»

«Sì Alice, ci ha provato e non c'è riuscito. E' irritante, e poi non è il mio tipo, devo ancora capire la questione della festa, non mi fido di lui, ha troppi misteri, vuole sapere ma non parla sinceramente.» dissi tra un tiro e l'altro.

Mentre ascoltavo distrattamente la prof di lettere che diceva di doversi assentare dieci minuti per una chiamata urgente mi venne in mente di controllare una cosa nel cellulare di Zayn. La prof uscii fuori ed io mi girai intenta a prendergli il telefono che teneva sul banco. Sfiga volle che lui se ne accorgesse, e più veloce di me mise una mano davanti fino a prenderlo e portarselo vicino.

«Cosa dovresti fare?»

«Devo vedere una cosa.» mi allungai verso di lui per prenderglielo dalle mani, ma si alzò in piedi e alzò il braccio in modo che io non ci arrivassi. Lo seguii, finendo per salire sul banco pur di afferrarlo quando lui mi prese con il braccio libero riportandomi coi piedi sul pavimento.

«Dai... me lo presti un attimo?» lo supplicai con gli occhi. Tutto inutile.

«No nanerottola.»

«Zayn ti ho detto mille volte di non chiamarmi così.» alzai i toni attirando involontariamente l'attenzione della classe su di noi.

«Non è colpa mia se sei nana Vicky.» disse con un sorriso sfacciato.

«Non sono nana stronzo!»

-OK si, lo sono.-

«A no?» sul suo volto si formo un finta espressione dubbiosa «Quindi non sei tu quella davanti a me alta solamente un metro e una banana?» fece di nuovo quello stupido sorriso che iniziavo ad odiare.

«Beh, se come unità di misura prendi in considerazione la tua di banana allora si, sono nana.» stracciato. Il sorrisino di prima, proprio come previsto, sparì. Nella classe si levarono un insieme di fischi e risate.

«Non vorrai mica dire che ce l'ho piccolo, spero per te.»

«Oh no, intendevo dire che ce l'hai piccolissimo.» la guerra era scoppiata. Il suo ego era stato colpito.

Non seppe cosa rispondere. Lo vidi boccheggiare prima di vederlo venire verso me. Mi prese come un sacco di patate sulle spalle e mi portò fuori dalla classe nonostante continuassi a scalciare. Mi lasciò tornare in piedi solo quando fummo dentro ai bagni.

Chiuse la porta e mi strinse tra lui e il muro.

«Non dovevi dirla una cosa del genere, non davanti a tutti.» era arrabbiato, ed ebbi paura quando lo vidi slacciarsi gli jeans. Lì per lì non capii perché stesse facendo una cosa del genere, non era ubriaco né fatto, ragionava lucidamente, eppure stava sbagliando.

Li abbassò insieme ai boxer. Spostai lo sguardo verso il soffitto bianco, ma lui con una mano ed un'estrema forza mi prese la testa facendomi abbassare lo sguardo sul suo bacino. Il suo amico era già in piedi.

Chiusi gli occhi.

«Ti prego...» volevo che la smettesse.

«Apri gli occhi!» mi impose con un tono che non prometteva nulla di buono. Lo feci, feci come mi disse, pur non volendo. «Ti sembra ancora piccolo?»

«Sì, mi dispiace, le dimensioni non cambiano nel giro di un minuto, e le tue poi credo nemmeno del giro di un anno.» involontariamente continuai a provocarlo. Ero un caso perso, ma non più di lui.

Fece una risata nervosa, e non contento mi prese la mano con forza e la portò sul suo membro.

«Zayn basta, ti prego.» protestai.

«No. Non finché non ammetterai la verità.»

«Perché vuoi rovinare tutto?»

Sbuffò, ma non si rivestì, né tanto meno mi liberò la mano, anzi prese a fare dei lenti movimenti.

«Zayn!» protestai ancora. Avrei potuto benissimo dare di stomaco da un secondo all'altro.

«Sei una stronza ma...» poggiò la testa contro il muro « Vic.» gemette. Era attivato al punto, ed io giurai che gliela avrei fatta pagare.

«Sognavo di farlo da mesi credimi, sei il mio sogno erotico proibito.» disse lasciandomi finalmente libera.

Scappai fuori a lavarmi le mani, e maledissi tutti coloro che gestivano quella scuola per non tenere una misera bottiglia di sapone in quel maledetto bagno, e poi scappai via. Non volevo affrontarlo in quel momento, sapevo che lo avrei ferito di brutto in tutti i sensi.

Tornai in classe perché grazie a qualche essere superiore la prof non c'era ancora. Mi sedetti con una nuvoletta nera sulla testa, guai a chi avrebbe tentato di rivolgermi la parola. Lui entrò poco dopo e mi guardò compiaciuto. Mi faceva ribrezzo. Non come qualche mese prima, ma me ne fece lo stesso. La classe ci fissava cercando di capire cosa fosse successo.

«Che cazzo guardate?» urlai, e tutti tornarono a farsi le loro cose.

«Cosa è successo?» ci chiese Erika dopo un paio di minuti. Cercai di non prendermela anche con lei, per cui respirai e contai fino a dieci, solo dopo avrei deciso se e cosa rispondere.

«Ha ammesso che non è piccolo.» disse Zayn sorridendo. Era stato un idiota.

«Veramente tra i due quello che ha ammesso qualcosa sei tu.» lo zittii.

«Io a voi due non vi capirò mai...» Erika si mise composta lasciandoci perdere.

Nessuno ci avrebbe mai capiti.

Usciti da scuola ci ritrovammo entrambi ad aspettare Alice. Per tutto il resto delle lezioni non ci rivolgemmo la parola, o almeno io non gliela rivolsi, lui ci provò un paio di volte ma con nessun risultato. Appena la mia amica arrivò ci incamminammo tutti e tre verso l'auto del maniaco. Mi accomodai nei sedili posteriori insieme ad Alice, la quale mi osservò confusa fino a quando il mezzo cominciò a muoversi. Poi passò a fissare la maglietta che fuoriusciva dal mio giubbotto. Abbassai lo sguardo e notai una piccola macchia di ominidi di Malik.

-Merda!- Avrei voluto picchiarlo fino all'esaurimento.

Sperai che nessuno in classe se ne fosse accorto, non avevo intenzione di ridicolizzarmi e diventare lo zimbello di turno.

«Mi spieghi perché hai dello... ehm... hai capito, sulla maglietta?» Alice si decise a parlare. «E poi perché sei qui dietro e non davanti? Cosa avete combinato?»

«Nulla.» mi affrettai a dire girandomi con la faccia verso il finestrino. Meglio osservare il paesaggio al di fuori dell'abitacolo che lo sguardo indagatore della mia amica.

«Non sono nata ieri. Allora?» continuò.

-Sai tuo fratello si è dato alla pazza gioia oggi.- Avrei voluto dire, ma forse evitare ed ignorare la domanda era meglio. Certo, questo prima che quel deficiente mi provocasse.

«Ha avuto un incontro ravvicinato con il serpente di qualcuno.» parlò tranquillamente Zayn.

«Brava Vicky, ti stai dando da fare.» la mia amica aggiunse ancora un po' d'acqua nel vaso «E chi è questo?»

«Non so se lo conosci...» restai sul vago per un attimo.

«Eh già... mi sa proprio di no sorellina.»

Qui svuotai il sacco. «È un certo Zayn Malik, non lo conosci vero?»

Lei spalancò gli occhi. «Cosa?» passò più volte lo sguardo tra me e lui.

«Sei una stronza, dovevi stare zitta.» si lamentò l'idiota, e questo mi fece solo reagire di più che finii per dargli uno scappellotto mentre lui si sporgeva per controllare l'incrocio.

«Anche tu dovevi stare zitto, stronzo.»

«Non litigate e fatemi capire. Cioè, voi-»

«Alice vuoi una spiegazione su come fare una sega al tuo ragazzo?» parlò Zayn «No va, perché non l'avrai.»

«No, idiota.» alzò gli occhi «Voglio dire, state insieme?»

«NO!» rispondiamo all'unisco. Poi iniziai a raccontarle la storia da voltastomaco che era capitata. Certo io provai a raccontarla con calma e senza frasi troppo oscene, ma a quanto pare Zayn era in vena di fare rivelazioni hot, per cui aggiunse particolari sconcertanti sulla situazione e su ciò che aveva provato, entrando nei dettagli più di ciò che mi sarei mai aspettata.

«Dio mio Zayn, ma sei uno schifoso pervertito!» Alice era più che sbalordita da quel lato nascosto del fratello che forse non aveva mai visto a pieno.

«Confermo.» dissi.

«Sarete angeli voi due: Una che parla come uno scaricatore di porto e mi mette in bella mostra le tette, e l'altra che stava per scopare sul tavolo della cucina.»

«Le tette le hai viste da solo, io non ti ho mostrato nulla.» solo quando finii la frase mi accorsi di cosa avevo appena rivelato. «Cazzo!»

«Sono solo dettagli, e poi non hai fatto nulla per coprirti.»

«Ma va... se mi tenevi bloccata, coglione!»

«Oh mamma! A voi due non vi si può più lasciare soli per un minuto che già vi saltate addosso. Già che ci siamo devo pure sapere di qualche scopata segreta oggi?»

«NO Alice, smettila, è lui il maniaco non io quindi non arriveremo mai a quel punto.»

«Ah, io sarei il maniaco? Sei tu che mi provochi, tu non indossavi il reggiseno.»

«Tu hai controllato per vedere se lo avevo o no, non te l'ho mica detto io.»

«Vogliamo parlare di quando ti sei spogliata davanti a me?»

«Non sapevo fossi nascosto nella doccia.» non potevo dimenticare quell'episodio, mi aveva quasi fatto venire un infarto quando aprii la tendina per entrare in doccia e me lo ritrovai lì dentro tutto sorridente. Lo aveva fatto di proposito, come sempre.

«Ah no? E allora di quando hai dormito con me.»

«Mi hai spogliato tu mentre ero ubriaca.»

«E allora...»

In poche parole litigammo per tutto il tragitto, discutendo e spifferando ad Alice tutti i nostri più imbarazzanti e perversi episodi che lui aveva creato da quando abitavo a casa loro. Me ne aveva combinate di cotte e di crude, tutte a scopi suoi personali, ma quel giorno nel bagno della scuola aveva decisamente esagerato.

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