Il fratello della mia miglior...

By devmalpay

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LEI: Più crescevamo, io e lui, e più passavamo il nostro tempo insieme. Facevamo la qualunque insieme. ... More

Prologo
I'm Vicky
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35. ❤
Capitolo 36.
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43. ❤
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Hi!
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Avviso riguardo al SEQUEL. Non Ignorare!
Capitolo 50.❤
Capitolo 51.❤
(2) Capitolo 1.
(2) Capitolo 2.
(2) Capitolo 3.
(2) Capitolo 4.
(2) Capitolo 5.
(2)Capitolo 6.
250315
(2) Capitolo 7.
(2) Capitolo 8.
(2) Capitolo 9.
(2) Capitolo 10.
(2) Capitolo 11.
(2) Capitolo 12.
(2) Capitolo 13.
(2) Capitolo 14.
(2) Capitolo 15.
(2) Capitolo 16.
(2) Capitolo 17.
vi rompo le palle
(2) Capitolo 18.
Ubriachi e innamorati (2)
untitle (2)
Sorpresa (2)
black out (2)
Gli voglio un gran bene(2)
Mi chiamerai (2)
Casa nostra (2)
baby or not? (2)
blood (2)
non è la verità (2)
Piano di salvataggio (2)
Morirai prima tu (2)
untitle (2)
Fuori pericolo (2)
Mi piace (2)
Piccoli racconti (2)
Rivoglio la mia memoria (2)
..questions..
Blame (2)
Back (2)
"Befour"
ogni tanto mi faccio viva
NEWS!!!
Freedom (3)
Sweet time (3)
Indigestione (3)
Giornata strana (3)
Rain love rain (3)
Mistery (3)
Test? (3)
Avviso provvisorio
E test sia (3)
Positive (3)
Matta (3)
Riflessioni (3)
save the water
Ritorno (3)
Last time (3)
Malinteso.. (3)
untitle (3)
Sensi di colpa (3)
Alice e Niall (3)
Alice e Niall pt.2 (3)
Ice cream (3)
Noi (3)
Two (3)
cambiamenti (3)
Povero Zay (3)
........ (3)
Vigilia (3)
No wedding planner grazie! (3)
Piccola peste (3)
Crazy Alice (3)
Atelier (3)
Rosa o Azzurro? (3)
confusion (3)
Nonne scatenate (3)
Names (3)
ladra (3)
Notte pazza (3)
Sofia (3)
hola!
Il ritorno di Erika (3)
resoconto (3)
Fiume (3)
Due capolavori (3)
Happy (3)
non si dorme più (3)
baci (3)
Addio... (3)
grande giorno (3)
epilogo
Per voi :)
Nuova Storia - KEMP
ciao!
potrei far ritorno
Im here!

Capitolo 18.

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By devmalpay

Erano passati solo due giorni da quando ero tornata a vivere nella mia vecchia casa, nella mia vecchia camera con lo stesso arredamento di qualche anno fa, ancora un po' bambinesco ma che comunque adoravo per via dei tanti ricordi che portava con sé, e dulcis in fundo ero tornata a vivere con quei due quasi sconosciuti dei miei genitori. Così era come li avevo classificati quel giorno dopo lo sfogo con Zayn. In fin dei conti non sapevano nulla di me nonostante mi avessero visto nascere. O forse anche in quel momento, mentre nascevo, loro due erano impegnati a parlare dei loro affari senza nemmeno degnarsi di prendermi tra le braccia lasciando quel compito all'infermiera di turno o chiunque altro si fosse trovato lì in quel momento.

Ed ecco che quella odiosa sveglia prendeva a suonare dopo tanto tempo passato chiusa all'interno della confezione con la quale era uscita dalla fabbrica. Era nuova di zecca, comprata giusto da poche ore, eppure sapevo che non vedeva l'ora di finire in mille pezzi sul pavimento. Ma ero partita prevenuta, per cui avevo fatto una scorta di sveglie sufficienti per circa tre mesi. Quel giorno ricominciavano le mie giornate di servizio forzato al carcere, ossia la scuola.

Mi domandavo spesso come facessero alcuni, tipo i secchioni, ad essere felici di andare a passare 30 ore settimanali in quel luogo.

Da tempo ormai mi ero imposta che se un giorno sarei diventa un qualche presidente con potere decisionale, beh, quel giorno avrei abolito tutte le leggi sulla scuola, e demolito ogni struttura ad essa dedicata. Certo, questo fin quando quel giorno mi ricordai che sarebbe stato il mio ultimo anno da studente e perciò poco me ne fregava del resto della gente. Che si godessero tutti quelle torture che io e chiunque altro con me o prima di me abbiamo sopportato. Lo so, non ero per niente altruista, piuttosto la classica stronzetta egoista di turno. Direi che mi sarei odiata anche io da un altro punto di vista.

«Victoria dai! Ma stai ancora a letto? Farai tardi.» Ecco che da dietro la porta strillò come una cornacchia quella che era mia madre.

Se iniziava dal primo giorno non so proprio come sarebbe finita.

Iniziai col guardare l'ora: le 7:46.

Bene Alice sarebbe stata davanti casa tra meno di quindici minuti ed io ero ancora tranquilla nel mio letto ad una piazza e mezzo. Era opportuno alzarsi.

Mi sistemai in fretta e furia, e dopo aver preso la mia borsa con qualche quaderno e un astuccio che buttai dentro a casaccio senza nemmeno controllare che ci fossero penne funzionanti -che tra l'altro avevo trovato in casa, risalenti a qualche secolo prima-, scesi di sotto e uscii saltando anche la colazione, che tanto avrei fatto passando dal mio nuovo amico barista.

Alice stava già fuori ad aspettare e non appena mi vide attraversare l'uscio della porta nera mi fece una scenata sui miei orari, la puntualità e quelle cosette lì. Ovviamente non mi scalfii nemmeno un pizzico. Dopo passò a discorsi più "seri".

«Sai, quel cazzone di mio fratello mi ha fatto una testa enorme per giorni, dicendo che si fosse iscritto di nuovo a scuola.» sganciò la bomba sapendo che il discorso mi sarebbe interessato.

«E scommetto che tu gli hai creduto.»

«Sì. E invece alla fine oggi provo a svegliarlo e mi dice: "Rimbambita è oltre un anno che non ci vado più, lasciami dormire." Ce ma ti rendi conto? Mi ha preso in giro tutto il tempo.» in tutto ciò io risi di brutto immaginando la scena tra i due.

«Beh, mi dispiace per te.» fu l'unica cosa che seppi dirle dopo aver ripreso fiato.

Vidi che eravamo arrivati al ELEM, così la tirai per un braccio fino all'entrata.

«Ah bene, ci voleva pure la tua colazione.» sbuffò roteando gli occhi.

«Tranquilla, ci metteremo poco.»

«Ma sei cieca? Hai visto quanta gente?» si lamentò. La ignorai avvicinando al banco dove era Theo.

«Ciao bella!» mi salutò servendo un caffè ad un tizio lì vicino. Dopo mi passo il mio caffè da portare via. Lo ringrazia e pagai. E tra le occhiatacce della gente infuriata, perché avevo saltato la fila, andai via.

«No ce, tu devi dirmi come diamine hai fatto? L'hai avvisato prima?» domandò la mia amica con uno sguardo scioccato.

«Avere alcune amicizie va a mio vantaggio.»

Sebbene all'inizio non lo sopportavo molto Theo era diventato ormai un amico. Il giorno prima pensando ai miei ritardi riflettei che avrei saltato la colazione, così pensai bene di contattare Theo Marin su Facebook e chiedergli il numero. Poi scambiando due chiacchiere finii per fargli la mia proposta sull'arrivare "puntuale" a scuola. Ogni mattina deve prepararmi un caffè, nel caso abbia voglia di altro glielo comunico strada facendo o arrivata lì. Fa sempre comodo avere un amico barista che la mattina ti faccia saltare la fila.

Arrivammo davanti al grande, brutto e odioso edificio col misero cortile pieno di ragazzi. Tutti intenti a parlare e urlare, sembravano felici di essere lì, tutto l'opposto di me.

L'anno scolastico iniziava di giovedì, quindi un punto a mio favore visto che il sabato non ci sarebbe stata scuola, quindi avrei potuto dormire per due giorni.

Lentamente la folla iniziò a diminuire dividendosi in diverse classi, così ci avviammo anche noi dentro l'edificio, andando poi ognuna nella nostra classe. Purtroppo non eravamo capitate nella stessa, quindi niente compagne di classe e altro incubo per me di non conoscere nessuno.

Quando entrai erano già tutti seduti, con tanto di professoressa alla cattedra. Pensai di essere l'unica ritardataria, ma mi sbagliavo.

«'Giorno.» provai a fare la persona educata salutando.
La prof mi squadrò dalla testa ai piedi e poi disse: «Tu sei...?».

«Quella nuova?»

«Someri?» mi chiese conferma. Che bisogno ci fosse di domandarlo me lo chiesi pure io.

«Sì.» confermai.

«Cercati un posto.» disse con un po' di acidità. Aveva per caso fatto colazione con i limoni quella?

Diedi un'occhiata e ne vidi due nella stessa fila, ultimo e penultimo banco. Uno accanto ad una ragazza e l'altro all'ultima fila accanto ad un ragazzo. Preferii la prima.

Chiesi se fosse libero, e dopo la sua conferma presi posto.

«Io sono Erika, piacere.» si presentò educatamente.

«Vicky.» risposi.

Mi sembrò una ragazza a posto, niente di finto o montato come potevano sembrare le restanti poche ragazze presenti in classe, difatti prendemmo subito confidenza. Era molto simpatica e farmi un'amica come lei all'interno della classe non era affatto un male. Scambiammo qualche chiacchiera, poi vedendo che la prof non aveva intenzioni di posare il quotidiano che stava leggendo decisi di sistemare la mia borsa a mo' di cuscino sul banco per riposare un po'.

«Oh... ecco un altro ritardatario.» la prof sembrò infastidirsi maggiormente all'entrate di questo altro alunno. «Caro, come mai ti sei deciso a tornare dopo anni di assenza? Eravamo tranquilli senza la tua presenza.» disse la prof. Sicuramente doveva essere un ripetente, ed ero persino curiosa di vedere chi fosse, ma non mi girai a guardare, lo avrei scoperto più tardi, l'idea di mettere la testa sul banco e fare un pisolino era più allettante.

«Mi mancavi tu amore.» disse il tizio X provocando la risata di tutta la classe compresa la mia. Doveva essere simpatico. Anche se pensandoci ebbi come l'impressione di conoscere quella voce, ma non ci feci caso più di tanto, avevo davvero troppo sonno.

«Provaci un'altra volta e finirai dritto dal preside signorino!» quella strega sbraitò facendomi drizzare la schiena e i capelli. Capii che non avrei dormito più vedendo sfiorare per filo la mia faccia dal quotidiano indirizzato a chiunque si trovasse alle mie spalle.

La prof. poi iniziò a parlare del programma di storia che avremmo svolto durante l'anno, o meglio che lei avrebbe svolto visto che io non ne ero molto sicura di seguire le sue lezioni, mi stava già troppo antipatica. Seguii leggermente il discorso, fino a che non fui attirata da una discussione tra i due -sicuramente- dementi seduti al banco dietro.

«La rossa è nuova.» disse uno, che dalla voce non era l'ultimo arrivato.

E l'altro continuò: «Mmh, interessante... voglio scoprire chi è, magari è pure da portare a letto.».

«Lo è senza dubbio. Bassina, carina e forme al punto giusto.» fece una mia descrizione. «Ma amico, l'ho vista prima io, te la passo dopo semmai.»

-Sognate pure.- pensai in testa mia, non mi sarei di certo lasciata abbindolare da due idioti del genere.

«Ma col cazzo pivello, dimentichi chi sono forse.»

Non capii se il ragazzo rispose o sbuffò solamente, perché quella pazza sclerotica alzò la voce per avere l'attenzione. Così provai ad ignorarli cercando di dar orecchio a quella isterica, poco mi importava dei loro sogni da poppanti in via di sviluppo, ma data la pioggia di palline di carta che iniziò ad arrivarmi addosso non mi fu possibile.

Cercai di ignorare ancora la faccenda, ma diventava sempre più insopportabile, soprattutto quando l'ultimo arrivato iniziò a dire: «Ehi dolcezza rossa.», e lanciò altre palline.

«Con la rossa di sera una buona scopata si spera.» continuò, e sembrava non volersi arrendere alla mia indifferenza.

Scattai come un molla quando a voce un po' più alta aggiunse: «Sei così rossa che me lo attizzi solo con i capelli.» Pensai che sarei tornata al mio castano naturale il prima possibile.

Mi voltai di scatto tirandogli il portapenne in faccia beccandolo in pieno. Poi strabuzzai gli occhi trovando quello che un tempo era il mio incubo e che ora era mio amico.

«Vic?»

«Zay?» dicemmo contemporaneamente. Entrambi sorpresi di essere lì, uno di fronte all'altra, ed entrambi sorpresi di essere stati cacciati dalla classe in tempo record. Nemmeno un'ora della prima lezione dell'anno che già eravamo nei casini.

«Che cazzo ci fai qui?» gli domandai appena fuori dalla classe, indignata dal fatto che mi stava già portando guai.

«Quello che fai tu scema.»

«Ho detto dal preside!» sbraitò ancora la pazza aprendo la porta che Zayn aveva chiuso alle nostre spalle. Mi portai una mano al cuore per lo spavento, e giurai a me stessa che le avrei procurato un infarto prima che lei lo facesse venire a me con le sue maledette urla ed i suoi attacchi da omicida di massa.

Mi incamminai verso la presidenza, e che dire, ancora sulla mia lista mancava la voce "essere mandata in presidenza il primo giorno". Già la sfiga iniziava a perseguitarmi da subito, e non osavo immaginare come sarei arrivata a fine anno.

«Ma dove vai Vic, vieni qua.» mi richiamò Zayn facendomi fermare.

«Cosa vuoi adesso? Per colpa tua sono costretta a beccarmi qualche punizione o non so cosa.» dissi arrabbiata più che mai.

«Ma noi mica ci andremo.» disse con un'espressione che era tutta un mistero. E mentre io lo scrutavo contrariata, lui mi prese per mano trascinandomi dentro al bagno delle ragazze.

«Che hai intenzione di fare?» alzai la voce e lui mi fece subito segno di abbassarla «Non voglio sentire ancora una volta oggi quella pazza urlare per colpa tua.»

«Non andiamo dal preside, tanto la cornacchia non lo saprà mai, soprattutto perché il primo giorno il preside sarà a fare la presentazione alle prime.»

Non so come ma mi lasciai convincere dalla sua idea di passare il resto delle due ore chiusa in bagno in sua compagnia. Alla fine meglio così, non sarei stata in grado di sopportare una predica oggi.

Improvvisamente mentre ero fissa con lo sguardo allo specchio intenta a sistemare una ciocca di capelli, saltata in aria sicuramente grazie alle urla della sclerotica, lui si mise davanti a me e mi abbracciò.

«Scusa per le palline e tutte le frasi, non credevo di trovare te. Col sonno che avevo nemmeno ho pensato che potessi essere tu.» si giustificò prima di staccarsi.

«Okay, ma tu non aspettarti mie scuse per l'aggressione, te la sei meritata comunque.» Non si lamentò della mia condizione, sapeva che sarei stata irremovibile. «Che facciamo?» chiesi rigirandomi i pollici da ormai alcuni secondi. Mi stavo annoiando.

«Nulla. Stiamo qui e parliamo se vuoi, poi torniamo dalla bellissima prof.»

«Dal tuo amore.» precisai pensando a cosa le aveva detto al suo arrivo, e ridemmo entrambi.

«Allora... come mai hai ripreso?» Mi sedetti sul pavimento, proprio sotto la finestra. Non vi era entrato sicuramente nessuno oltre noi, i mattoni bianchi se non per qualche vecchio graffio splendevano e odoravano di disinfettante.

Lui si sedette difronte con le spalle contro la porta.

«Beh... adesso sto un po' meglio quindi credo di poter finire l'anno senza grosse difficoltà.» spiegò. Era tutto collegato.

Annuii. Non mi sorprese la sua breve spiegazione, sapevo già molto a riguardo, bensì il fatto che fosse tornato tra i banchi. Lui odiava quanto me, o forse di più, quel luogo e chi ne faceva parte. Probabilmente lo stava facendo per i suoi genitori.

Quando dopo una ventina di minuti tornammo in classe era ormai la fine della seconda ora con Cornelia la strega, la quale ci domandò immediatamente quale punizione il preside ci avesse imposto. Io mi bloccai non sapendo che dire, non sapevo nemmeno che in quella scuola usassero dare delle punizioni. In due anni il preside era cambiato, e quello precedente si limitava ad un rimprovero o ad una chiamata a casa, e se necessario una sospensione, nessuna punizione da scontare. Fortunatamente Zayn parlò anche per me, dicendo: «Dobbiamo stare fuori per la prossima lezione ad aiutare i bidelli a sistemare delle cose, e dice che deve avvisare lei il prossimo insegnante a riguardo.»

Pensai che quella volta sarei finita sul serio nei guai dopo questa ennesima illegalità della giornata. Non volli immaginare cosa sarebbe successo che solo fosse venuta fuori la verità.

«Oh bene, un po' di lavoro forzato non vi farà male, siete due indisciplinati. Ma d'altronde cosa ci si aspetta da uno con i tatuaggi e una con quei capelli? Senza dubbio non portano nulla di buono.» Questi insulti da parte della prof. non fecero altro che far aumentare il mio odio nei suoi confronti, e farmi imbestialire.

«Che cazzo vorresti insinuare brutta zo-» la mano di Zayn arrivò da dietro tappandomi la bocca per non farmi continuare mentre la prof mi lanciava saette piene di odio attraverso quei suoi occhiacci infernali.

«Plachi i suoi spiriti e vada a posto signorina.»

Morsi la mano a Malik, così liberandomi la bocca urlai: «Se ne vada a fanculo!». Poi mi strattonai dalla presa di Zayn e andai a sedermi. Per fortuna suonò la campana, così lei andò via ed io mi alzai per andare fuori a fare pausa. Essendo il primo giorno saremmo usciti alle 11:30, per cui alla fine della seconda ora facevamo una pausa, anziché alla terza.

Erika mi seguì, e in attesa che si facesse viva Alice scambiammo due chiacchiere. Mi raccontò che all'interno della classe non aveva amici poiché era arrivata solo a metà dello scorso anno, e che scambiava qualche chiacchiera così di tanto in tanto con gli altri. Pensai che fosse la compagna perfetta, il resto della classe mi guardava quasi con disprezzo, lei era l'unica normale. L'esperienza era la stessa in fin dei conti.

«Mi dispiace per la punizione.» disse lei. Ed io fui indecisa se dirle la verità o meno, ma optai per la prima opzione. Da lì avrei avuto la conferma di quanto fosse affidabile come persona.

«Non c'è nessuna punizione, l'ha inventata lui.»

«E allora cosa vi ha detto il preside? Scusa se sono curiosa.» parlò velocemente.

«Nulla, siamo stati in bagno a chiacchierare.»

«Mi sorprendi ragazza.» sorrise «Alla prossima voglio esserci anch'io, almeno salterò le lezioni.» risi per la sua pazza proposta.

«Sarà fatto.» dissi, anche se sperai di non essere più cacciata dalla classe. Ma ovviamente quello era solo l'inizio di una lunga serie, con Malik non si poteva mai stare in tranquillità.

«Ma come è che vi conoscete tu e quello?» Sì, forse la ragazza era un tantino troppo curiosa. O forse ero solo io che per fare amicizia usavo dei metodi tutti miei, come: il litigarci, fare gestacci, mandare a quel paese, fare la doccia con il bicchiere d'alcol che mi era appena stato servito. Sì, gran parte delle poche amicizie che avevo erano tutte iniziate in un modo di questi. Pensandoci pure quella con Alice. Dai racconti di sua madre pare che al primo incontro le ruppi una bambola facendola piangere per due giorni, poi le passò rompendomi il bracciale di non so quale cartone animato amassi allora.

«Diciamo che mi perseguita da oltre tre quarti della mia vita.» dissetai la sua curiosità. E giusto in quel momento di degnò di arrivare la mia cara Alice, e mi toccò fare le presentazioni.

«Chi è che ti perseguita?» domandò l'altra curiosa. Ma non ebbi il tempo di rispondere che arrivò proprio lui.

«Sicuramente io.» rispose correttamente. Alice restò a guardarlo, confusa dal capire se il fratello davanti a lei fosse reale o solo un'allucinazione.

«Ma che ci fai tu qui? Stamattina mi hai persino dato della rimbambita.» doveva essere parecchio arrabbiata dentro, ma quella ragazza aveva la grazia di non insultarlo troppo agli occhi altrui.

«Sì, l'avevo dimenticato, infatti sono arrivato leggermente in ritardo sorellina.» Già, proprio leggermente. Era giusto la fine della prima ora.

«Non hai altro da fare che stare qui?» cercai di cacciarlo, non mi andava molto a genio il fatto che stesse con noi, aveva il suo compagno di banco con cui stare, pare si conoscessero pure bene.

«No piccola, devo controllare che non scappi per dopo.» mi strizzò l'occhio, e io gli alzo il medio con tanto di sorriso.

«Che mi sono persa?» chiese Alice.

«Storia lunga, te la racconto mentre torniamo a casa.» dissi annoiata di iniziare tutto il racconto. E qui lei mi diede una "bella" notizia.

«Veramente all'uscita viene a prendermi Niall.»

«Fantastico! Devo pure tornare a casa da sola. Sappi che sto iniziando ad odiare quel biondo.» Lei in risposta rise. Trovava divertente la mia ostilità nei confronti del suo... Non saprei come definirlo, ancora non mi aveva dato nessuna conferma o dettaglio riguardo la loro situazione sentimentale. Peccato che però il mio odio era vero in quel periodo, nessuno scherzo o finzione.

«Non preoccuparti Vic, torni con me.» si propose il moro. Ma io rifiutai, non volevo andare in giro sempre con lui. Va bene l'amicizia e tutto, ma diamine, sembravamo tutto tranne che amici agli occhi della gente. Quando mai avrei trovato un ragazzo con lui alle costole, che per di più li allontanava anche di proposito. E non che volessi un coglioncello al mio fianco con cui passare il resto della mia vita subito, ma in futuro sicuramente sì. Ps. Stavamo anche dando spettacolo e materiale su cui discutere alle pettegole che ci giravano attorno.

«Dai, è da tanto che non sali nella mia auto.» disse facendo capire cose sbagliate a molti dei presenti con le orecchie tese. Si capiva benissimo dalle loro espressioni sbalordite. E poi non era nemmeno passato tanto, giusto una settimana.

Quella pazza della mia migliore amica pensò bene di urlare, giusto nel caso in cui qualcuno avesse saltato la parte. «Cosa hanno sentito le mie orecchie? A lei l'hai fatta salire sulla tua auto nuova? Quando è successo?» evidenziò l'ultima domanda del tris. Sì, adesso tutti erano al corrente di qualcosa mai accaduto negli ultimi dodici mesi.

«A. Smettila di urlare. B. Ci sono salita dopo mezz'ora che l'ha comprata. C. E' davvero una bella macchina anche all'interno.» contai i punti sulle dita. Lei non seppe se sbranare il fratello o urlargli semplicemente contro. Nel dubbio restò a fissarlo con la bocca aperta.

«Sì, poi ci è salita su solo un altro paio di volte.» rincarò la dose lui. Le risate in sottofondo da spettatrice di Erika erano favolose.

«E allora perché a me vieti di salire? Anzi nemmeno avvicinare.» Fissò il fratello in modo truce, incrociando anche le braccia al petto. La situazione la infastidiva parecchio.

«Perché so che Vicky non me la distrugge come faresti tu.»

Qui Alice fece un urlo capace di coprire persino il suono della campanella nel caso si fosse attivata.

«Io non te la distruggo.»

«A no?» il fratello la osservo con un sopracciglio alzato. Poi si girò verso me ed Erika. «Bene ragazze, adesso vi racconto cosa mi ha combinato quando avevo l'altra auto.» Non so perché, ma avendo una vaga idea iniziai a sghignazzare ancora prima che arrivasse a metà discorso. «Il primo giorno volevo portarla a fare un giro, era estate e lei appena uscita di casa sbattete nello specchietto, e per un pelo non lo ruppe. Poi entra, fa per mettersi la cintura di sicurezza ed ecco che la blocca al primo colpo. Poi mi fa: "Aspetta, prima che parti devo darmi un'occhiata allo specchio."; Oh signore non sia stato mai! Apre il parasole con la delicatezza di un elefante staccandolo completamente. Per non parlare di quando mi ha bloccato il bauletto porta oggetti, ci ho messo tre giorni a sbloccarlo, nemmeno chi di mestiere ci poteva.» raccontò Zayn. E mentre io ed Erika ridevamo come matte Alice era diventata rossa dalla vergogna. Era una combina guai unica quella ragazza, anche se delle volte non sembrava.

E mentre stavamo a ridere arrivò una bionda ossigenata con tette finte in mostra e una mini ma proprio mini mini mini gonna a fasciarle il sedere sicuramente di gomma. Sapevo bene chi fosse: Katie. La sgualdrina della scuola fin dal suo arrivo all'età di quattordici anni in quell'istituto, ed era anche la figlia di papà conosciuta, oltre che per i suoi servizi extra-scolastici, per le feste che organizzava.

«Zayn, tesoro!» arrivò squittendo e spalmandoglisi letteralmente addosso. «Sei tornato, oddio, non mi sembra vero.» continuò con quella voce.

Mi stava sulle ovaie, da sempre, specialmente perché era il suo giocattolino preferito. Non che fossi gelosa, ma dai, Malik poteva passare il suo tempo con una poco di buono migliore di lei che andava più volte dal chirurgo che in bagno a fare i bisogni. Iniziò con la chirurgia all'età di quindici anni, presentandosi da un giorno all'altro con gli airbag di una land rover al posto del seno.

«Eh già Katie.» lui era tranquillamente a suo agio con lei attaccata al suo corpo come si attacca una calamita al frigo, come se fosse normale il comportamento di quella zoccola.

«Stavo distribuendo gli inviti per la festa di sabato, ecco tieni.» finalmente con la scusa di prendere il volantino si allontanò un paio di centimetri.

«Ah.. dai una festa?»

-No Zayn, è l'invito al suo voto di castità.- avrei voluto dire. Ma che domande faceva?

«Sì... beh in realtà la stanno organizzando dei ragazzi ed io li aiuto. Senza il mio tocco glamour non sarebbe una feste per come si deve. D'altronde si sa, io sono la regina delle feste.»

«La regina delle troie vorresti dire.» Tossicchiai la frase che lei da stolta non capì, ma gli altri sì. Che dire, ridemmo ancora una volta.

E dopo aver invitato Zayn a distribuire i volantini insieme a lei, offrendogli persino una ricompensa che lascio a voi immaginare, e aver stranamente ricevuto il rifiuto dal diretto interessato, finalmente si tolse di mezzo lasciando spazio alla campanella di fine pausa.

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