66. Meno quattro (parte due)

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Bang.
Bang.
Bang.

Tre colpi di pistola, sono stati tre colpi di pistola. Ne sono certa – e l'ho capito anche se Curt non parla, anche se non mi dice niente. Lo vedo sfilarsi la maschera brusco e poi correre alla finestra dietro di me. La spalanca, l'aria ghiacciata della notte mi graffia le gote in fiamme investendomi in pieno viso. Trasalisco, forse per il freddo, forse per il panico che sento farsi strada dentro di me. Curt fissa il cielo fuori – no, non si tratta più dei fuochi d'artificio, quei tre colpi non hanno niente a che vedere con esplosioni di colori o cose simili.

Si volta a guardarmi, nei suoi occhi intravedo l'ombra dell'adrenalina mista al panico. Anche lui ha capito, anche lui sa.

Serra la finestra con violenza e assume un'espressione seria, controllata. Starà pensando al da farsi, il suo sguardo saetta su di me e mi scruta con una morbosa ansia. Ma quando sembrerebbe stare per dire qualcosa, i nostri cellulari suonano all'unisono, avvertendoci dell'arrivo di un nuovo messaggio.

Ci guardiamo interrogativamente, poi controlliamo gli schermi. Ingoio saliva a secco sentendo le gambe farsi molli. È Unknown, mi ha inviato una foto. La apro, il sangue mi si gela nelle vene. Siamo io e Curt un attimo fa, mentre ci baciamo. Non posso crederci, non voglio crederci. Blocco il cellulare e rigetto il cellulare nella borsetta reprimendo un conato di vomito.

«Cazzo!» bofonchia Curt e un attimo dopo lancia il cellulare per terra, lontano da sé, stringendo un pugno con aria inferocita. Dalla sua reazione, capisco che si tratta della stessa foto inviata dal medesimo mittente. Lo sento ringhiare, ma io gli do le spalle, sbattendo le ciglia per ricacciare indietro lacrime pungenti. Mi sforzo di recuperare la calma, mi sforzo di non dar peso alla cosa. È solo una foto e nessuna minaccia, nessuna parola, mi dico. Non significa niente, non ci farà niente.

Di colpo sento un nuovo tonfo, ma questa volta molto più vicino a me. Quando mi giro nella sua direzione, scopro che Curt ha lanciato con rabbia una sedia distruggendola miseramente.

«Che facciamo?» oso domandargli, a bassa voce perché le mie parole tremano e non voglio che lo senta. Curt scuote il capo, si porta una mano tra i capelli, ma alla fine respira profondamente, forse cercando di calmarsi.

«Io andrò a guardare in giro per capire da dove provenivano quei colpi. Tu invece trova Angie e Jack e non restare sola neanche per un attimo. Hai capito?».

Annuisco piano, forse un po' sotto shock per contraddirlo. Un istante dopo ci separiamo ed io mi pento subito di averlo lasciato andare da solo a cercare da dove possano essere sopraggiunti quegli spari. Mi guardo indietro, ma di lui non ve n'è già più traccia. Quindi sospiro, tornando a cercare mia sorella prima nella sala principale e poi fuori, nel cortile anteriore del Cage. Noto che gran parte degli ospiti si sono riversati fuori nonostante il freddo e con loro ci sono anche gli orfani dell'istituto, forse tutti in ugual modo terrorizzati da quei colpi, forse intenzionati a correre via. Molti discutono tra loro animatamente, dal vociare concitato capto pezzi di conversazioni confusi. Ciascuna di esse, ad ogni modo, ha per oggetto la certezza che si sia trattato di veri e propri colpi di pistola. Ma com'è possibile e da dove sono arrivati?

Continuo a cercare mia sorella a lungo, presa dal panico e intirizzita dal freddo. Le maschere non mi aiutano e di colpo mi sento invadere dalla frustrazione. Incespico sui tacchi alti nell'erba bagnata, mi sporco le caviglie doloranti, ma continuo a guardarmi attorno, presa da una smania febbricitante. Non riesco a vederla, non riesco a trovarla... Tiro su con il naso ghiacciato, poi di colpo intravedo una chioma di boccoli arruffati e due occhi verde smeraldo fissarmi da lontano. Ma c'è qualcosa di strano, c'è qualcosa di diverso in quello sguardo. Sento il cuore battere all'impazzata nel petto, vado incontro a quel volto familiare che mi scruta con un'espressione imperscrutabile. Apro la bocca per chiamare la mia amica per nome, ma poi mi sento arraffare per le braccia e sobbalzo in preda al panico divincolandomi bruscamente da quella presa prima di rendermi conto che si tratta di Jack. Lo guardo spaesata, poi mia sorella sbuca al suo fianco e mi stringe anch'essa con il panico negli occhi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 12 hours ago ⏰

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