60. Il bacio della Fenice

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Vagano per la città, gli incubi della notte:
Sono spettri ingobbiti dal peso del buio sulle loro spalle.

Vagano per la città, gli incubi della notte:Sono spettri ingobbiti dal peso del buio sulle loro spalle

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Mae


«Vedila come una gita tra fratelli.»

Deglutisco a secco, lo sguardo perso oltre il finestrino e il cielo ancora adombrato. Albeggerà a momenti, eppure mi sembra di essere sveglia da ore.

La verità è che ho dormito poco o niente stanotte. L'idea di dover partire con Curt è stata sufficiente a far saltare i meccanismi del mio organismo che, tutto a un tratto, è parso non aver più bisogno di riposare. Avrei solo voluto gridare. Strapparmi la pelle di dosso, affondare la faccia nel cuscino e strillare a più non posso. Come ho potuto essere tanto passiva da lasciare che la parte irrazionale e folle di me prendesse il sopravvento? Non avrei dovuto accettare tutto questo – e benché, invero, non l'abbia fatto esplicitamente, a Curt non ho neanche trovato la forza di dir di no.

Mi sento una sciocca e quel che è peggio è il vago sorrisetto che aleggia sulle sue labbra da quando ci siamo incontrati questa mattina. Perché sorride? Prova forse gusto a torturarmi in questo modo?

Percependo il fastidio incendiarmi le gote, provo a darmi una calmata sospirando a labbra serrate. Sbatto le ciglia un paio di volte, il riscaldamento acceso mi secca la gola ed io mi schiarisco la voce pur di distrarmi in qualche modo. Facendo ciò, però, attiro la sua attenzione su di me. I suoi occhi nerissimi mi scrutano invadenti, fastidiosamente calmi.

«Hai dormito stanotte?», la sua domanda mi coglie di sorpresa, gli getto un'occhiata di sottecchi, ma per fortuna è tornato a guardare la strada. Adesso sono io a concedermi un attento studio. Sta guidando da quasi mezz'ora ormai, in silenzio e più che mai rilassato. Contro mio ogni pronostico, ieri sera non ci ha messo molto a convincere mio padre a lasciarci partire e stamani alle cinque in punto era già in cucina a preparare il caffè. Siamo partiti circa mezz'ora dopo, ma da allora non mi ha mai neppure rivolto mezza parola. Si è limitato a osservarmi, questo sì, con quel suo mezzo sorrisetto forse divertito, forse no.

Giocherello nervosamente con la cerniera della mia giacca, senza trovare il coraggio di guardarlo.

«Vedila come una gita tra fratelli.»

Trattengo un nuovo sospiro e calmo il mio respiro irregolare.

«Sì, ho dormito» mento, confidando nel doppio strato di correttore applicato con cura stamattina in bagno. Ognuno ha i propri trucchi ed io devo poter fare affidamento sui miei...

Lui si limita a gettarmi un'occhiata poco convinta.

«Hai coperto tutto» fa poi, asciutto. Impallidisco di colpo, colta alla sprovvista da questa sua semplice constatazione. Pianto lo sguardo sul cruscotto, con il cuore in gola non controllo il mio braccio quando mi porto d'istinto una mano al collo – avendo capito subito a cosa si riferisca.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now