60. Il bacio della Fenice (parte due)

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Per cena Evelyn ha preparato il pollo arrosto con le patate. Nonostante lo stomaco serrato, ci ha messo talmente tanto impegno che mi sono sforzata di buttar giù tutto fino all'ultimo boccone. Al momento del dolce, però, mi sono tirata indietro e ho lasciato che Curt mangiasse l'ultima fetta di torta ai mirtilli preparata solo questa mattina. Non so dove abbia messo tutto il cibo ingurgitato oggi, ma so che non sono riuscita a smettere di fissarlo per tutto il tempo.

I suoi modi educati, gentili e aggraziati mi hanno fatto andare il sangue al cervello. Come diavolo fa ad essere così rilassato in una situazione del genere? Anzi: perché è così rilassato in una situazione del genere?

Non c'è niente per cui restare calmi. Fuori non ha smesso di nevicare un attimo, l'allerta meteo è stato prorogato fino a domani mattina alle cinque e papà non risponde alle mie chiamate. In preda all'ennesimo attacco di panico, trattengo un sospiro mentre Evelyn comincia a sparecchiare. Per tenermi impegnata la aiuto, nonostante anche Curt abbia avuto la mia stessa idea.

«È così bello avere tanta gioventù in giro per casa!» esclama intanto Evelyn, pimpante e arzilla come se nulla fosse. L'unico aspetto positivo di questa faccenda è sapere di averla resa così allegra con la nostra presenza. Nonostante tutto, questo pensiero mi fa sorridere sinceramente.

«Anche per me è bello stare qui, Evelyn», e lo penso davvero, certo – benché mi sarebbe piaciuto ancor di più essere sola con lei, senza Curt...

L'anziana mi strizza un occhio, lavorare mi aiuta a non pensare per qualche tempo, ma quando la cucina riluce tirata a nuovo come uno specchio, recupero il cellulare nuovamente. Questa volta, però, digito il numero di Angie. Curt è sparito in salotto, perciò io mi siedo a tavola in cucina mentre Evelyn prepara una tisana bollente per tutte e due.

Mia sorella – al contrario di mio padre – mi risponde al quarto squillo.

«Che c'è?».

La sua voce sembra sopraggiungere dall'oltretomba – per un attimo, mi pare di udirla sbadigliare.

«Stai già dormendo?», non riesco a trattenere il mio stupore, ma lei sbuffa, chiaramente scocciata.

«Sono a casa di Jack. Hai presente il sonno post sesso?».

Trattengo una smorfia disgustata solo perché c'è Evelyn che mi guarda. Dall'altra parte, odo chiaramente Jack in sottofondo biasimarla per questa sua uscita.

«D'accordo», evito di dirle che non mi interessava venire a conoscenza di quel dettaglio nauseante e mi concentro sul motivo per cui l'ho chiamata, «ho provato a chiamare papà, ma non risponde al telefono. Volevo avvertirlo che stanotte io e Curt non torneremo a casa: siamo bloccati dalla tempesta; non appena cesserà l'allarme, ci metteremo in viaggio.»

«Tu e...», la sua voce diventa stridula nella cornetta, ma poi si interrompe bruscamente ed io sento degli strani rumori, come se si stesse muovendo. «Tu e Curt, hai detto? Siete bloccati insieme?».

Roteo gli occhi, ci mancava soltanto il suo interrogatorio. Certo: se lei non fosse stata perquisita da Jack da ieri sera, perché sono ancora una volta nella fase "stiamo di nuovo insieme fino al prossimo litigio", avrebbe quanto meno saputo della nostra gita. E invece, mi ritrovo in questo preciso istante a doverle spiegare la situazione con il dispendio minimo di parole e nessuno tipo di inclinazione nella voce che lasci trasparire il mio stato d'animo irrequieto. Non posso mica lamentarmi davanti ad Evelyn – che adesso siede dinanzi a me dopo aver portato a tavola due tazze di tisana fumante. Mi sorride ed io sorrido a lei – Angie che intanto dà di matto al telefono.

«Come diavolo ti è saltato in mente di accettare questa follia? Devi essere a Firesforest entro domani sera, Mae! Ti ricordi della notte degli orfani, vero?».

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now