3. Sussurro delicato (parte due)

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Meglio che tu gli stia alla larga.

Meglio che tu gli stia alla larga.

Meglio che tu...

Com'è che mi disse mio padre quella volta?

Ah, adesso ricordo di nuovo.

Meglio che tu gli stia alla larga.

Queste parole riecheggiano come un tarlo nella mia mente ed io mi sforzo di dar loro ascolto, mi sforzo di concentrarmici e di appigliarmici come fossero l'unico salvagente capace di mantenermi a galla – lontano da lui.

Curt si avvicina di un passo a me, la stanza del Night diventa improvvisamente troppo piccola e angusta per i miei gusti.

Il suo volto resta nella penombra e i suoi folti capelli scuri si fondono col buio. La sua pelle, al contrario, riluce pallida proprio come quel giorno di tanti anni fa, e a me sembra quasi di riviverla, l'immagine di lui che dipinge in solitudine nel salotto del Cage.

Sebbene non riesca a vederli, sento i suoi occhi appiccicati addosso, che mi scrutano e mi osservano, insistenti e incuriositi.

«Sei qui per portarla a casa?».

La sua voce spezza il silenzio e io gliene sono tacitamente grata. I battiti del mio cuore riecheggiano contro i timpani delle mie orecchie, non so perché rivederlo dopo tutto questo tempo mi faccia questo effetto, ma vorrei soltanto che lui non se ne accorga.

Deglutisco a fatica e serro le labbra. Ho la bocca asciutta e la lingua appiccicata al palato. Dovrei parlare, rispondergli, almeno. Ma le parole faticano a farsi trovare e trascorre un'infinità di tempo prima che mi decida a parlare.

«S-sì» farfuglio, chinando lo sguardo sulla punta delle mie scarpe. Intreccio le dita delle mani tra loro, prendendo a torturarle smaniosamente.

Una parte di me ci pensa ancora. Pensa a quel giorno, pensa all'avvertimento di mio padre. E poi anche al mio vestito preferito, alle nuvole in un cielo dove non avrebbero dovuto esserci. Ai suoi occhi addosso, a quella melodia, al suo viso perfetto.

Risollevo lo sguardo su di lui, adesso ha le labbra socchiuse piegate in un mezzo sorriso.

"Poi abbassa lo sguardo sul mio vestito, un angolo della sua bocca si solleva verso l'alto in un sorrisetto e il mio corpo si fa tremante come una foglia in balia di brividi diffusi...".

Per un attimo, mi pare di riconoscere un lampo nel suo sguardo. Un fulmine che squarcia il buco nero dei suoi occhi, un velo di curiosità mista a lungimiranza.

Mi avrà riconosciuta?, mi chiedo.

Conficco le unghie contro il palmo chiudendo di scatto la mano destra in un pugno.

No.

No.

No.

Meglio stargli alla larga, sbraita una voce dentro di me.

Devi stargli alla larga, Mae.

Rilasso le spalle e distolgo lo sguardo da lui.

Quindi percepisco un movimento d'aria fulmineo e caldo: Curt ha appena fatto un passo avanti, uscendo dalla penombra.

Conficco gli occhi nei suoi solo per un istante e mi concedo il lusso di studiarlo tacitamente.

D'altronde, ormai sono qui, giusto?

Scruto i tratti spigolosi del suo viso e quel connubio di ombre che risiedono nel suo sguardo disinvolto e calmo. Poi seguo la linea delle sue spalle grandi, il suo respiro flebile fa muovere impercettibilmente il suo petto atletico su e giù.

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