66. Meno quattro

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TW: Il seguente capitolo contiene scene esplicite non soggette a censura e che, dunque, potrebbero urtare la sensibilità di alcuni di voi. In quanto tali, non sono adatti alla lettura da parte di tutti e tengo a precisarlo affinché possiate scegliere liberamente e con consapevolezza se proseguire oltre oppure no. 
Detto questo, vi auguro una buona lettura e vi aspetto nello spazio autrice a fine capitolo!

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Non esistono regole
Nella partita contro la morte.

Mae

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Mae

«Sarai la donna più bella della serata.»

Il cielo di questo lunedì sera è forse il più tetro e minaccioso di tutto l'anno – lo specchio del cattivo presagio che non ha smesso di martellarmi le tempie da stamattina. Ho trascorso le ultime ventiquattro ore a rimuginare su quanto è successo a papà ieri sera. Mi sono arrabbiata ancora e ancora, provando paura, amarezza e dolore. Neppure studiare mi ha aiutata a distrarmi: non ho avuto la testa nemmeno per sedermi alla scrivania e alla fine ho gettato la spugna, richiudendo i libri con frustrazione.

Non è stato un incidente, me lo sento. Ma papà questa mattina si è alzato come se non fosse successo nulla e solo il collare medico attorno al collo e lo zigomo destro piuttosto livido mi hanno impedito di credere che mi sia immaginata ogni cosa. Non ne abbiamo parlato, nessuno di noi ha accennato all'accaduto. Ho notato Curt scambiarsi con lui una lunga occhiata appena sveglio, ma per il resto della giornata non si sono più incrociati e Curt non ha neanche pranzato a casa.

Io so che è stato lui – l'uomo che delle foto sulla scrivania nello studio di mio padre, quello per cui è andato Green Bay senza dire niente a nessuno, per cui sta mentendo da mesi, che conosce anche Curt e che invade i miei sogni trasformandoli in incubi. È stato Thomas Rogers, potrei giurarlo. Ma chi è quest'uomo veramente? E cosa vuole da noi?

«Sarò geloso di chiunque poserà gli occhi su di te questa sera, Mae.»

La voce lasciva di Ryan mi riporta alla realtà e il freddo pungente sembra entrarmi dentro, nelle ossa. Mi irrigidisco quando la sua mano scivola sulla manica del mio cappotto e le sue labbra trovano la mia guancia. Mi bacia lentamente, quel contatto mi mette i brividi e mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.

Quando poi si stacca da me, torna alla sua auto parcheggiata per strada sotto casa mia e mi apre la portiera per aiutarmi a salire. «Prego, piccola.»

Abbozzo un sorriso tirato, ogni mio nervo è teso come la corda di un violino. Rimasta sola nell'abitacolo, ne approfitto per sistemarmi il vestito e racimolare una parvenza di calma. Affondo le mani nel tessuto di raso grigio scuro della gonna, scoprendolo liscio e freddo sotto i polpastrelli. È un vestito bellissimo, elegante e semplice. Una volta tirato fuori dalla scatola, non ho potuto fare a meno di fissarlo incantata a lungo prima di decidermi a provarlo. Pauline aveva ragione: è sembrato sin da subito esser stato cucito su misura per me. Il corpetto di raso segue morbido le curve del mio petto. Lo scollo lievemente profondo giunge poco sopra il ventre piatto, lasciando scoperta una striscia di pelle bianca tra i miei seni. Le spalline sono lisce, sottili e semplici come fili argentati che si intrecciano sulla schiena nuda ordinatamente. La gonna scende dritta e non troppo ampia all'altezza del bacino, fasciandomi il fondoschiena e i fianchi nei punti giusti e, aprendosi in uno spacco laterale sinistro da metà coscia in giù, giunge poco sopra le caviglie. Il suo tessuto è impreziosito da brillanti decori argentati e viola che si snodano finemente sullo sfondo grigio scuro. Infine, Pauline ha pensato proprio a tutto, riponendo sul fondo della scatola gli accessori perfetti da abbinare all'abito: un paio di décolleté di un viola scurissimo e brillante, una pochette del medesimo colore e una maschera che mi copre gli occhi e il naso, lasciando scoperte le labbra amaranto scurissimo.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now