35. Vedere a colori

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Ogni sfumatura di colore nasconde la luce.
Persino il nero lo fa.

Mae

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Mae


La mattina dopo mi ridesto di colpo da un sonno irrequieto e smanioso.

Ho dormito malissimo. Sbadiglio sentendomi più stanca di ieri sera e mi accorgo di essere madida di sudore dalla testa ai piedi sotto alle coperte.

Con un lamento sommesso, mi metto a sedere in mezzo al letto. Un capogiro in piena regola mi costringe a chiudere gli occhi per qualche secondo, mentre la testa viene percorsa da pulsazioni lancinanti e martellanti.

Ho i postumi della sbornia di ieri pomeriggio. Ottimo, direi.

Riapro gli occhi, il caldo adesso è insopportabile. Mi scopro e subito un gelo investe il mio corpo – la pelle mi si accappona sotto alla divisa della Gloom che ieri sera non ho neanche avuto la forza di togliere.

I miei occhi finiscono d'istinto sulla finestra ancora aperta – le tende si gonfiano nella stanza e poi appassiscono come un palloncino sospinte dal vento gelido che si intrufola da fuori.

Starnutisco una e poi due volte senza riuscire a trattenermi.

«Devi chiudere le finestre o ti ammalerai.»

La voce saccente di Curt torna a infastidire ogni fibra del mio essere e a importunare la mia mente. Detesto che abbia avuto ragione.

Tiro su con il naso mentre trovo la forza di alzarmi e di andare a sigillare la finestra. Il risultato non cambia granché, la stanza è ormai bella che ghiacciata. Sospiro, pensando al fatto che ci vorranno ore di riscaldamento a palla per raggiungere una temperatura adatta a non congelare e mi biasimo per questo.

Andare a prepararmi per cominciare la nuova giornata mi richiede uno sforzo ben peggiore, però. Mentre mi abbandono al flebile conforto che il getto di acqua calda sotto alla doccia riesce a suscitare sulla mia pelle, penso al fatto di non avere alcuna voglia di incrociare l'ennesimo sguardo di rimprovero di Angie né tantomeno di rivedere subito Curt dopo quello che è successo tra noi ieri sera.

Il cuore fa un tuffo nel petto, mentre oso sfiorare con la punta della lingua il labbro ferito dal suo morso. Lui mi ha... sfregiata. Ho i segni del suo cuore di pietra addosso e ancora non riesco a credere che non sia stato tutto un sogno.

Rabbrividisco uscendo dalla doccia per via del freddo e finisco di prepararmi a rilento, non riuscendo a restare concentrata su quello che devo fare.

Dopo quella che mi sembra essere un'eternità, comunque, scendo al piano di sotto vestita, truccata e profumata – solo l'ombra delle occhiaie da panda sotto agli occhi che non hanno voluto saperne di nascondersi sotto a strati di correttore, potrebbero tradire il falso aspetto riposato che ho voluto ricreare.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now