45. Non resta più niente

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«Non è di me che devi aver paura» risuonò la voce del mostro da sotto al suo letto, nel cuore della notte.
«Il buio che mi nasconde è il vero cattivo della storia.»

Mae

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Mae


«Tuo padre non sta tanto bene, Mae?».

La domanda di Sally mi coglie alla sprovvista ed io per poco non mi sbavo con il rossetto rosso amaranto che sto cercando di applicare da un'ora, ma con scarsi risultati. Le getto un'occhiata silenziosa attraverso lo specchio nella mia stanza, lei mi dà le spalle mentre si sistema una gonna di pelle sulle cosce, litigando con la cerniera laterale.

Dopo aver risposto al suo messaggio positivamente, è corsa a casa mia e ha cenato con noi al volo. È stato allora che ho colto la palla al balzo per chiedere a papà il permesso di uscire stasera: Sally avrebbe potuto sostenermi e in due difficilmente avrebbe potuto dire di no.

Tuttavia, alla fine papà ci ha stupite entrambe. Alla nostra richiesta, ha infatti annuito senza batter ciglio – il volto stanco è stato sempre distratto e perso nel vuoto quasi abbia pensato per tutto il tempo ad altro.

È stato un bene per noi, certo, ma il fatto che addirittura la mia amica si sia accorta del suo cambio d'umore mi fa riflettere molto, rendendomi nervosa alla sola idea di non riuscire a capire cosa stia accadendo nella sua vita.

Nessun segreto.

Lo avevamo promesso. Eppure, mi chiedo quanto valore abbiano, ad oggi, parole dette troppo tempo fa...

«Perché me lo chiedi?», è la mia risposta alla sua domanda. Sally si stringe nelle spalle, la sua voce assume un tono vago, in realtà privo di giudizio.

«Non saprei. Mi è sembrato un po' strano», si volta di scatto, dopo esser riuscita finalmente a chiudere la cerniera con un movimento secco e brutale, «forse è un po' stanco?».

La sua ipotesi mi porta a sorriderle mestamente. È quello che dice sempre Angie e, d'altronde, la giustificazione più semplice per il suo comportamento a cui vorrei tanto credere anch'io.

«Sta lavorando tanto ultimamente» faccio quindi io, tornando a guardare il mio riflesso nello specchio, «è per questo che lo hai visto un po' diverso dal solito».

Trattengo un sospiro, vorrei tanto confidarmi con lei e raccontarle della cartellina, dei miei dubbi e dei miei sospetti riguardo le bugie di papà, ma non voglio rischiare di rovinare l'umore anche a lei – non ora, non stasera.

Perciò decido di concentrarmi su altro e ricomincio da capo nella mia impresa di mettermi il rossetto in modo impeccabile. È in momenti come questo che mi biasimo per la mia assoluta inesperienza...

«Vuoi una mano con quello?».

Osservo disperata Sally attraverso lo specchio. «Magari, grazie.»

La mia amica viene in mio soccorso e, per fortuna, lei sembra essere più brava di me in queste cose. Dopo neanche due secondi, infatti, ha completato il suo lavoro.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now