16. Terremoto (parte due)

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La cena trascorre veloce ed estremamente familiare ai miei occhi.

Gwenda questa sera si è superata: ha cucinato per un esercito e piatti talmente squisiti che Ian e il nonno hanno perfino fatto il bis del suo sformato di carne al forno e delle sue pizzette al pomodoro servite come antipasto. Ad ogni portata, Ben ha offerto ai commensali che lo desideravano un vino diverso e il nonno ha potuto esibire la sua esperienza in materia, degustandoli e attribuendogli un giudizio finale proprio come avrebbe fatto un vero e proprio critico di vini sotto allo sguardo attento e affascinato di ciascuno di noi.

Rido insieme agli altri nell'ascoltare nonno Aaron che racconta la mia prima volta in bicicletta e la fatica immane che ha fatto la mamma per farmi smettere di piangere dopo esser caduta rovinosamente in mezzo alla strada, mentre Gwenda serve quella che dovrebbe essere l'ultima portata della serata: crostata alla crema di nocciole fatta in casa.

«L'ho preparata per lei, signorina» mi spiega a bassa voce Gwenda, dopo avermi messo davanti un piatto con all'interno una fetta di crostata. «Questo era il dolce preferito della sua mamma.»

La ringrazio, sorridendole infinitamente grata per il suo piccolo gesto. Il fatto che se ne sia ricordata mi rende malinconica in un modo che non mi fa male, ma che, al contrario, mi infonde un senso di serenità al solo rammentare certi dettagli.

Ne assaggio un pezzo sotto ai suoi occhi attenti e tondi, per poi depositare la forchetta nel piatto e sorriderle entusiasta a bocca ancora piena.

«È buonissima, Gwenda! Sarà anche il mio dolce preferito, d'ora in avanti» le dico, sincera. Lei mi sorride soddisfatta in tutta risposta e se ne va, dopo aver ricevuto i complimenti di anche tutti gli altri commensali.

Un attimo dopo, ingoio il mio boccone e bevo un sorso d'acqua, udendo per l'ennesima volta Angie sospirare dinanzi a me. Poso il bicchiere, scrutandola senza proferir parola.

Se io mi sto godendo appieno questa cena, chiacchierando con i nonni e ridendo con loro dei loro racconti, Angie è sembrata estraniarsi da tutto e tutti non appena si è seduta a tavola, piluccando qualcosina con aria tediata e sospirando ogni volta tra una portata e l'altra.

Si vede che vorrebbe non essere qui, ma mi chiedo se il suo malumore non sia forse causato da qualcos'altro. O forse, da qualcun altro...

Mi raddrizzo sulla mia sedia, cercando di attirare la sua attenzione. Quindi incrocio il suo sguardo annoiato e le sorrido, lievemente dispiaciuta per il fatto che la serata non le stia piacendo.

«Non mangi la crostata? È molto buona, fidati» le dico, mentre tutti gli altri sono impegnati a parlare d'altro tra loro.

Angie fa schioccare la lingua contro il palato, mostrandomi una smorfia disgustata. «Non mi piacciono le nocciole.»

Mi affloscio impercettibilmente sulla sedia, mentre cerco di non far appassire il sorriso sulle mie labbra: tentativo numero uno di fare conversazione con lei appena fallito. Perfetto.

Mi schiarisco la voce, senza trovare altro di meglio di cui parlare.

Tuttavia, è lei alla fine a rompere il silenzio tra noi.

«Vorrei essere uscita con Curt: lui sì che ha fatto bene ad andare via» la sento borbottare e poi sospira, appoggiando il mento su una mano e giocherellando con la sua fetta di crostata nel piatto.

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