5. Lacrime che non guariscono più

2.6K 148 40
                                    

Son fatte per guarire, le lacrime.
Per ricucire le ferite del cuore e dell'anima.

Mae

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.




Mae

In tutta la mia vita, ho sempre apprezzato le piccole emozioni, ricercando la bellezza nei dettagli che nessuno nota e imprimendoli per sempre in schizzi imperfetti buttati giù su un vecchio quadernino dorato.

Non sono mai stata bravissima a disegnare.

Non ho mai imparato a tenere bene in mano una matita e ho da sempre colorato i miei disegni uscendo fuori dai bordi, troppo imprecisa e goffa per riuscire a fare altrimenti.

Ma non ho mai cancellato un mio disegno.

Non ho potuto farlo, avrei perso troppi ricordi con quegli schizzi.

Tuttavia, non ho mai rivelato a nessuno l'esistenza del mio quadernino. Ad Angie non sarebbe mai piaciuto ciò che disegno e papà non avrebbe capito.

Eppure, mi son sempre ripetuta in mente, tutto è arte se siamo noi a deciderlo. Perciò non ho mai smesso di disegnare e forse, col trascorrere del tempo, un po' sono migliorata.

Mi lascio cadere sul materasso del mio letto con un enorme tonfo, sbuffando fragorosamente. Sfilo con un ghigno entrambe le scarpe, mi allungo verso il comodino e recupero il mio quadernino da dentro al primo cassetto.

Lo stringo tra le mani a lungo, per poi aprirlo sulla prima pagina bianca utile. Impugno la matita pronta all'uso che lascio sempre al suo interno e comincio a tracciare linee imprecise e tratti spigolosi. Disegno senza sosta per due lunghe ore, trascorrendo quasi tutta la mia domenica pomeriggio in compagnia del profetico silenzio della mia camera e del delicato rumore della punta della mia matita che scivola sulla carta.

Lascio che la mano si muova da sola e svuoto la mente da tutto.

Mi dimentico di stanotte e di Angie. Mi dimentico del fatto che mio padre avrà ormai iniziato da ore un giro di telefonate atte a ottenere l'affidamento di Curt. E mi dimentico perfino del silenzio – assorbendolo nelle orecchie come fosse parte integrante del mio corpo.

E quando, tempo dopo, il polso mi fa male e un vecchio callo sul dito della mano prende a pulsare, lascio andare la matita e chiudo gli occhi, sospirando tacitamente.

Quindi li riapro con una lentezza estenuante, realizzando solo adesso della penombra in cui è immersa la mia camera e da chissà quanto tempo ormai.

Accendo il lume, voltandomi verso la finestra. Il cielo sta cominciando a incupirsi, presto sarà buio pesto, perciò vuol dire che si sono fatte più o meno le sette di sera.

Sbadiglio, ho braccia e gambe anchilosate e sono stanca morta.

Ciondolo i piedi nel vuoto dal bordo del mio letto, abbassando lo sguardo sulla pagina del mio quadernino per scrutare il risultato di queste ore di lavoro.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now