4. Sopravvivenza

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È sufficiente un solo cuore buono a smuovere l'intero universo.

È sufficiente un solo cuore buono a smuovere l'intero universo

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Mae

Tic, tac. Tic, tac. Tic, tac.

L'orologio appeso al muro della cucina scandisce il tempo che passa molto lentamente e in maniera quasi snervante.

Tic, tac, fanno le lancette.

Tic, tac, ripete il silenzio.

Sbuffo per l'ennesima volta questa mattina, l'agitazione ha cominciato a logorarmi da dentro in modo inesorabile e lento.

È tutta colpa mia, mi son detta.

No: è anche colpa di Angie, ha risposto il mio tarlo.

Sbuffo ancora, prendendo a tamburellare le dita di una mano contro la superficie del tavolo in legno.

Mi muovo smaniosamente sulla seduta della mia sedia, quasi quest'ultima scottasse sotto il mio sedere, quindi accavallo le gambe prima da un lato e poi dall'altro, prima da un lato e poi...

«Non deve agitarsi, signorina: il signor Brown è un uomo buono, in fondo.»

Sollevo lo sguardo su Gwenda, i suoi occhi tondi e grandi mi osservano tranquilli, ma un po' spaesati.

Non ha capito la gravità della situazione.

No, è ovvio che non l'abbia fatto. Ma, in fondo, come biasimarla? Non è certo lei che sta attendendo da ore che mio padre finisca di interrogare Angie su ieri sera prima di interrogare e, successivamente, rimproverare me per avergli disubbidito.

No, Gwenda non dovrà affrontare quello che sto affrontando io.

La invidio, per questo. Ma solo un po'.

Arriccio il naso, mostrandogli una smorfia spaventata.

«So che papà è buono» le spiego, «il problema, però, è che stavolta l'ho combinata grossa».

«Oh, suvvia!» se ne esce lei, con quel suo accento straniero che non ho mai capito a quale Paese appartenga, ma che ho sempre trovato le attribuisca, assieme al suo volto tondo e alle sue guance piene, un'aria molto più simpatica e divertente.

Sarà per questo che lavora come domestica per la nostra famiglia da quando sono piccola. Gwenda mi ha infatti vista crescere e non ho un ricordo dove non siano presenti anche lei o Ben. Mi reputo fortunata per questo, ma è in momenti come questi che avrei preferito non avere un rapporto così complice con loro: in tal caso, ieri sera Ben mi avrebbe vietato categoricamente di uscire e a quest'ora starei a leggere un bel libro sotto alle calde coperte del mio letto, come qualsiasi altra comunissima e banale domenica mattina della mia vita.

Gwenda mi raggiunge a tavola e si siede al mio fianco.

Non avevamo neppure finito di fare colazione che mio padre ha trascinato con sé Angie nel suo ufficio per una semplice "chiacchierata". In quel momento, mi si è chiuso lo stomaco e non ho più toccato altro cibo. Quindi Gwenda ha sparecchiato prontamente ed io sono rimasta seduta a tavola da sola a torturarmi il cervello nel tentativo di indovinare cosa si staranno dicendo e pensando a quello che mio padre vorrà poi dire a me.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now