19. Ombra scura

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Esiste un abisso profondo tra luce e buio:
Qui, giacciono tutte le ombre del mondo.

Mae

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Mae


Ciascuno di noi possiede un proprio rifugio.

Un luogo sicuro dove essere se stessi al cento per cento e nascondersi dal mondo attorno.

Il mio, di rifugio, di recente era divenuto il corso di arte del bizzarro professor Wilson.

Tuttavia, adesso che ogni mia certezza ha improvvisamente perso valore, non posso fare altro che fissare il mio posto già occupato con una punta di astio alla bocca dello stomaco – il mio sguardo fisso su Curt vorrebbe incenerirlo, ma non ha il potere di farlo.

Ancora in piedi sulla soglia dell'aula, mi dondolo sui talloni, sentendo le dita delle mani formicolare e un irrequieto fastidio crescere dentro di me.

Curt, intanto, non si accorge neppure della mia presenza e continua a dipingere rilassato, seduto sotto alla finestra su uno sgabello alto in fondo all'aula.

In una mano stringe una tavolozza con pochi colori, mentre con l'altra dipinge – reggendo con fare esperto il pennello sottile tra due sole dita e muovendolo con maestria e precisione sulla tela bianca.

La luce del sole fuori si riversa su di lui all'interno e la sua pelle chiara riluce abbagliante e luminosa come una stella mai vista prima d'ora. Un ciuffo ribelle di capelli corvini gli ricade sulla fronte e lui la sposta di tanto in tanto con il dorso della mano con cui sta dipingendo, studiando intanto con occhi critici l'opera che sta realizzando. Il suo sguardo concentrato trasuda fascino da tutti i pori e le sue labbra morbide si schiudono appena nel ritoccare qualche piccolo dettaglio qua e là sulla tela.

Il suo corpo atletico appare rilassato, la sua schiena dritta. Tutto in lui esprime esperienza, fascino, forza, arte. Ed io mi ritrovo a guardare le sue mani esperte e a desiderare che mi tocchino con la stessa delicatezza con cui adesso stanno stringendo e maneggiando quel pennello, per poi pentirmi un attimo dopo del pensiero appena avuto.

«Oh, signorina Brown! Da quanto tempo è lì? Entri, coraggio. Non si faccia pregare.»

Il professor Wilson appare all'improvviso dinanzi a me, occupando bruscamente la mia intera visuale di Curt.

Quest'ultimo è un uomo basso, dall'ossatura esile e minuta. Indossa ogni giorno un panciotto di diverso colore e ha sempre le mani sporche di colori acrilici. Il suo volto scarno è quasi interamente occupato da un naso prorompente e aquilino, decisamente sproporzionato rispetto ai suoi occhi piccoli e alla sua bocca sottile. Un paio di baffi marroni e sempre ben curati danno un tocco in più al suo viso spigoloso, mentre una chioma poco folta e castana ultima il suo aspetto fisico non troppo attraente.

Wilson mi sorride allegramente ed io mi sforzo di ricambiare il suo sorriso, sebbene quello che ne viene fuori penso somigli piuttosto ad una mezza smorfia davvero poco carina.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now