58. Brucia all'inferno, fiorellino

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«Sii come il fuoco» fu ordinato all'amore.
«Non limitarti a scaldare il cuore dell'uomo,
Ma ardi e brucia per non essere mai dimenticato.»



Mae

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Mae


«Sistemate tutte le tele sui cavalletti e lasciatele coperte con i teli fino a quando la gara non avrà inizio.»

«La premiazione finale spetterà a me!».

«Dove sono i poster? E i palloncini? Ci vuole un po' di colore qui dentro, cos'è questo grigiore?».

Seduta sugli spalti della palestra scolastica, appoggio il mento alle mani e osservo distrattamente il professor Wilson sgambettare avanti e indietro a fatica sulle sue gambette corte. Il giorno della gara è finalmente arrivato e, per l'occasione, Wilson ha indossato un panciotto rosso fuoco, riponendo estrema cura anche nella scelta del suo orologio da taschino – un accessorio pregiato e tutto d'oro che sfoggia con orgoglio facendolo pendere da un taschino sul petto del suo panciotto.

«Ti ho trovata finalmente! Sai che ti ho cercato per tutta la scuola?».

Sally si siede al mio fianco, ha l'aria stanca e i boccoli disordinati. Indossa anche meno trucco rispetto al solito e il che mi fa pensare che ultimamente non stia passando un bel periodo.

«Ho messo la mia tela insieme alle altre per la gara e poi sono venuta a sedermi qui. Wilson è uno spasso quando si agita.»

Sally sospira, probabilmente non la pensa come me oppure le importa poco o niente.

«Okay: cos'è successo?» incalzo alla fine, recependo perfettamente il messaggio.

«Oggi è una giornata di merda.»

«Per quale motivo? C'entrano ancora i tuoi?».

«No, i miei ultimamente sono troppo presi dalle loro vite per pensare a me, ma preferisco così. È solo che...».

Si interrompe, il suo cellulare suona segnando l'arrivo di una nuova notifica. Lo recupera e legge un messaggio corrucciandosi visibilmente.

«Chi è?», provo a sbirciare sul suo schermo, ma lei blocca il cellulare prima che ci riesca.

«Nessuno», quindi si alza e tira su con il naso meccanicamente. «Torno tra un po'.»

Annuisco, ma lei non mi degna nemmeno di uno sguardo mentre esce dalla palestra in tutta fretta senza voltarsi indietro.

Quasi mezz'ora più tardi non è ancora tornata ed io la sto ancora cercando con difficoltà tra i volti degli studenti che adesso hanno riempito gli spalti, quando Wilson prende infine a parlare al microfono, dando inizio alla gara e rivelando le opere di tutti i concorrenti in gara.

Per l'occasione, la palestra è stata trasformata in una sorta di museo e il campo da gioco ospita le nostre tele come fosse una sala d'esposizione che si rispetti. Ciascuno di noi ha fornito a Wilson una descrizione scritta della propria opera – che quest'ultimo ha poi sistemato in una cartellina che adesso tiene ben stretta al petto. Con gli occhiali inforcati e il microfono troppo vicino alle labbra sottili, la sua stazza esile e tarchiata quasi si perde in mezzo al campo. Angie e Jack, seduti al mio fianco, parlottano tra loro su quanto sia ridicolo il suo panciotto e sul modo imbarazzante in cui quest'ultimo abbini perfettamente con i palloncini rossi che riempiono la palestra neanche fosse un circo. Che l'abbia fatto apposta a scegliere questo colore per le decorazioni?

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now