40. Delicatezza feroce

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Esistono fiabe che nessuno racconta mai,
Nelle quali la bestia è in grado di accarezzare chiunque nonostante la ferocia dei suoi artigli.

Mae

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Mae


Domenica mattina mi sveglio con un macigno al posto della testa e la bocca impastata che sa ancora di birra.

Ho dormito malissimo e per di più poco meno di tre ore. La festa è finita alle cinque del mattino, ma Sally non ne ha voluto sapere di smettere di bere e di ballare fino a quando anche l'ultimo invitato non è andato via.

È stato divertente. Trascorrere di nuovo del tempo con lei senza che pensasse a sua madre e fosse di cattivo umore. Abbiamo parlato, ballato, riso. Penso che la sua spensieratezza sia stata dovuta anche a tutti i drink che abbiamo bevuto, sebbene adesso rammenti solo qualche immagine di quello che è accaduto.

Ricordo bene tutte le domande che mi ha fatto su Curt, quello sì. E penso che sia stato allora che ho cominciato a bere di più, visto che gran parte della nostra conversazione a riguardo appare come sfocata alla mia mente al momento.

Deglutisco a vuoto, sbadigliando fragorosamente. Mi sgranchisco le braccia anchilosate e sospiro, mentre tutto gli eventi di stanotte mi piombano addosso in un ordine confuso.

Mi sono comportata come una bambina. Ho provocato Curt e ho subito le conseguenze di questo mio gesto nell'ufficio di mio padre.

Una stretta al basso ventre rievoca il ricordo delle sue mani addosso e della sua bocca sulla mia pelle. D'istinto, mi ritrovo a spingere due dita contro le mie labbra. Un profondo calore mi incendia le guance, mentre una parte di me si chiede cosa sarebbe successo in quella stanza se Sally non ci avesse interrotti...

Sobbalzo all'improvviso, mentre la suoneria del mio cellulare squarcia il silenzio distogliendomi dai miei pensieri. Levo la mano dalla bocca e mi guardo attorno accigliata, alla ricerca del mio cellulare. Ricaccio indietro il senso di imbarazzo che mi attanaglia l'anima quando alla fine lo scovo sotto il cuscino e leggo il nome di mio padre sullo schermo.

Sorrido forzatamente mentre apro la conversazione e porto il cellulare all'orecchio.

«Papà!» lo saluto, sin troppo allegra per essermi appena svegliata, ma sinceramente felice di rifugiarmi nella sua voce familiare.

«Buongiorno, Mae! Ti disturbo? Sei già sui libri?» fa lui dall'altra parte.

Scuoto la testa a nessuno in particolare. «Veramente no. Questa mattina me la sono presa con più calma. Sono sveglia da qualche minuto.»

«Ah. È insolito per te. Fra l'altro, ho già sentito tua sorella e lei è già sveglia da un po'. Cos'è? In mia assenza vi siete invertite i ruoli?».

Papà ride della sua battuta, ma io non ce la faccio e mi limito a sorridere nervosamente.

In effetti, non è mai successo che Angie si alzasse prima di me e, sebbene sia domenica, è mia abitudine svegliarmi presto anche nel weekend. Tuttavia, dopo la festa di stanotte mi sento a corto delle mie solite energie, mentre immagino che mia sorella sia abituata a fare le ore piccole.

SILENT LOVEWhere stories live. Discover now