40. Delicatezza feroce (parte due)

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Solo nel tardo pomeriggio di domenica posso dire di esser finalmente riuscita a recuperare quasi completamente le energie spese questa notte.

Dopo pranzo, ho infatti dormito, disegnato, studiato e persino letto un libro. Ho tenuto la mente impegnata per non pensare a niente potesse turbarmi e devo ammettere che mi ha fatto bene trascorrere del tempo staccando da tutto e tutti.

Facendo ciò, non ho praticamente rivisto Curt dopo questa notte e, al momento, mi sono convinta di esserne persino sollevata.

Raddrizzo la schiena seduta alla scrivania, mentre il mio cellulare vibra, segnando l'arrivo di un nuovo messaggio. Ho ripreso di nuovo a disegnare un po' e penso proprio che questa sarà la volta buona che riesca a buttare giù almeno la bozza del ritratto che presenterò alla competizione.

Abbandono la matita sul mio quadernino dorato e prendo in mano il cellulare concedendomi cinque minuti di pausa.

Il cuore prende a martellarmi nel petto ansiosamente non appena leggo il mittente del nuovo messaggio.

È di nuovo Unknown.


Unknown:
È un po' che non ci sentiamo.
Ti ricordi della mia proposta?


Trattengo il respiro e non rispondo. Unknown però non demorde.


Unknown:
Va' nell'ufficio di tuo padre, Mae. Lì troverai un mio pensiero.


Rileggo quest'ultimo messaggio almeno tre volte. Ma alla fine mi decido a fare come mi ha detto e abbandono la mia stanza portando il cellulare con me. Di quale pensiero parla? E come sarebbe riuscito a introdurlo in casa mia?

Scendo piano le scale ed entro nell'ufficio di papà richiudendomi la porta alle spalle. Per qualche istante, fisso la scrivania senza riuscire a ricacciare indietro il ricordo di questa notte. Arrossisco, ma torno a concentrarmi non appena il cellulare vibra un'altra volta nella mia mano.


Unknown:
Cerca nel secondo cassetto. Non ti servirà la chiave.


Giro attorno alla scrivania e scruto i cassetti. Il primo è chiuso. Provo ad aprirlo e ci riesco – all'interno, c'è della banale cancelleria, occhiali da lettura di riserva e un'agenda mensile. Il secondo... Lo studio perplessa, notando la serratura rotta. È stata forzata. Da Unknown?

. Probabilmente è stato lui. Quando lo avrebbe fatto?

Non ne ho la più pallida idea.

Apro il cassetto e subito un post-it giallo acceso risalta ai miei occhi. Recupero la cartellina sulla quale è attaccato e, facendo ciò, scorgo un foglio leggermente stropicciato al di sotto. Tiro fuori anche questo e lo posiziono accanto alla cartellina sulla scrivania.

Mi concentro prima sul foglio. Leggo parole come "concessione", "richiesta" e "liberazione anticipata". Ingoio a vuoto quando i miei occhi scorrono sul nome del richiedente: Ryan O'Brien.

Capisco subito che si tratta della sua richiesta di scarcerazione anticipata, ma mi domando come mai un documento del genere si trovi nella scrivania di papà.

Lo metto da parte e passo al post-it. È scritto a mano, ma la calligrafia non mi dice niente al momento.

"Questo è per te, Mae. Un piccolo assaggio della verità."

Apro la cartellina.

I miei occhi vedono per prima cosa la foto di un uomo. La prendo in mano, studiandola con attenzione. È alto, ma non troppo. Ha gli occhi nocciola grandi e scavati e un naso leggermente aquilino. È stempiato, avrà poco più di cinquant'anni e una leggera peluria castana attorno alla bocca sottile.

SILENT LOVEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora