52. Il cacciatore e la lepre cieca

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Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo, ma lui non mi guarda neppure, come se neanche fossi qui. Poi, quasi avesse udito i miei pensieri, si volta nella mia direzione e i suoi occhi carbone si conficcano nei miei, scrutandomi gelidi e a lungo. La sua espressione è di marmo, il suo volto perfetto è una maschera di ghiaccio talmente calma da mettermi i brividi. Trattengo il respiro – come al solito incapace di controllare le reazioni del mio corpo alla sua presenza. Sento la pelle cominciare a bruciare quando noto il suo sguardo scivolarmi addosso, lungo tutto il corpo. I suoi occhi indugiano più del dovuto sulle mie gambe e solo ora mi accorgo che, nel panico di poter essere assalita da un malintenzionato qualunque da un momento all'altro, il vestito mi si è mosso, lasciando scoperto ogni mio centimetro di pelle dalla coscia in giù.

Rabbrividisco anche se qui dentro ci saranno più di trenta gradi e mi copro d'istinto con il tessuto penzolante del vestito. Curt distoglie lo sguardo un attimo dopo, emettendo un sibilo gutturale a malapena percettibile, ed io gli getto un'occhiata di sfuggita, tracciando con gli occhi il profilo perfetto del suo naso e della sua bocca piena e infine soffermandomi più del dovuto sul suo pomo d'Adamo – che va su e giù lentamente quando deglutisce sotto alla sua pelle liscia di porcellana.

Sento la bocca seccarsi e il cuore battere a mille. È bello in un modo che riesce a turbarmi e d'un tratto mi rendo conto di essermi imbambolata a fissarlo. Con uno sfarfallio di ciglia distolgo lo sguardo proprio quando lui mi passa il sacchetto di carta che aveva con sé quando è salito in auto poco fa. Lo afferro senza fare domande – troppo agitata per essere la prima a spezzare il silenzio. Quando lo apro, comunque, capisco cosa devo farci. Il delizioso profumo di fritto e glassa al cioccolato dell'enorme ciambella depositata al suo interno riempie ben presto il piccolo abitacolo – provocando nuovamente il brontolio del mio stomaco. Mi lecco le labbra, recuperando la ciambella da dentro il sacchetto e addentandola con foga. L'impasto fritto e morbido e la glassa di cioccolato dolce formano un connubio di sapori paradisiaci nella mia bocca da far gioire il mio palato e provocarmi un gemito di piacere che non mi premuro di trattenere. Mi lecco le dita e la addento per la seconda volta, sorridendo per il piacere di quella leccornia.

«Se vuoi dopo ti prendo anche un caffè.»

Mi pietrifico quasi subito, accorgendomi solo ora di aver avuto lo sguardo di Curt addosso per tutto questo tempo. Avvampo tragicamente, riuscendo solo a scuotere il capo mentre finisco di masticare.

«Non serve, ma grazie lo stesso» biascico. Lui mi scruta gelido.

«Come vuoi» fa però alla fine, rivelando indifferenza. Quindi si allunga verso di me ed io torno a spalmare la schiena contro la portiera d'istinto; poi lo vedo aprire il portaoggetti, recuperarne un pacchetto di sigarette del nonno e tornare ad allontanarsi nuovamente restituendomi il mio spazio. Lo fisso in silenzio mentre si accede una sigaretta senza dire niente – l'aria nell'abitacolo si fa subito stantia ed io trattengo a malapena un colpo di tosse strozzato.

«Quando hai cominciato a fumare?» mi viene spontaneo chiedergli. Lui mi getta un'occhiata inespressiva, forse infastidita.

«Fumo per pensare o quando sono nervoso, per calmarmi», fa un tiro, le sue labbra morbide avvolgono sensuali la sigaretta e poi danno sfogo a una nuvola di fumo appannata. Appare così assorto in questo gesto così sexy e naturale che io mi prendo tutto il tempo per scrutarlo a lungo, chiedendomi anche se adesso stia fumando per pensare o per... calmarsi.

«Non finisci la ciambella?» domanda però tutto a un tratto, non mi sta guardando, eppure... che abbia percepito il mio sguardo addosso?

Annuisco precipitosamente e torno a mangiare senza più voltarmi nella sua direzione. Quando finisce la sigaretta, la getta fuori dall'auto socchiudendo per qualche attimo la portiera.

SILENT LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora