94 Capitolo

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Pov's Asuna
Dopo la discussione con Zeno, mi sento veramente tranquilla e ritornata ad essere come sempre. Pensavo che alla fine avrei posto fine alle mie sofferenze, ma sentendo le parole di Zeno mi accorgo che era da stupidi collassare in quel pensiero. L'intento per il suicidio mi accompagnava sin da piccola, dopo che ho compreso il significato dei miei pensieri e della mia esistenza. Volevo porre fine alle sofferenze che avrei sofferto da grande sia da parte mia sia da parte della perdita delle persone a me più care. La cosa mi sembrava sempre giusta, ma il suicidio non è altro che in atto egoista perché la persona non ha potuto competere contro tale sofferenze. Ma io di sofferenze ne ho sopportate fin tanto, dalla conoscenza che Setsuna era mia sorella, dalla separazione con mio padre, dalla morte di mia madre, dalla sfiducia delle persone con cui ho vissuto, dal periodo di serva dalla signora Honoka, più che altro per le eccessive richieste che non volevano mai terminare, dalla morte dell'amica di Yuriko, dalla presenza del conte Tanomon che voleva eliminarmi definitivamente perché ero l'unica sopravvissuta dal colpo di stato a Yukilandia, alla sfiducia di Setsuna. È possibile che una persona riesca a sopportare tutto questo senza spifferare nulla?!
Camminiamo tra le vie silenziose di Yukilandia e mi vengono i ricordi della mia infanzia, ancor prima di fare rientro al palazzo. Quando aiutavo chi aveva bisogno, aiutavo i venditori, giocavo con i bambini. Bei ricordi, che non potrò mai dimenticare. Nelle strade regnava il silenzio e questo mi faceva sentire meglio. Tutti si sono rincasati ed immagino stiano dormendo, mentre io e Zeno stiamo camminando. Mi fermo accanto ad un albero e accarezzo la sua corteccia.
Io: «Quanti bei ricordi. Lo sai Zeno che prima di mettere piede al palazzo reale, questo albero era molto importante per me. Passavo giornate con i bambini di altre famiglie a salirci sopra e giocare. Questo albero era molto importante per noi, perché lo consideravamo come la nostra nave. La nostra immaginazione funzionava alla grande e ci portava in diversi luoghi. Quando tornavo a casa, notavo che la salute dei genitori che mi hanno adottata peggiorava sempre di più, ma dato che non dicevano nulla anch'io non gli avevo parlato. Abbiamo giocato insieme, parlato, passato del tempo a lavorare il campo. Ho imparato tantissimo da loro e sono veramente grata di aver passato una parte della mia vita in quella - indicandogli con l'indice la casetta in prossimità - casetta. Loro mi avevano considerata come una loro figlia. Però non mi aspettavo che avrei dovuto passare del tempo al palazzo. Volevo rimanere sempre accanto a loro e badare alla loro salute. Ma loro mi avevano detto che quello era il mio posto sin dalla mia nascita. Non riuscivo a crederci, perché credevo che fossi loro figlia. Ma ho accettato quello che mi avevano detto e sentire una conferma dalla regina è stato come se l'intera mia conoscenza mi fosse crollata di dosso. I tempi sono passati e mi sono ambientata nel palazzo. Frequentavo le varie lezioni che erano state programmate e parlavo con i miei genitori. Avevo chiesto se potevo salutare la famiglia che si è presa cura di me e loro mi hanno accompagnata. Era la mia prima uscita con le vesti della principessa. Tutti mi avevo guardata stranamente, perché non mi avevano riconosciuta con tale vesti. E si inchinati, come forma di rispetto. Già da allora ho odiato la nostra società e quel pensiero di distacco fra le varie persone. Mi sono avvicinata da loro e li ho detto di non inchinarsi e di comportarsi come sempre hanno fatto con me. Loro hanno sorriso e avevano detto qualcosa ai miei genitori. Non avevo capito, perché avevo visto i miei secondi genitori in lontananza. Mi sono messa a correre e li ho salutati, abbracciandoli. Loro erano molto felici di vedermi, ma si vedeva che la loro salute stava peggiorando. Mi hanno raggiunta i miei genitori e ci siamo fermati ad un bar vicino per bere qualcosa insieme. Tutti erano sorpresi nel vederci lì, ma anche incuriositi. Abbiamo parlato e li ho raccontato della mia vita al palazzo, che mi mancano tantissimo e la libertà che godevo insieme a loro. Loro erano commossi ed al tempo stesso felici. Dopo quella visita, ho chiesto ai miei genitori di mandare un dottore da loro. Quella era l'ultima volta che li ho visti»
Zeno: «Vuoi che andiamo a vedere se ci sono? Al limite proviamoci!»
Lo guardo e gli sorrido, sapendo che le mie guance non facevano altro che arrossire in sua presenza. Bussiamo alla porta ed aspettiamo qualche risposta. All'inizio sembrava che non ci vivesse nessuno, ma poi la luce si è accesa e la porta si è aperta.
Appena i nostri sguardi si incrociano, ho versato delle lacrime, ma lacrime di commozione.
Mamma02: «Asuna! Asuna, sei proprio tu»
Io, asciugandomi le guancia: «Sì, mamma»
Ci abbracciamo e mi dice: «Come sei cresciuta, Asuna mia cara. Vedo che stai bene! Siete - sciogliendo l'abbraccio - i benvenuti. Entrate pure!»
La seguo, seguita da Zeno. L'ambiente è rimasto lo stesso da quando ero piccola. Ci invita a sedere e lei ci prepara del thè alle mele.

La vita promette sorprese come è successo a CenerentolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora