91 Capitolo

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Zeno, sorridendo: «Quelli sì che erano bei tempi. Però sono soddisfatto anche della mia attuale vita, anche se non del tutto»
Il nostro sguardo si incrocia e mi sento in imbarazzo. Non riuscivo a continuare con questo.
Io, alzandomi lentamente: «Vorrei rimanere un po' da sola. Sarò fuori, quindi non preoccupatevi»
Zeno voleva accompagnarmi, ma lo ringrazio per il gentile gesto e continuo da sola. Sentivo il mio corpo ancora pesante. Mi avvicino ad salice piangente e metto la schiena contro il tronco. Metto le mie mani sul petto e mi rendo conto che il battito cardiaco era aumentato. Più ripenso al motivo, più mi sento imbarazzata.
È un altro intoppo!? O cosa dovrebbe esserlo, o destino che hai deciso tutto fin dalla nostra nascita? Spero riesca a riassumere il mio solito carattere, anche se ne ho qualche dubbio perché il mio cuore vuole che io sia sincera con quello che sento.
Mi giro e mi trovo accanto a me Zeno sorridere. Abbasso la testa, per nascondere il rossore delle mie guance.
Zeno: «Sapevo di ritrovarti qui, Asuna. Ti andrebbe di camminare un pochettino?»
Annuisco e faccio dei respiri profondi, per ristabilire l'equilibrio interno.
Zeno: «Lo sai che da piccolo ero un po' birichino e mi piace giocare tanto con i bambini della mia stessa età. Però i miei genitori mi facevano incontrare i figli nobili e loro non mi avevano mai proposto di giocare giochi come quelli che facevano i bambini dei contadini. È proprio da quel momento che ho cominciato a fare quella uscite clandestine del palazzo. Però un giorno hanno capito il tutto e quindi sono stato costretto a rimanere al palazzo ed uscire sempre seguito da qualche guardia. Ricevevo lezioni al palazzo, facevo incontri con i nobili, ma tutto quello non mi piaceva. Finché non ho conosciuto Akira. Lui è figlio di un nobile, amico di mio padre. Ha educato suo figlio nel miglior dei modi e perciò lo rispetto e ritengo che ogni sua decisione ha una qualche ragione. Lui giocava con me, proponendomi anche dei giochi che giocavo con gli altri bambini ed è per questo che sono molto attaccato a lui. Lui rispecchiava quello che desideravo, perché aveva un padre non molto serio come il mio. Ogni volta che mi sentivo giù di morale, lui era l'unico un grado di comprendermi ed aiutarmi. Ma dopo averti conosciuta, ho capito che anche tu eri diventata una forma di sostegno. Anche tu avevi delle buone, anzi ottime, idee, che erano indispensabili»
Io, sorridendo: «Mi fa veramente piacere sentire ciò. A differenza tua, io invece avevo paura del futuro. Odiavo me stessa, perché avevo capito chi ero a ben quattro anni. Avevo letto in un libro il significato della corona alla mia spalla e non riuscivo a crederci. Dopo la visita al palazzo, ho avuto la conferma che quello che avevo letto era giusto. Mi sono sentita così triste, preoccupata, e soprattutto spaventata per cosa mi aveva messo in serbo il futuro. Dopo il colpo di stato e la morte di mia madre, mi sentivo così triste e sola. Ma nascondevo questi sentimenti al signor Nakamura. Sapevo che lui aveva a che fare con quello che è successo ai miei genitori, ma non avevo nessuna prova di colpevolezza. Ho diverse volte voluto eliminare il simbolo alla mia spalla, ma non riuscivo a completare ciò che cominciavo. Perché avevo trovato un libro di mia madre e lo leggevo ogni volta quando ero sola. Così mi sono consolata e ho ripreso a condurre una vita normale. Così gli anni sono passati e ho imparato varie attività al segreto, quando paparino era al lavoro, perché se fosse presente me lo avrebbe sicuramente impedito. Ma quello era necessario per costruire una me più forte, più decisa. Ogni volta che mi guardavo allo specchio, avevo la tentazione di eliminarmi ed porre fine a queste sofferenze, ma mi ricordavo sempre la frase che mia madre mi diceva e che mi consolava nonostante la sua lontananza. Più me la ricordavo, più mi sentivo debole ed incapace di condurre la vita che mi è stata prescritta. Mi sono sempre chiesta perché devo soffrire così? Perché devo subire il tutto e poi perdonare tutti? Perché non posso mai essere chiunque altro? E anche ora che la pace si sta stabilendo, ho tantissima paura. Mi chiedo sempre se quello che ho fatto è giusto o se ho discriminato qualcuno. Ho sempre paura, Zeno. Questa paura non mi abbandonerà mai! Ti prego, aiutami»
Mi fermo e abbasso lo sguardo. Non avrei mai voluto dire nulla a nessuno, ma questo era troppo per me. Come si dice, è stata aggiunta la goccia che ha fatto traboccare la brocca. Sentivo le lacrime umidire il mio viso. Mi sentivo così debole e così incapace di rispondere a queste domande. Volevo solo togliermi quel simbolo sulla spalla e condurre una vita normale, una vita priva di lusso. Volevo porre fine a questa tortura che mi ha perseguitata per questi diciannove anni. Mi tocco la spalla destra e la stringo forte. Le lacrime non volevano fermarsi. Fiumi di lacrime scendevano, come se ci fosse un'inondazione. Un'inondazione di sentimenti, ecco cos'era. Mi sentivo così incapace di condurre la mia vita, non mi sento più a mio agio. La situazione al regno si sta stabilizzando, ma questo non mi riguarda internamente.
Io, asciugandomi le lacrime: «Mi dispiace averti detto tutto. Era forse meglio non dirti nulla e continuare a soffrire. L'ho detto una volta anche a Setsuna, ma sapevo che lei non mi avrebbe mai dato retta. Mi dispiace tanto averti coinvolto in questioni personali e ti prometto che non lo farò più»

La vita promette sorprese come è successo a CenerentolaWhere stories live. Discover now