58 Capitolo

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Alla fine del pranzo tutti mi salutano e mi ringraziano per il pranzo. Li ringrazio io per avermi sostenuta e spero di essere in grado di soddisfare anche le loro richieste. La contessa Michiko mi voleva parlare in privato e così la conduco nell'ufficio dove lavoravano i miei genitori e dove ora copro la loro presenza. Lei si siede e mi dice: «Mia figlia mi ha parlato di lei e mi ha spiegato tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, nascondendo la sua vera identità. Allora una domanda mi sorge spontanea: perché lei ha dovuto sopportare tutto questo? Perché rischiare così tanto, pur sapendo che potrebbe anche non vivere tali esperienze?»
Mi siedo accanto a lei e le rispondo: «In effetti lei ha ragione e le sue domande sono sensate. Perché avrei dovuto rischiare la vita diverse volte, pur sapendo che avrei potuto prevenirle? Perché essere quasi sul punto della morte per colpa della gelosia ed egoismo di suo ex marito? Il fatto sta, come ho detto anche a Zeno, che il principe, futuro erede al trono di un regno, non può starsene lì al palazzo a divertirsi, altrimenti non comprenderebbe mai la vita delle persone. La vita è piena di esperienze che possono avere un buon ma anche un cattivo esito alla loro fine. Ma ciò che è importante è comprendere le fondamenta! Inoltre non ho voluto ammettere la mia vera identità perché avevo un presentimento che il conte Tanomon sarebbe arrivato anche a Emeraldania. E volevo porre fine ai suoi atteggiamenti egoistici. Questo è tutto!»
La contessa chiude i suoi occhi, come se stesse riflettendo o stesse preparando una nuova domanda, e poi mi dice: «Sono veramente felice di sapere che al trono abbiamo una principessa, anzi una regina, molto comprensiva e che vuole bene a tutti. Lei è veramente l'esatto opposto di mio ex-marito. Spero che lei continui così e che viva a lungo. Ora devo tornare a casa. Forse, al pomeriggio, passerà mia figlia per parlarle»
Io: «Grazie tante, contessa. Le sue parole mi hanno resa felice e spero di soddisfare le vostre richieste. Ora la accompagno alla carrozza»
Così l'accompagno fuori e rimango ad osservare la figura della carrozza diventare sempre più piccola nell'orizzonte. Ritorno all'ufficio e riprendo il lavoro.
Non so quanti fogli ho letto e risposto, ma devo ammettere che ho perso la percezione del tempo. Setsuna entrava a volte e mi portava vassoi con della merenda. Alzavo lo sguardo, mangiavo qualcosa e soprattutto bevevo l'acqua. Il tempo sembrava essere qualcosa di infinito, impercepibile.
Però la luce che illuminava la stanza ha incominciato a scarseggiare e ho deciso di fermarmi per oggi. Domani devo parlare col popolo e sapere la loro opinione. Spero di essere in grado di soddisfare le loro richieste!
Mi alzo e guardo il giardino del palazzo. Diversi bambini giocavano e questo non faceva altro che allegrire l'aria del palazzo. Tutti hanno il diritto di entrare al palazzo e chiedermi qualsiasi domanda abbiano. Siamo tutti umani!
Scendo giù per le scale e raggiungo il giardino. Subito i bambini si accorgono della mia presenza e mi circondano. Tutti erano felici e sorridenti. Mi hanno ringraziata per il permesso di giocare lì e vogliono venire tutti i giorni. Sorrido e li dico: «Siete sempre i benvenuti, bambini cari!»
Mi siedo accanto a loro e loro continuano a giocare, fino a che i loro genitori li richiamano. Mi salutano con un cenno del capo ed io sorrido. Vedevo sempre le loro figure allontanarsi e questo mi ha fatto riflettere sul concetto della famiglia. Ho riflettuto per vari minuti, immergendomi nel mio mondo parallelo dedicato alle riflessioni, ma poi Setsuna mi riporta alla realtà, dicendomi di avere in ospite nella sala degli ospiti. La ringrazio e mi dirigo dove mi è stato indicato. Apro la porta e subito qualcuno mi abbraccia. Ho chiuso i miei occhi d'istinto, perché la persona ha agito velocemente. L'abbraccio era caloroso, come se fosse da parte di un'amica. Apro gli occhi e mi trovo Aya sorridere.
Aya, indietreggiando e poi facendo un inchino: «Ma che piacere conoscerLa e rivederLa, vostra altezza»
Io, stando al suo gioco: «Il piacere è mio, contessa Aya»
Ci guardiamo negli occhi e subito cominciamo a ridere.
Aya: «Mi fa piacere vederti nel tuo vero luogo e ruolo, Asuna. Mia madre mi ha detto tutto. Hai avuto delle brillantissime idee per rimediare a quanto accaduto. Sei veramente una persona molto eccezionale. Capisco anche perché Zeno... Ops, scusa. Non volevo affatto metterti in imbarazzo»
Io: «Non ti preoccupare, continua pure»
Aya: «Scusami ancora, Asuna. Sai - cambiando discorso - ho saputo che Zeno si sta impegnando nel suo lavoro, aiutando i suoi genitori. Ogni tanto, però, fa ancora le sue uscite clandestine»
Io, affaciandomi alla finestra: «È giusto che le lllfaccia, Aya. La società ci ha tramandato che le persone ricche, nobili e sovrani, devono essere sempre accompagnati da delle guardie per la salvaguardia della loro vita. Ma questo non fa emergere la vera personalità di una persona. Questo porta ad un distacco tra i ricchi e le altre persone. Già il fatto di integrarsi, pur nascondendo la propria identità, è un passo avanti nel voler modificare la forma della società che ci è stata tramandata. Anch'io l'ho fatto, ma subito si sono accorti della mia presenza. Perciò cerco di modificarla in questo momento. Ho parlato anche con i nobili, che sono le persone che ritengono che sia necessario un dislivello tra le persone perché ogni persona è responsabile di quanto guadagna, e, a quanto pare, sono d'accordo con me e vogliono aiutarmi a realizzare questo sogno. Ma sono consapevole che non tutti erano d'accordo e che sicuramente ci sorgeranno dei problemi. Ma questa è la vita! Dobbiamo cercare di trovare delle soluzioni che soddisfino tutti, anche se a volte risulta impossibile»

La vita promette sorprese come è successo a CenerentolaWhere stories live. Discover now