10 Capitolo

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Certo lavorare con le stampelle non è per niente semplice, ma devo mettere me stessa per soddisfare le loro richieste.
A volte Yuki voleva venire ad aiutarmi, ma sua sorella la chiamava come se non volesse che Yuki abbia un contatto con me. Perché tutto questo odio nei miei confronti? Che male ho fatto per questa famiglia? Forse il fatto di ospitarmi li pesa, ma credevo che tutto fosse stato chiarito il giorno d'addio con paparino. Strano, ma credo che tra non molto tutto ritornerà alla normalità.
Il giorno seguente ho ottenuto il consenso da parte della matrigna per poter uscire e passare il mio pomeriggio fuori con i miei amici. Salgo nella mia stanza e mi cambio i vestiti, indossando un vestito un po' pesante ed un mantello che tiene il calduccio. Esco e Yuki mi saluta, augurandomi un buon divertimento. Ho deciso di lasciare le stampelle a casa, tanto sono ritornata a camminare normalmente. Raggiungo la città in un breve lasso di tempo. Questo perché la mia mente non faceva altro che fare ipotesi sull'origine dell'odio a casa. Mi siedo sul bordo della fontana ed alzo lo sguardo in cielo. Era sereno e non presentava nessuna nuvola. È paradossale dato che siamo in inverno.
Sentivo le voci delle persone discutere di problemi di un genere molto diverso dai miei, cui saprei darli una soluzione. Ma dato che non sono stata interpellata, allora è meglio che lasci le vicende come sono altrimenti passerei per una ficcanaso. Continuo ad ammirare la bellezza del cielo, finché non intravedo un'ombra avvicinarsi da me.
Abbasso il mio sguardo e mi trovo accanto una ragazza della mia stessa età, che aveva uno sguardo molto timido ed imbarazzato. Come se non volesse entrare in contatto con persone che non conosce.
Ragazza: «Scusami se ti disturbo, ma... Ma potrei porti una domanda»
Io: «Certamente. Possiamo prima mettere qualcosa nello stomaco? Immagino tu sia affamata dopo questo lungo e duro viaggio, signorina! Ti accompagno io e per quanto riguarda le spese non pensarci nemmeno»
Prende la sua valigia e mi segue. Ci sediamo in un tavolo di un ristorante-bar e ordiniamo quello che vogliamo: mi sono presa un cornetto alle noci ed un succo di frutta, lei invece ha preso soltanto una tazza di cappuccino.
Quando arrivano le nostre richiese, ho notato che la signorina non faceva altro che osservare attentamente la tazza, come se fosse immersa nel mondo dei pensieri. I suoi occhi verdi sembravano osservare la tazza, ma potevo percepire che la sua mente non analizzava la tazza ma qualche esperienza personale.
L'ho osservata attentamente: lei indossa un completo porpora che sta bene con il colore chiaro della sua pelle. I capelli color miele le cadevano sulle spalle e sembravano che non fossero nella loro solita acconciatura, dato che i vari capelli presentano delle pieghe. Inoltre le lentiggini sul naso le davano un altro tocco di bellezza. La sua postura non faceva altro che confermare la mia ipotesi.
Le chiedo: «Mi scusi, signorina, per il disturbo ma c'è qualcosa che le turba? È molto pensierosa»
Ragazza: «Beh, ecco... Non è niente. Non c'è niente di cui preoccuparsi»
Io: «Sa, a volte essere sinceri è meglio perché permette alle altre persone di comprendere il proprio animo. Ma ovviamente non si deve sentirsi obbligata a farlo, soprattutto con persone che non si conoscono»
Lei mi guarda con degli occhi stupiti, poi abbassa i suoi occhi. E mi dice: «Hai pienamente ragione. Sai - guardandomi dritta negli occhi con un sorriso forzato - mi ricordi una persona che ho conosciuto, ma che purtroppo non ricordo chi fosse e anche dove l'abbia conosciuta. Ecco... Io sono scappata da casa e vorrei alloggiare momentaneamente in un albergo non troppo caro. Soltanto che non so dove trovarlo e mi piacerebbe parlare con uno che conosce bene la città»
Io: «Io non sono una vera abitante di questa città, ma muovermi me la so cavare. Se vuole posso fare da tramite con dei veri abitanti e quindi può sapere dove poter alloggiare»
Signorina: «Grazie al cielo, c'è qualcuno in grado di aiutarmi. Grazie tante, ...»
Io: «Asuna. Il mio nome è Asuna»
Signorina: «Grazie Asuna. È un piacere averti conosciuta. Io sono Aya. E per favore non vorrei più formalità tra di noi. Vorrei dimenticare per adesso la mia vita»
Annuisco e, dopo aver pagato, ci incamminiamo verso il mercato. Ho salutato Yuu, che sembrava lavorare sodo come aiutante del fruttivendolo. Ho chiesto ai vari venditori ed alcuni di loro hanno soddisfatto le nostre richieste. Prendiamo una cartina e con l'aiuto di Yuu individuiamo le collocazioni dei vari alberghi. Aya ci guardava con uno sguardo meravigliato, ma non si era accorta che non aveva più la valigia accanto a sé. Quando si accorge di non avercela, incomincia a piangere e la consolo, dicendole che l'avremo ritrovata il più presto possibile!
Così incominciamo ad interrogare gli abitanti, chiedendo di persone con la valigia di Aya, descrivendogliela. Alcuni ci hanno risposto positivamente, altri no.
Alla fine raccogliamo le informazioni ottenute, le rappresentiamo nella mappa e vi guardiamo negli occhi. Io, Aya e Yuu.

La vita promette sorprese come è successo a CenerentolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora