Pressione

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Il giorno seguente li vide impegnati in una doppia seduta di allenamento: la mattina in sala pesi, il pomeriggio in palestra.

Tornati finalmente nel loro appartamento dopo aver cenato velocemente col resto della squadra, Goran e Vladimir si buttarono sul divano, esausti. Al di là della fatica fisica, a cui erano abituati, era la tensione emotiva che li spossava e minacciava di tirare loro qualche brutto scherzo: non era una cosa da tutti i giorni giocarsi una medaglia olimpica e la Serbia era una delle favorite del torneo, anche in virtù dell'ottimo gioco espresso nell'ultimo quadriennio. I suoi giocatori erano unanimemente riconosciuti tra i migliori al mondo nei rispettivi ruoli e un intero Paese riponeva in loro sogni, speranze e ambizioni.

Anche Nikola sentiva la pressione, ma, forse per il suo carattere più schivo e riflessivo, esternava meno il suo disagio.


Lui e Alessia erano seduti sul letto di lui, la porta della camera chiusa ad attutire i suoni provenienti dal soggiorno. Vladimir e Goran erano così carini da lasciare loro un po' di tempo per stare insieme, visto che durante il giorno dovevano comportarsi come semplici amici.

Alessia era curiosa: il giorno precedente non aveva avuto modo di chiedergli spiegazioni, così lo fece ora.

<<Quindi hai pensato alla "fase due">> constatò.

Nikola la fissò e le prese una mano, accarezzandole il dorso con il pollice.

<<A dire il vero, non ho pensato ad altro>> confessò tranquillamente, come se non fosse un argomento imbarazzante. Ma per lei lo era.

<<E posso sapere in che cosa consiste esattamente?>>

Dopo un breve silenzio, lui spiegò:

<<Devi abituarti a lasciarti guardare e toccare, come tu hai fatto con me>>

<<E se non ci riuscissi?>> chiese Alessia preoccupata.

Nikola le accarezzò la guancia.

<<Non c'è fretta, Ale. Posso aspettare tutto il tempo necessario>>

<<Lo so, tu sei... stupendo>> gli disse sottovoce, abbassando lo sguardo sulle loro mani congiunte.

Sospirò, poi lo guardò di nuovo. Ritirò la mano e si alzò in piedi, mettendosi di fronte a lui, che non la perdeva di vista nemmeno per un secondo. Vincendo la sua timidezza, lentamente si sfilò la maglietta che indossava, rimanendo davanti al ragazzo con solo il reggiseno addosso.

Lo vide inspirare e stringere i pugni.

<<Non devi farlo se non te la senti>> la sua voce era controllata, ma i suoi occhi tradivano le sue emozioni.

Per Alessia fu un motivo in più per continuare. Rimase ferma dov'era, aspettando che lui si muovesse.

Broken SoulWhere stories live. Discover now