Lettera

348 20 5
                                    

Aveva chiesto a Goran di passare da lei prima di andare all'allenamento serale. L'amico l'aveva raggiunta subito, preoccupato che fosse successo qualcosa.

<<Devo chiederti un favore. Puoi consegnare questa a Nikola da parte mia?>> gli porse una busta bianca sigillata.

<<Certo>> Goran era perplesso, glielo leggeva in faccia. <<Tutto bene?>>

Alessia fece un sorriso tirato e rispose con più naturalezza possibile.

<<Benissimo>>

Dopo un'altra occhiata dubbiosa, Goran la salutò e si diresse verso la porta.


Al termine dell'allenamento Goran gli si era avvicinato e gli aveva dato una busta. Non aveva capito cosa fosse finché non l'aveva aperta, nella privacy della sua auto. Aveva subito riconosciuto la calligrafia ordinata di Alessia.

"Caro Nikola,

se ti stai chiedendo il motivo di questa lettera posso spiegartelo facilmente. Quando sono con te non riesco a ragionare lucidamente, quindi non posso dirti di persona quello che mi accingo a scriverti. Sei entrato nella mia vita in punta di piedi, ma hai lentamente demolito ogni mia certezza, ogni barriera che avevo costruito per proteggermi. Purtroppo, però, non potrai mai distruggere le mie paure, i miei incubi e i miei demoni. L'hai detto anche tu: sono parte di me. Per un attimo ho creduto di farcela; è stato l'attimo più bello di tutta la mia vita. Ma la realtà è che quello che è accaduto con Antonio mi ha segnata profondamente e ci vorrà del tempo per superarlo, se mai ci riuscirò. E non è giusto che io ti chieda di aspettare qualcosa che non so nemmeno se avverrà. Ti ringrazio perché mi sei stato accanto, mi hai incoraggiata e aiutata; ma ti chiedo di dimenticare quel bacio e tutto quello che c'è stato tra noi nelle ultime settimane. Vorrei che fossimo amici, ma, cosa ancora più importante, vorrei che tu andassi avanti con la tua vita. Tengo troppo a te per legarti ad un disastro come me. Grazie di tutto, e scusa.

Alessia"


Rilesse la lettera più volte, come per assicurarsi di avere capito bene. le aveva promesso che non si sarebbe arreso, eppure era proprio quello che lei gli chiedeva di fare.

In quei due giorni in cui non si erano né visti né sentiti, Nikola aveva riflettuto molto. Si era documentato, scoprendo che il rifiuto e la paura inconsci del contatto fisico erano una conseguenza comune per chi aveva subìto una violenza fisica, come nel caso di Alessia. Tutti gli psicologi concordavano nell'affermare che non era impossibile, per le vittime, tornare ad una vita normale, che includesse anche dei rapporti fisici. Ma non c'era nemmeno la certezza che ciò accadesse. Venne a sapere che le vittime non provavano solo una paura generica e immotivata al tocco di un'altra persona, ma rivivevano esattamente quello che avevano subìto per mano del loro aggressore. Come se il loro corpo replicasse le reazioni fisiche che avevano sperimentato durante la violenza. Non era una reazione razionale, ma inconscia.

Aveva capito, quindi, quello che aveva provato Alessia durante il bacio. Vederla in quello stato, terrorizzata e ferita, gli aveva fatto comprendere che non avrebbe mai potuto aiutarla, se lei per prima non si fosse convinta del contrario, della possibilità di superare tutto quel dolore. Non voleva più vederla così. Dopo aver letto la lettera, prese una decisione: si sarebbe fatto da parte, rimanendo al suo fianco come un semplice amico, finché lei non fosse stata pronta. Non gli importava che ci volesse un mese, oppure un anno. Quando lei glielo avrebbe permesso, lui ci sarebbe stato.


Broken SoulWhere stories live. Discover now