Cerimonia di apertura

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L'emozione era alle stelle: la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici era iniziata già da un po' di tempo e adesso stavano per entrare le prime delegazioni. Alessia, grazie all'accredito riservato a giornalisti e fotografi, era stata autorizzata a muoversi lungo tutto il perimetro delle tribune e aspettava con ansia l'ingresso della Nazionale serba.

Finora lo spettacolo era stato magnifico: musiche, suoni, luci, danze. L'inno australiano cantato  a squarciagola da migliaia di persone e poi l'emozione dell'ultimo tratto di percorso della Fiamma Olimpica, portata dalla tedofora aborigena velocista della squadra aussie. Alessia era consapevole di stare vivendo una serata unica e magica.

Le delegazioni entrarono una alla volta, in rigoroso ordine alfabetico. Sul volto di ogni singolo atleta era visibile la grande gioia causata dall'atmosfera e dal significato dei Giochi: per uno sportivo quello era il massimo traguardo possibile.

Quando entrarono gli atleti italiani lei cercò con lo sguardo i pallavolisti che giocavano a Cuneo, ma nella grande confusione generale non riuscì ad individuarli. Sperava di riuscire a vederli nei giorni successivi per salutarli e fare loro un in bocca al lupo per il torneo.

Lentamente si avvicinò anche il momento dell'ingresso della Serbia. Per fortuna tutta la squadra di pallavolo camminava vicina: poté così individuare piuttosto facilmente, grazie all'altezza dei giocatori, Nikola, Goran e Vladimir. Anche loro la videro e la salutarono. La ragazza ricambiò il saluto e li seguì con gli occhi mentre effettuavano il giro del campo. Era felice per loro: non avrebbero mai dimenticato le emozioni provate in quel momento, né quelle dei giorni successivi.


La partita contro l'Egitto fu poco più di una formalità: nonostante il grande impegno dei ragazzi nordafricani il divario tecnico con la formazione serba era troppo grande. Boban si concesse anche il lusso di sostituire a turno, nel corso dei set, i giocatori titolari, approfittandone per buttare nella mischia i più giovani, in modo da far fare loro esperienza.


La sera uscirono tutti insieme per festeggiare la vittoria. Cenarono in un locale molto carino a Darling Harbour, una zona della baia di Sydney piena di vita, di ristoranti e di luoghi di ritrovo.

I ragazzi furono tutti simpatici e gentili con lei, chiedendole anche qualche informazione sulla sua vita e sul suo lavoro. Sentiva che integrarsi in quella grande famiglia allargata sarebbe stato più semplice di quanto avesse immaginato.

Spesso si ritrovava a fissare Nikola e varie volte lo sorprese a fare la stessa cosa. Non si erano seduti vicini per non cedere alla tentazione di toccarsi, ma a quanto pareva non riuscivano a non cercarsi, almeno con gli occhi.

Goran sembrava essersi accorto di questa loro difficoltà e, ogni qual volta Alessia sentiva il bisogno irrefrenabile di alzarsi e andare da Nikola, l'amico la distraeva con una scusa o una battuta.

A parte questo, la serata trascorse in un clima amichevole e disteso e nessuno avrebbe voluto rientrare al Villaggio. Ma erano stanchi e due giorni dopo avrebbero dovuto giocare di nuovo, questa volta contro la quotata formazione tedesca, candidata a contendere loro il primo posto nel girone. Così Boban li costrinse a tornare nei rispettivi appartamenti.

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