Aggressione

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<<Prova a immaginare>> le ringhiò contro mentre continuava a tenerla bloccata contro il muro. <<Non ti viene in mente niente?>> adesso le stringeva la gola e Alessia iniziava ad avere difficoltà a respirare. <<Hai dato via tutto, non mi hai lasciato niente! Hai venduto anche la casa! Ora non ho più nulla!>>

Alessia annaspava in cerca d'aria. Cosa poteva fare? Non c'era nessuno in palestra.

<<Sei solo una puttanella!>> la schiaffeggiò così forte che le spaccò il labbro inferiore, poi la spinse per terra.

Alessia riuscì a respirare di nuovo, ma il sollievo fu solo momentaneo, perché lo vide avvicinarsi con aria minacciosa.

<<Dove sono i tuoi cani da guardia? Ti hanno lasciato sola, eh?>> un ghigno gli si disegnò sul volto. Le si inginocchiò accanto e la bloccò a terra col peso del suo corpo.

Alessia provò a liberarsi, ma lui era troppo pesante. Iniziò a scalciare cercando di colpirlo e si dimenò, ma i suoi sforzi non portarono a niente.

Antonio ormai non ragionava più. La colpì ancora e poi, con una mano, le tenne ferme le braccia. La ragazza urlò quando sentì la mano di lui infilarsi sotto la maglia e toccarle il seno.

//No! No!//

Disperata, tentò ancora di svincolarsi, ma lui la trattenne. Capì che stava cercando di sbottonarle i jeans e urlò di nuovo. Lacrime amare le solcarono le guance e iniziò a singhiozzare in preda al panico. Lui tentò di baciarla. Il suo alito puzzava di alcol e lei lo morse, facendolo infuriare ancora di più. Lo vide armeggiare con i propri pantaloni e capì quello che stava per accadere. Questa volta non sarebbe riuscita a scappare.


Era rientrato in palestra in cerca della ragazza e aveva sentito dei suoni provenire dallo spogliatoio. Inizialmente gli erano sembrati solo dei rumori indistinti, ma poi aveva udito le urla e si era precipitato nella stanza. La porta era aperta e la scena che si era trovato davanti gli aveva gelato il sangue.

Alessia era per terra e un uomo era sopra di lei. Lo riconobbe subito. La toccava ovunque e cercava di baciarla. Reagì d'istinto, senza pensare. Afferrò Antonio da dietro e lo scaraventò ad un paio di metri di distanza.

La sorpresa sul volto dell'uomo fu immediatamente sostituita da una rabbia cieca. Ringhiando, si buttò su di lui, ma Nikola era sobrio e più atletico, così riuscì a schivare il colpo. Gli assestò un pugno in pieno volto, facendogli sanguinare il naso, tuttavia Antonio non si diede per vinto. Barcollando, si avventò ancora contro il ragazzo, che, per via del ginocchio non ancora del tutto guarito, fece fatica a respingere l'assalto. Alla fine ci riuscì e lo colpì con un paio di pugni talmente forti da mandarlo a terra privo di sensi.

Nikola estrasse il cellulare dalla tasca e compose il numero della polizia, raccontando velocemente quello che era successo e chiedendo anche che mandassero sul posto un'ambulanza. Poi trascinò il corpo di Antonio nel bagno e lo chiuse all'interno.

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