Preparazione

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Alessia non era preparata a quello che si trovò di fronte. Si era aspettata solo Betty, invece si ritrovò davanti anche Goran, elegantissimo nel suo smoking nero. Inoltre i due reggevano tra le braccia una serie di pacchi e buste di varie forme e misure. Fu così sorpresa che li guardò a bocca aperta per alcuni secondi. Poi si riprese e li fece accomodare nel piccolo soggiorno.

<<Che ci fate qui? Betty, non dovresti essere a casa tua a farti bella in attesa di Juan per andare alla festa?>>

L'amica, con l'aria più innocente del mondo, disse:

<<Veramente ci prepareremo insieme, perché tu verrai con noi alla festa>>

Di colpo Alessia capì cosa c'era in tutti quei pacchetti: scarpe, vestiti, trucchi e chissà cos'altro. Il lampo di consapevolezza che le passò negli occhi doveva essere stato molto evidente perché subito Goran parlò:

<<Non prendertela con lei, è stata una mia idea>>

<<Come facevi a sapere che non...>> un altro flash. Si girò di scatto verso l'amica. <<Cosa gli hai detto esattamente?>>

Betty indietreggiò di un passo con aria colpevole.

<<Io...>>

Alessia si sentì stringere le braccia con una stretta delicata ma decisa e si ritrovò a fissare il volto di Goran. Era serio.

<<Ascoltami. Betty mi ha raccontato pochissimo e l'ha fatto solo perché io ho insistito. Volevo che stasera ci fossi anche tu. Perciò, ti prego, lascia che ti aiutiamo e goditi la serata. Ok?>>


Goran vide che sul volto della ragazza comparvero, una dopo l'altra, diverse emozioni: rabbia, incredulità, vergogna. Alla fine la sentì rilassarsi e sospirare.


<<Scusa Betty. Non avrei dovuto arrabbiarmi>> disse guardando l'amica. Sapeva che le sue intenzioni erano buone e non voleva ferire i suoi sentimenti. <<Allora cosa indosserò stasera?>>

Betty riprese animo e la trascinò in camera spiegandole quello che avevano scelto per lei.


Goran si sedette sul divano e, per affrontare la lunga attesa che lo aspettava, si guardò intorno. La casa era piccola e modesta, ma straordinariamente intima: una piccola cucina in un angolo con un tavolo allungabile, il divano davanti alla televisione, mensole cariche di libri sulle pareti. Appese c'erano delle fotografie in bianco e nero che ritraevano persone qualunque, passanti, venditori ambulanti. Doveva averle scattate lei. Erano molto belle. Pensò che doveva essere una ragazza molto orgogliosa della sua autonomia e della sua vita, ma... quale genitore avrebbe permesso che la propria figlia vivesse da sola con uno stipendio che bastava appena per coprire le spese? La risposta gli giunse improvvisa: nessun genitore a cui importasse veramente qualcosa della figlia.


Dopo quella che gli parve un'eternità, anche se in realtà era passata solo un'ora, udì la voce squillante di Betty che annunciava che erano pronte. La porta della camera si aprì e Betty ne uscì con passo sicuro, avvolta in un lungo vestito verde smeraldo che faceva risaltare i suoi occhi e sottolineava la sua silhouette slanciata. Goran le scoccò un sorriso di approvazione. Aspettarono che arrivasse anche Alessia, ma non ve ne era traccia.

<<Avanti, Ale>> la chiamò la ragazza. <<Non ti mangeremo>>

Con riluttanza, Alessia avanzò imbarazzata.


Quando Goran la vide non credette ai propri occhi. Non assomigliava per niente alla ragazza acqua e sapone che conosceva! Doveva ammettere che Betty aveva fatto un lavoro eccellente. Indossava un vestito blu mono spalla che le sottolineava la vita stretta e le scivolava sinuoso lungo i fianchi, fino alle caviglie. Al di sotto si intuivano delle scarpe in tinta con tacchi alti. I capelli erano semi raccolti in una acconciatura che le lasciava cadere sulle spalle una morbida cascata nera. Il trucco, molto leggero e naturale, metteva in risalto gli occhi scuri. Un girocollo di piccoli brillanti dava luce alla pelle chiara.

<<Wow>> esclamò Goran. <<Signore, siete splendide>>


Alessia teneva lo sguardo basso, imbarazzata. Era contenta che Goran approvasse il suo aspetto, perché Betty le aveva detto che, a parte la collana che l'amica le aveva prestato, era stato lui a pagare tutto.

Fecero appena in tempo a prendere le loro pochette e a mettersi sulle spalle delle calde stole di lana - dopotutto era dicembre - che sentirono suonare il campanello.  

<<Deve essere Juan>> esclamò eccitata Betty, dirigendosi verso le scale.

Alessia si avvicinò alla porta e Goran si inchinò elegantemente.

<<Smettila o cambio idea e resto a casa>> borbottò lei.

Lui le toccò una spalla e la costrinse a guardarlo negli occhi.

<<Sei una donna, Alessia. E sei bellissima. Lasciati trattare come una donna, almeno per stasera>>

Non sapeva cosa ribattere, perciò annuì in silenzio.

<<Però ti prometto che mi sdebiterò per tutto questo>>

<<Concedimi un ballo e sarò soddisfatto>> le sorrise e le offrì il braccio.

Alessia accettò, cingendoglielo.

<<Ballerò volentieri con te>> finalmente sorrise. Mentre scendevano le scale si ricordò di una cosa.

<<Goran?>>

<<Cosa c'è?>>

<<Anche tu non sei niente male>>

Broken SoulWhere stories live. Discover now