Vicolo

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Marco e lo sconosciuto si girarono di scatto e la videro.

<<Cazzo!>> esclamò il cameraman.

Alessia era così sorpresa che non ebbe la prontezza di correre via e in un attimo fu raggiunta dai due uomini, che subito tentarono di prenderle la macchina fotografica. Lei cercò di difendersi e di proteggere l'apparecchio, poi sentì una voce alle sue spalle.

//Impossibile! Cosa ci fa Goran qui?//

<<Ehi! Lasciatela stare!>> urlò l'amico, avvicinandosi.

In men che non si dica Goran aveva sferrato un pugno allo spacciatore, liberandola dalla sua presa, e si era interposto tra loro. Poco lontano, Marco osservava agitato la scena. Goran si girò verso di lei.

<<Stai bene?>>

Alessia annuì in silenzio.

<<Va via>> le disse lui.

Alessia stava per andarsene quando, con la coda dell'occhio, si accorse che lo spacciatore stava tornando all'attacco; ma questa volta aveva in mano un coltello. Capì che avrebbe colpito Goran, che ancora si trovava tra loro due. Non pensò a quello che stava facendo; lo fece e basta. Con tutta la forza che aveva e sfruttando l'effetto sorpresa, spinse via Goran.

Nel frattempo il fracasso aveva attirato nel vicolo vari clienti del locale, che stavano osservando la scena. Marco trascinò via lo spacciatore, probabilmente nella speranza di non essere riconosciuti e segnalati alla polizia.


Mentre alcuni clienti chiamavano le forze dell'ordine, Goran si avvicinò ad Alessia per assicurarsi che stesse bene. La ragazza era pallida. L'abbracciò, ma lei non rispose alla stretta. Improvvisamente la sentì accasciarsi tra le sue braccia. Con sgomento, la sorresse e sentì sulle mani un liquido caldo: era sangue. La chiamò, ma la ragazza stava perdendo i sensi.


L'ultima cosa che vide fu il volto angosciato dell'amico.


Aprì gli occhi lentamente e le luci le diedero subito fastidio. Sbatté le palpebre per abituarsi e tentò di ricordare dove fosse. Le tornò in mente quello che era successo e subito provò ad alzarsi, ma delle fitte lancinanti le fecero ricadere sul letto. Capì di essere in ospedale.

Sentì qualcuno prenderle la mano e si voltò: l'espressione preoccupata di Goran comparve nel suo campo visivo.

<<Ciao>> la salutò con sollievo.

<<Ciao>> sussurrò lei. Sentiva la gola bruciare.

<<Come ti senti?>>

<<Stanca. Che ore sono?>>

<<E' notte fonda>> Goran si interruppe; capì che stava cercando il modo migliore per dirle qualcosa.

<<Sei stata un'incosciente. Non avresti dovuto spingermi via. Io avrei potuto fermarlo; tu hai rischiato la vita>> lo disse in modo dolce, mentre le stringeva la mano.

Alessia comprese che l'amico si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggerla.

<<Mi dispiace di non averti dato retta; avrei dovuto lasciar perdere tutta questa storia. Ho messo in pericolo anche te>> sospirò. <<Ma non mi dispiace averti evitato una coltellata. Non me lo sarei mai perdonato>>

Si guardarono in silenzio, poi Goran si arrese.

<<Ok>> cedette. <<Più tardi avviserò Betty>>

Alessia stava per chiedergli di non farlo, ma non poteva nascondere alla sua migliore amica di essere in ospedale. E chissà per quanto tempo.


<<Devo avvisare qualcun altro?>>

Alessia lo guardò senza capire.

<<Voglio dire... Un parente?>> specificò Goran.

<<No>>

//Come può non avere nessuno a cui importi se è in ospedale?//

Ma non insistette.

Rimase con lei fino al mattino, poi uscì dalla stanza per telefonare a Betty.

Non sarebbe stato altrettanto facile avvisare Nikola.

Broken SoulWhere stories live. Discover now