CAPITOLO 128: COSE CHE IL SIGNOR BURTON NON CONOSCE

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Ne aveva le palle piene, quando finalmente vide la scritta "Sacile Ovest" sul casello verde della superstrada.

Non ne poteva più, aveva un disperato bisogno di una doccia e di un letto.

Aveva già la macchina pronta da Padova in direzione Milano quando l'avevano chiamato dalla sede centrale e gli avevano praticamente ordinato di andare a Piancavallo.

E ci mancava solo il fottuto incidente in autostrada.

Aveva guardato il video imprecando, finché era rimasto zitto, stupefatto dalla scena.

Una gara di nicchia e tac, l'incredibile.

Un passaggio sul TG regionale e poi la sera su tutte i TG nazionali.

Il video su YouTube aveva ormai passato i tre milioni di visualizzazioni.

Follia, follia pura.

Così eccolo, alle nove passate, diretto verso quel buco di culo di montagna in cui non era mai stato, per quanto quel tipo di Pordenone, Faretti, Favretti, quello che lo chiamava Signor Burton, gliene avesse parlato sempre bene.

Per fortuna era rimasta l'ultima camera al 1301, altrimenti avrebbe dovuto pure passare la notte ad Aviano e svegliarsi all'alba.

Certo era incredibile.

Quei due, usciti dal niente, o almeno è quello che diceva coso, lì, il Faretti, avevano ribaltato le regole del gioco.

Una tipa senza braccio e un cazzone che non è mai riuscito a fare le robe per bene.

E poi, cosa volevano fare?

Lui una cosa simile l'avrebbe fatta, che so, se gli avessero detto che sarebbe morto di lì a poco.

O se, per salvarsi, avesse dovuto fare una cosa tipo ammazzarsi per avere i soldi di un'assicurazione o i proventi uno snuff movie su YouTube.

Totalmente privi di controllo e protezioni, era da pazzi, fare una cosa simile.

Per cosa?

Sbagliare e finire ammazzati?

O tetraplegici?

Ma chi glielo faceva fare?

Comunque il tipo, Favrenti, li conosceva.

Glieli avrebbe presentati.

Aveva carta bianca.

Certo, se lo avessero rifatto.

Non sarebbe stato il signor Burton se avesse premiato ogni stronzo che, per culo, azzeccava un trick.

Ne aveva visti ovunque.

Ragazzi, ragazze, di ogni colore e nazione.

Ma fenomeni?

Dieci forse?

Cinque, più probabile.

Di sicuro i due che avevano sotto contratto.

Ma il resto?

Marmaglia.

E comunque, i due testimonial erano fuori, ma non fino a quel punto.

Fuori come lo è un atleta, che si spinge oltre il limite.

Ma fuori da rischiare la vita per cosa?

La proposta con qualche zero che aveva in tasca?

Per restare traumatizzati a vita?

Non lo era già abbastanza la tipa?

E lui, che problemi aveva?

Come si fa ad essere così stronzi?

Non ne hai passate che basta, se disprezzi così la vita.

Così pensava il signor Burton, mentre guidava tra i boschi illuminati dalla luna piena, senza accorgersi della loro bellezza.

Così pensava di un gesto che invece era un gesto di amore profondo per la vita.

Un amore incondizionato e una voglia di un futuro a lunghissimo termine.

Non l'avrebbe capito il signor Burton, nel suo mondo fatto di contratti e numeri.

In quel suo mondo dove le tavole erano oggetti.

In quel mondo dove Zanna e Bebe le loro tavole le chiamavano per nome, le ringraziavano a fine stagione e dove ogni segno sulla scocca era una cicatrice che si erano fatti insieme.

Non poteva capire, il signor Burton.

Non stasera, con la stanchezza addosso, prima di conoscerli questi Bebe e Zanna.

Ma domani, forse, il signor Burton, avrebbe capito.

Sempre se il pulcino senza un'ala l'avesse rifatto.

E se, naturalmente, il pulcino senza un'ala fosse sopravvissuto per raccontarlo.

E, se due ragazzi arroganti potevano esserne sicuri, lui era molto più smaliziato.

E raramente sbagliava.

Sarebbe stato a vedere.

"Scusi, sa dov'è il 1301 Inn?"

"Li in fondo, non può sbagliare."

Che tipo strano.

Aveva gli occhi di un lupo, e la faccia graffiata.

Doveva essere uno di quelli in gara.

E la tipa in parte, che camminata strana.

Pareva le mancasse una spalla.

O un braccio.

"Oh, cazzo!"

Voltò di corsa l'auto, di colpo sveglio.

Ma erano già spariti nella notte.

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now