CAPITOLO 94: IL DIO ZANNA

68 6 2
                                    

Le cose stavano girando bene per tutti.

Lia era "la DJ", Bebe "quel fenomeno che suonava l'armonica senza un braccio".

I colleghi di Federica l'avevano vista nel video e lo riferirono alla sede centrale, che la propose come testimonial in uno spot.

Giulia non ci aveva guadagnato nulla, ma per lei era abbastanza che suo padre le avesse detto che era fiero di lei.

Però quando la figa di turno aveva iniziato lo sproloquio su quanto era bella, in pizzeria, e tutti si sono voltati a guardare il video che passava in tele e le hanno fatto i complimenti, doveva ammettere che ci aveva goduto.

Zanna aveva aperto una pagina web per ognuna di loro.

"Vi sto brandizzando tutte!" diceva.

Insieme gestivano social e Instagram, con richiami l'una all'altra.

Erano influencer.

Qualunque cosa volesse dire, era una cosa che portava soldi.

E io soldi arrivarono.

Il pezzo di Lia venduto a cinquanta centesimi coi suoi ben otto remix.

Le sponsorizzazioni del negozio di Fede e di quello di Davide.

Il canale YouTube di Bebe, Stella Bebe.

Bebe poi era entrata nel giro di Giulia, e girava come una trottola per le scuole, un pomeriggio persino in un carcere minorile.

Non erano i soldi, ma il bene che le faceva parlare con quei ragazzi disastrati.

Stavano bene.

Avevano tutto, tutto in un colpo solo.

La gente li fermava per strada.

Erano di colpo belli, invidiati e importanti.

Si mantenevano umili, coi piedi per terra e tutto.

Ma la differenza c'era.

Sul conto in banca, al lavoro, in giro.

Soprattutto a casa, dove non erano mai.

Specie Zanna e Bebe, che quasi non si parlavano.

Uno arrivava, l'altro partiva.

Un bacio, un ciao al volo e via.

Ma andava bene così, senza fermarsi, senza sosta, senza altro.

Erano presuntuosi.

In realtà Zanna lo era.

Lia vedeva le serate che mandava avanti suonando musica di altri, il pubblico difficile, la gente che non partiva.

Federica sapeva che c'erano i clienti incazzati dall'altra parte della cassa.

Bebe vedeva ragazzi difficili che non bastava una parola o un gesto dolce per conquistare.

Zanna no.

Non vedeva.

Si sentiva onnipotente.

Non aveva fatto nulla, e si sentiva tutto.

Era suo il merito di tutto.

Ringraziava Lia, Giulia, Bebe.

Ma si sentiva artefice, creatore, mago.

In ufficio l'avevano sentito gridare: "Sono il dio delle analisi!".

Si stava facendo nemici, molti nemici.

E stava perdendo di vista le piccole cose, accecato dalla grandezza.

Tutti gli riconoscevano il merito.

Ma presto tutto sarebbe finito, e solo lui sembrava non saperlo.

Erano andati al mare, nei lettini belli, quelli bianchi e grandi.

Loro che erano da asciugamano buttato in spiaggia e via, passeggiata sul lungomare.

Non era una cosa importante.

Ma solo una delle tante, piccole cose che cambiavano, e che sommate erano tanto.

Zanna aveva progetti, per se, per Bebe.

Tutto in testa, tutto realizzabile, tutto senza limiti.

Tutto spinto all'eccesso, dimentico che la vita chiede il conto alla fine, mai su preventivo.

Bebe se ne accorgeva, ma non gli dava peso.

Stava facendo così tanto per lei.

Che non cercava ricchezza, o fama.

Ma solo tranquillità e amore.

Tanto amore.

Tanto da fare paura.

Tanto di quel bene senza prezzo, che nessuno può comprare.

Lei lo amava abbastanza per due, certo.

Forse.

O forse no?

Bebe [COMPLETA]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang