CAPITOLO 20: LA SFIDA

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"Va bene qui?" disse Zanna, indicando il tavolo.

"Perfetto."

Bebe si tolse la giacca.

La maglietta bianca, scelta per caso la mattina, avrebbe fatto il suo gioco.

"Sei sicuro quindi?"

"Perché, ci hai ripensato?"

"Io no. Volevo solo essere certa che fossi consapevole che ti stai giocando un mese di libertà per due ammassi di grasso. Non vorrei che poi ti tirassi indietro."

"Paura di perdere?"

"Consapevolezza di vincere, direi."

Bebe lo stava provocando, con fare malizioso.

Fallo concentrare su altro.

Seguiva il consiglio di Donatella.

"Sei una donna Bebe, e Zanna un maschio, ovvero un intelletto semplice. Tiralo scemo, conquistalo e poi fagli fare quello che vuoi."

"Una donna monca."

"Una donna punto. Nel senso più bello della parola."

Zanna la fissò.

"Cominciamo?"

"Aspetta... senti che mano fredda..." gli accarezzò il viso, ammiccando.

"Stai temporeggiando?"

"No, voglio solo permetterti di perdere senza rimpianti."

"Paura?"

"Nemmeno un po'... se ti accontenti di loro poi, la posta non è nemmeno alta." Disse, con finta noncuranza.

Sorrideva, ammiccava, lo fissava.

Zanna cedeva, sorrideva, si rilassava.

"Ci serve un arbitro."

"Va bene Anna?"

"Ok."

Bebe gli spiegò la scommessa, e procedettero.

Si sedettero al tavolo.

"Sicuro che lo fai per loro?" disse Bebe.

"Per cosa, altriementi?"

"Potrei insegnarti un sacco di cose. Potrei farti diventare educato, ad esempio."

"Sta tentennando milady? Perché io già pregusto la ricompensa."

"No, milord."

"Cominciamo, allora."

Si misero in posizione.

Mano nella mano, con Anna che li teneva fermi.

"Al mio via partite... tre, due, uno, via!"

Anna lasciò la presa.

Zanna partì delicato, non voleva infierire troppo.

Bebe non si muoveva.

"È il meglio che sai fare?", disse, gli occhi verdi puntati nei suoi.

Era più forte del previsto.

Zanna aumentò la spinta, inclinando leggermente il braccio di Bebe.

La mente di Bebe era lucida.

Tieni questa posizione, fallo stancare.

Barcollava, ma non cedeva.

Era forte, per essere così mingherlina.

Bebe lesse il suo pensiero.

Era il momento.

Chiuse gli occhi.

Zanna pensava che era ora.

Fu una frazione di secondo.

Bebe riaprì gli occhi, che gli esplosero in faccia con la loro luce verde.

"Dì addio alle mie tette!"

Perse la concentrazione un solo istante.

E, spingendo con tutta la forza e la determinazione che aveva, trascinò sul tavolo il braccio di uno Zanna incredulo.

Bebe scattò in piedi, saltando.

"Forse avrei dovuto dirtelo..."

"Che cosa?"

"Che ho battuto tutti i fisioterapisti dell'ospedale, metà infermieri e qualche dottore. Sai, com'è... ho un braccio che deve fare per due..."

"Stronza..."

"Come dici, schiavo?"

"Scusi, badrona."

"Bravo... impari in fretta..."

"E ora?"

"Ora obbedisci, credo."

"Se non lo facessi?"

"Dopo che ti ho offerto ogni possibilità per rinunciare?", disse, fissandolo seria.

"Non credo sia il caso." Intervenne Donatella, che aveva assistito alla sfida.

"Già Zanna. La tua parola ha un valore o no?", disse Anna.

"Ok, ok. Agli ordini badrona."

"Allora cominciamo domani. In pista alle otto e mezza, quando aprono."

"Tu sei fuori."

"Come scusa?"

"Non esiste."

"Puoi ripetere, schiavo?"

"Otto e trenta qui sotto, badrona."

"Bravo, schiavo."

"Chiamami Kuntakinte."

"Alessandro mi piace.", disse accarezzandogli dolce la testa.

"Grazie." Gli posò un piccolo bacio sulla guancia.

"Goditi le ultime ore di libertà." e usci, sorridendo vittoriosa.

Sorrise anche Zanna.

Perdere forse non era poi così male.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora