CAPITOLO 99: NULLA DI MALE

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Zanna zoomò la foto su Instagram, cercando dettagli.

La stava fissando da quasi un minuto.

Era davvero un corpo interessante.

Pensava avrebbe osato di più, visto che era stata così difficile da trovare.

Era proprio come immaginava.

Anche se veniva in ufficio coi pantaloni neri aderenti – il segno della biancheria però non si vedeva – e la camicia bianca – ma il decolleté, mica poteva nasconderlo – professionale più di molte altre colleghe che sfoggiavano vestitini al limite della decenza, non era difficile immaginare fosse così, come quella foto in costume.

Era brava a mantenere un'immagine pulita – era brava in tutto, in effetti -, ma lui era più bravo a cercare.

"Eccomi, capo, fatto tutto."

Zanna ripose il cellulare.

La scia di profumo di Valentina Vittoria occupava la stanza insieme a lei.

"Brava Vivi, siediti che vediamo."

Valentina Vittoria si sedette.

Lenta, sensuale senza essere languida o provocante.

"Spero di aver raccolto tutto bene."

Lo disse per dire.

Sapevano entrambi che sarebbe stato tutto impeccabile.

Erano bastati due giorni a capire che sapeva di cosa parlava, aveva spiccate doti organizzative e le cose le faceva bene.

E piaceva.

Piaceva a tutti, uomini e donne.

Spedirla in giro per gli uffici significava avere le cose in metà del tempo.

Zanna non cercava una stagista, e non capiva perché gliel'avessero affidata, così di punto in bianco, quasi ci fosse qualcosa dietro, la spinta di qualcuno o qualcosa.

Ma era una garanzia, portava a termine le cose prima e meglio di colleghi esperti.

Ed era bella.

Come l'aveva vista avrebbe voluto saltarle addosso.

C'era Bebe, certo, ed era così, per dire.

Ma se avesse dovuto dire che c'era una donna ideale, e darle un viso – un corpo – ecco, quella era Valentina Vittoria.

Con quel fisico mozzafiato poi... magra, atletica e con ogni curva al posto giusto.

E quel profumo, che ti penetrava nelle narici e te lo portavi fino a casa, fino a sognarla di notte.

Gli era successo il terzo giorno.

Aveva sognato una grotta nel deserto, e lei nuda che si faceva la doccia sotto una cascata.

Era nudo anche lui.

Si era svegliato col cuore a mille, e l'inevitabile conseguenza del sogno.

Aveva svegliato anche Bebe.

Lei lo prese per un invito.

L'avevano fatto quasi con violenza.

Lui che spingeva fino in fondo e poi si ritirava fino quasi a uscire, lei che a momenti sentiva male, ma gridava di quella soglia tra piacere e dolore.

Lui che nella notte non le dava un volto, ma immaginava la consistenza di un altro colpo, con quel profumo ancora nelle narici.

Bebe gli aveva chiesto cos'aveva, il perché di tanto ardore, poi aveva voluto rifarlo ancora, gridando più forte e appagata.

Era un gioco in fondo, che piaceva ad entrambi.

Che male c'era ad avere delle fantasie, in una coppia che si amava?

A rendere il sesso piccante, se piaceva a tutti e due?

E anche a Bebe era presa questa furia strana, dopo giorni di litigate e musi.

Si muoveva come non aveva mai fatto, come di colpo si sentisse bella.

Aveva questa cosa Bebe, che era bella ma non lo sapeva, e se l'era dimenticato per via della cicatrice e del braccio.

E forse sentirsi desiderata la faceva sentire più donna, o forse più amata.

Pensava così Zanna, mentre Valentina Vittoria si allungava a prendere un raccoglitore, e la camicetta le si tendeva sul seno, e immaginava di sbatterla lì, contro il muro, alle tre del pomeriggio.

Pensava così Zanna, mentre affondava dentro Bebe che pensava a braccia muscolose, occhi chiari e un sorriso che spuntava tra la barba.

Pensava così Zanna, mentre Andrea aiutava Bebe coi manubri, sempre più vicino e confidente.

Pensavano così quei due ragazzi di colpo belli, di colpo sopra le righe, di colpo liberi da regole inibizioni.

Si divertivano, che c'era di male?

Vivevano insieme, scopavano meglio di tante altre coppie, quindi andava tutto per il meglio.

Arrivarono a sera carichi di ormoni e di aspettative, si baciarono contro la porta, e si buttarono sul letto, pelle contro pelle, bocca contro pelle, sesso contro sesso, come animali in calore.

Poi con calma, non appena il respiro si era calmato, si staccarono dalle coccole di circostanza e, a turno, andarono a lavarsi via di dosso le tracce, per tenersi solo qualche scheggia di altri attaccata nel fondo delle pupille.

E quella voglia, quel desiderio, restava lì, sopito e non appagato, ignorato perché in fondo non faceva male.

Non faceva male ora, ma ne avrebbe fatto.

Perché no, non andava tutto bene, non era tutto perfetto.

Quei due ragazzi che si erano sorrisi all'Arneri, col loro bagaglio di devastazioni e sconfitte, si erano persi per strada, abbandonati sul ciglio mentre due strade scorrevano parallele, senza incontrarsi.

Quei due corpi che cenavano in silenzio sfiorando distratti il cellulare, cullati dalla tele in sottofondo, che non progettavano non solo le Olimpiadi ma nemmeno le ferie d'estate, che comunicavano solo a gesti come scimmie, non erano quei disperati che si erano scontrati, trovati e riconosciuti.

Erano solo una delle tante coppie che, per abitudine, non sanno nemmeno di essere infelici.

E la felicità, o almeno una briciola di gioia e spensieratezza, arrivavano dal messaggio di uno sconosciuto.

"Cosa dici se domani saltiamo palestra e andiamo a correre insieme al parco? :-*"

"Ciao capo. Ho un contrattempo, domani arrivo un'ora in ritardo. Ma se dici, mi fermo volentieri fino a quando vuoi! :-)"

SI baciarono per darsi la buonanotte, e si voltarono senza dormire, pensando a domani.

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now