CAPITOLO 67: BEBE A TERRA

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Alzarsi non fu facile.

Erano assonnati, seppur avessero dormito come ghiri.

A colazione l'ambiente era frizzante.

Quelli in piedi avevano la gara, erano elettrici.

Fecero colazione senza la spensieratezza della sera prima, poi corsero in camera veloci a prendere le cose e partirono, lasciandosi alle spalle gli urletti mattutini della non più così timida.

In città c'era molta gente.

Il pubblico già urlava.

Le piste erano perfette.

Prese il pacco gara.

"Che sfiga, noi siamo tra due ore almeno, amore. Facciamo un po' di discese sciolte. Mi raccomando, non strafare e non fare cazzate."

Bebe era carica.

Avrebbe fatto una gran gara.

"Amore, abbiamo fatto bene a farlo, ieri sera." E gli stampò un bacio.

"Fai una bella gara, e poi lo rifacciamo tutte le volte che vuoi."

Zanna sorrideva, per starle vicino, per stemperare la tensione.

Ma era nervoso.

C'era qualcosa.

Qualcosa nell'aria, una sensazione che non voleva andare via.

Non c'era motivo di preoccuparsi.

Bebe conosceva i suoi limiti, e sapeva andare.

Sarebbe andata alla grande.

Due ore dopo raggiunsero la zona delle partenze.

Zanna aiutò Bebe a infilare la pettorina col numero.

"Nervosa?"

"Un pochino..."

"Vieni qui."

Zanna la abbracciò e la strinse.

Chiacchierarono leggeri, fino a quando i tecnici di gara la chiamarono.

"Ti aspetto giù da basso. In bocca al lupo."

"Crepi."

Zanna si allontanò.

"Ti amo!", gli gridò Bebe.

"Ti amo.", le rispose, sorridendo.

La prima discesa fu liscia.

Bebe fece un ottimo tempo, con traiettorie perfette.

Non aveva mai corso così veloce e fluida.

All'Arneri, seduti davanti alla tele, Donatella e Fede facevano il tifo davanti ad una birra, assieme a Sonia, una loro amica che aspettava il ritorno del marito, fuori come soccorso piste.

Francesco e Davide lavoravano, le avrebbero raggiunte poco dopo.

Allyson era appena arrivata, giusto in tempo per vedere l'amica.

"Grande Bebe!"

Zanna l'abbracciò al traguardo, oltre le transenne.

"Bravissima amore. Continua così!"

La seconda discesa fu ancora meglio.

La telecamera, dopo che l'operatore si era reso conto che Bebe era senza un braccio, le dedicò qualche secondo in più prima e dopo la discesa.

Bene.

Bebe scalava il punteggio.

Si stava piazzando.

Si stava piazzando bene.

Quelli che avevano dormito con loro erano tutti indietro.

Non era una gara del circuito ufficiale, ma era seguita.

Zanna era al contempo fiero, felice e motivato.

Quella sensazione stava sparendo.

La terza gara Bebe spinse ancora.

Giù, veloce come il vento.

Curva.

Piega, come fanno i campioni.

Giù bassa come faceva Franco in pista.

E poi su, via ancora, cambio lamina e direzione.

Era veloce, come non mai.

Così veloce che sul ghiaccio la tavola non tenne e volò.

Planò in aria, e atterrò male di schiena, rimbalzando, rotolando, cadendo lungo la discesa nel punto più ripido, come un sasso che rimbalza impazzino, per schiantarsi violenta contro i materassi ed essere sbalzata di nuovo in pista poco distante.

Era a terra.

Immobile.

La telecamera era fissa di lei, la voce del cronista concitata.

Si vedevano le persone correre nella sua direzione.

Zanna era stato bloccato dalla sicurezza, mentre tentava di scavalcare la transenna.

Ma era distante.

La vedeva immobile, trecento metri sopra di lui.

Sola.

A terra.

Bebe [COMPLETA]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin