CAPITOLO 65: IL SOLE CALDO, LA TERRA LIEVE

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"Dove andiamo?"

"Adesso lo vedi!"

"Sicura che non vuoi che guido?"

"Sicura!"

Bebe era concentrata sulla strada.

Piancavallo spariva coperto dalle nubi nello specchietto retrovisore.

Zanna era tranquillo.

Non lo sarebbe stato per molto.

Fu così infatti, quando riconobbe il paese, la strada e il viale di cipressi.

Bebe parcheggiò di fronte al cimitero.

Quel cimitero.

Quello di Francesca e Adele.

Zanna aveva cambiato espressione.

"Gira la macchina!" le disse, rabbioso.

"Andiamo."

"Non scendo."

"Scendi invece. Ti accompagno io."

"Non scendo Bebe. Portami via."

Bebe scese, girò intorno all'auto e aprì la portiera.

Lo prese per mano e lo strattonò con forza.

"Ci sono io amore. Devi superarlo."

"Non devo superare nulla."

"Invece sì. Io ho un braccio da affrontare. Tu hai Francesca."

"Non me la sento."

Bebe non sentì ragioni.

Era decisa.

Varcarono la soglia.

Si era fatta spiegare dove trovare le due tombe.

Zanna era rigido.

Di fronte alle lapidi, era una maschera di ghiaccio.

Strinse la mano di Bebe quasi stritolandola.

Francesca e Adele parevano fissarlo piene d'odio dalle piccole foto ovali sopra la loro data di morte.

Francesca e Adele.

Iniziò a tremare.

Poi a piangere.

Lasciò la mano di Bebe, e si accasciò in ginocchio.

Lei si inginocchiò accanto a lui e lo strinse.

"Di loro quello che senti, ciò che provi. Quello che non gli hai detto allora."

Zanna piangeva.

Quando si calmò, Bebe lo guardò, dolce.

"Ti lascio solo. Parlaci."

Seduto a terra, Zanna, non sapeva che dire.

Poi iniziò a parlare.

A chiedere scusa.

A dire che si sentiva colpevole.

A dire che non ce l'aveva con loro.

Che sperava fossero felici, dall'altra parte.

Che sperava fosse bello, di là.

Le ringraziò del tempo passato insieme.

Poi gli raccontò di Bebe.

Gli disse che l'amava.

Le piccole foto parevano sorridere.

Come allora, come le ricordava.

Il sorriso aperto di Francesca, quello sornione di Adele.

I loro occhi luminosi.

"Siete una bella coppia. State bene insieme."

Chiamò Bebe.

"E questa è Bebe. Mi ha portato lei qui."

"Ciao.", disse lei.

Lui si alzò, e l'abbracciò forte.

"Grazie."

"Stai meglio, amore, mio?"

"Sì. Molto meglio."

Il suo viso era radioso.

"Andiamo?"

"Se vuoi fermarti ancora, tranquillo."

"No, ho fatto tutto con loro. Andiamo ad allenarci, sta uscendo il sole." Disse con un sorriso che le aprì il cuore.

Con una mano, Zanna depositò un bacio su entrambe le foto.

"Guido io. All'andata temevi che non arrivassi fin qui, giusto?"

"Esatto. Ho sempre detto che ho un amore sveglio."

"Mi dici sempre che sono stupido, veramente."

"Ops..." disse sorridendo.

Bebe gli passò le chiavi e si avviarono.

Prima di salire, si fermarono a prendere due paste a testa e un cappuccino, le mangiarono di gusto e poi con calma tornarono in pista.

Bebe si era comportata da ragazza, e ora si stava comportando da atleta.

Era un bel giorno, uno dei più belli.

Erano felici.

Il sole era tornato, e splendeva alto dentro e fuori da loro.

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now