CAPITOLO 86: VERSO LA FINE

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Era finita.

Tutto finito.

Le gare, gli impegni, la stagione, le corse.

"Brutto cretino! Pazzo irresponsabile e inaffidabile! Nemmeno Davide si è mai permesso di fare una cosa del genere! Deficiente!"

Federica, rossa in volto per la rabbia, insultava Zanna.

Lui tratteneva a stento le risate.

Giorgia, nascosta dietro la madre per non farsi vedere, altrettanto.

L'aveva presa sulle spalle e portata giù sulla pista.

Non pesava niente, sapeva che non avrebbe avuto problemi.

Il rischio c'è sempre, certo, ma il sorriso felice della bimba lo ripagava di tutto, anche se la madre non la pensava allo stesso modo.

Zanna abbracciò Federica, per farla star zitta.

Giorgia fece lo stesso, stringendosi alle gambe della madre.

"Coglione!", mugugnò con la testa affondata nel suo petto.

E finì lì, come tutto il resto.

E ricominciarono le risate i giochi, le cadute sulla neve sfatta, le passeggiate dopo chiusura col sole ancora alto e caldo.

Le ultime serate, le palle di neve, i saluti sempre più frequenti a chi partiva.

Era una festa continua, in attesa che tutto di colpo finisse, cancellando ogni traccia.

Prima i seggiolini del Tremol, poi l'Arneri, poi i tornelli.

In Val dei Sass le ultime consumazioni valevano doppio, le fette di torta erano più abbondanti, le cameriere più allegre e sciolte.

Zanna e Bebe si divertivano come non avevano mai fatto, scarichi dalla pressione e dalla responsabilità.

Avevano nuove sfide da affrontare, ma non oggi, non domani.

Almeno non fino a Domenica, e nemmeno la settimana dopo, un piccolo ritaglio di tempo per loro.

Si scoprivano cose nuove.

Era assurdo pensare alla loro evoluzione.

Conosciuti con un litigio, legati per un caso.

C'erano state le lacrime, le botte, la polizia, le cadute, i litigi.

L'Austria, un cimitero, tanti locali.

Persone nuove, entrate a forza nelle loro vite e persone vecchie, uscite con altrettanta violenza.

Era difficile ripercorrere i passi di tutto.

Era difficile da raccontare quasi, con pezzi persi nella memoria, e altri così intensi che non se ne sarebbero mai andati.

E c'erano tanti pezzi ancora da scrivere.

Le gare del prossimo anno, il lavoro, la casa nuova.

Ma anche idee balzane come quella di campionare la voce e l'armonica di Bebe su un pezzo di Lia, nata sui fumi dell'alcol e rimasta lì, nell'aria, a volteggiare sospesa come le due aquile che si vedevano ogni tanto sul Cima Manera.

Zanna e Bebe.

Improbabili.

Impossibili.

Eppure.

Mano nella mano.

A ridere.

Litigare.

Dirsi tutto.

Perfetti.

La coppia perfetta di imperfetti.

Pareva tutto così bello, così idilliaco, capace di meritarsi la pagina di un libro.

In giorni così non si rompeva nulla, non andava storto nulla.

Sul libro, si erano cancellate di colpo le pagine dei litigi, delle lacrime, delle incomprensioni.

Restava solo gioia.

Feste, giorni di sole e amicizia.

Però, senza guardate troppo oltre, senza staccare quelle mani, tutto il resto restava lì.

C'era ancora un braccio che si interrompeva prima del tempo.

C'era un solco lungo il viso, appena oltre quello sguardo felice.

C'erano tagli, tanti tagli, che ricordavano sulla pelle quello che sembrava non esistere, ma c'era.

E c'erano tutte quello cose rotte dentro.

Crepe.

Ricoperte d'oro, d'amore e di tutto.

Ma pur sempre crepe.

Erano lì, in quella stradina deserta dopo la fine del Collalto, dove d'Inverno non si poteva andare perché lì si fermavano gli spazzaneve.

Uno dei confini di Piancavallo.

Uno dei cancelli di quel giardino dell'Eden circoscritto.

Perché Piancavallo finiva.

E fuori c'era un mondo.

Un mondo fatto di cattiveria e lotte.

Un mondo che si era preso a forza il braccio di Bebe e la vita della ragazza di Zanna.

Un mondo che li aspettava a braccia aperte, e avrebbe preteso ancora.

Altri tributi, altre lotte.

Erano pronti, si sentivano forti.

Ma le gare gli avevano confermato una cosa, se non altro.

Che essere pronti alla sfida non significa vincerla.

Ma non ci pensavano, e camminavano sereni fuori da Piancavallo, verso il nulla, con la consapevolezza che sarebbero tornati indietro.

Lì, a casa, nel loro nido che li aveva visti pulcini.

Oggi era una solo una bella giornata di sole.

Bebe [COMPLETA]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ