CAPITOLO 84: VIENI A VIVERE CON ME?

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"Smettila."

Bebe spingeva col piede insaponato sul collo di Zanna, premendo contro suo il mento, mentre lui tentava di afferrarle il capezzolo tra l'alluce e il dito vicino, quello di cui l'altro giorno discutevano su come si chiamasse, senza venirne a capo.

Il bagno era un disastro, con tutte le boccette per terra, a causa di un movimento maldestro di Bebe.

Ma alla fine, era riuscita a sistemare candele, mettere la musica e un bicchiere di vino, che poi aveva bevuto solo lei, rendendo l'atmosfera calda e accogliente, mentre giocavano immersi nella schiuma.

"Sono contenta che ti sei iscritto anche tu, amore." disse, riferendosi alla gara imminente, mentre Zanna continuava a martoriarle il capezzolo mescolando in lei piacere e fastidio.

Col piede scese in basso, tra le gambe, per sentire se anche lui aveva la sua stessa idea.

L'aveva, eccome.

Si mise a cavalcioni su di lui.

"Cosa dici le spuntiamo un'altra voce sulla lista?" disse, imponendo il suo ritmo col bacino.

Lo guardava, felice, appagato, o almeno così lo vedeva.

Chiuse gli occhi, facendogli sentire il suo corpo addosso.

Si sentiva brava, per quello che poteva significare.

Zanna aveva avuto molte altre donne, si chiedeva se sarebbe stata abbastanza per lui, mentre cercava di essere quello che lui voleva.

Ad un certo punto, ciò che sentiva sovrastò i cattivi pensieri, e gli soffocò un gemito sul collo.

Lui la strinse, col sorriso.

"Allora, posso andare in Paradiso adesso, amore?"

Zanna fece un sorriso sghembo: "Non ci sei appena stata?"

Finirono di lavarsi e coccolarsi.

Poi si vestirono di tutto punto, e scesero a cena nella sala elegante.

Mangiarono di gusto.

Zanna osservava un gruppo di ragazze.

Belle, raffinate, vestite col gusto di chi è abituato alle occasioni formali delle famiglie benestanti.

Bebe si sentiva a disagio, abituata com'era alla tuta comoda.

Zanna era perso nella semplice osservazione antropologica.

Fissava le ragazze così impostate, i loro ragazzi, tutti uguali nelle camicie col logo, senza un sorriso, con lo sguardo fisso al cellulare che non perdeva un piatto da inviare su Instagram.

Si sentiva fortunato ad avere Bebe.

"Ti piacciono, vero?" chiese Bebe, triste.

"Sono molto belle, certo. Ma le trovo finte. Le osservavo per questo."

Bebe finse di crederci, e la conversazione scivolò sulla gara, su di loro, su cose sciocche, su Giorgia che le aveva fatto fare pace con Federica e poi Donatella, su Davide e Francesco che avevano sconsigliato entrambi a Zanna di partecipare.

Salendo le scale, Zanna guardò compiaciuto il lato B di Bebe.

Era bella, non vedeva l'ora di toglierle il vestito.

Appena in camera, lei gli chiese: "Quante donne hai avuto?"

"Non molte..." mentì.

"Quante?"

"Non lo so..."

"Lo sai benissimo."

"Diciassette." Ammise lui, scalandone cento dal totale.

Almeno dieci erano in Piancavallo, avrebbe potuto saperlo.

Bebe pensava che erano davvero tante.

Non pensò a malattie, o altro.

Solo che potevano essere più brave di lei.

Che facessero cose che lei non faceva.

Non voleva o non sapeva fare.

Non pensò al buco che Zanna aveva dentro e solo lei aveva saputo colmare.

Non si sentiva l'unica stasera.

Ma solo una delle tante.

"E cosa facevi con loro?"

"Che importanza ha?" disse Zanna, innervosito.

"Non voglio trovarti una sera con una messa a novanta perché io non ti do il culo."

Non sapeva come le era uscito.

Nemmeno Zanna lo sapeva.

"Te l'ho mai chiesto scusa?" disse Zanna, cercando di essere dolce.

"No, ma..."

"Ma niente... vieni qui..."

La trascinò sul letto, spogliandola con dolcezza.

Dedicandole tempo e attenzione, perché lei era la solo e l'unica che desiderava.

Ancora una volta Bebe perse il controllo, e un'onda calda le allontanò i brutti pensieri.

Non importava.

Era qui che voleva essere.

Era questo che voleva avere.

"Posso fartela io una domanda sconcia amore?"

"Scemo... sei praticamente il mio primo ragazzo... non ho niente da raccontare..."

"Mi fai parlare?"

"Sì, scusa. Anche se mi inquieti un po'..."

"Fai bene" disse stringendola e baciandola con passione.

Quando il respiro di lei si fece veloce, si fermò e la guardò negli occhi.

"Posso?"

Lei abbassò lo sguardo.

Come a dire sì, mi fido, fai pure.

Si guardarono nuovamente dentro.

"Vieni a vivere con me?"

Bebe strabuzzò gli occhi.

Stupita.

La stagione stava finendo, ma insomma, non ci aveva pensato.

"Non voglio dormire senza di te, Bebe. Mi mancheresti troppo. Il mio appartamento è piccolo e incasinato. Ma proviamoci, amore."

Bebe non riusciva a parlare.

Non sapeva cosa dire, mentre il cuore le scoppiava in petto.

Zanna la fissava, tenero, dolce e pieno di passione.

"Allora? Ti va se proviamo?"

"Sì, amore. Sì." Lo disse piangendo, felice, come le avesse chiesto di sposarla.

Poi lo baciò, e fecero ancora l'amore, prima dolci, poi spinti; come per dirsi tutto il resto, per scacciare i pensieri cattivi, le altre, le paure, tutto.

Lui sopra di lei, lei sopra di lui, provando cose nuove.

Non alla ricerca del sesso, ma solo alla ricerca di un modo nuovo per trasferirsi l'amore.

Esausti, parlarono.

Zanna le descrisse l'appartamento, mentre lei lo immaginava.

Zanna le chiese cosa voleva, e provarono ad immaginare un nido, un futuro, un qualcosa di loro insieme.

Non c'era nessun altro insieme a loro, adesso.

Era l'inizio di qualcosa.

Forse di qualcosa di nuovo.

O forse, nei bizzarri scherzi che piacevano tanto al loro destino, l'inizio di una fine.

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now