CAPITOLO 115: UN TESORO PREZIOSO

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Non ne parlarono.

Di quell'anello perso in un attimo di rabbia.

Zanna il suo lo portava ancora.

Bebe guardava fuori dal finestrino, e ogni tanto fissava triste quell'anulare vuoto.

Era stata ingiusta e cattiva.

Cosa le stava accadendo?

E lui era lì, dov'era sempre.

Col sorriso, col buonumore, con un braccio che si allungava ad accarezzarle dolce la testa mentre guidava.

"Ti amo." gli disse.

"Ti amo anch'io.", le rispose.

E avrebbe voluto fermare la macchina, e baciarla e fare l'amore dopo giorni che parevano eterni.

Ma era comunque bello girare con lei, passeggiare per mano, farle le foto, mangiare seduti su un muretto, parlare, leggerle pezzi di libro prima di dormire.

Mancavano pochi giorni alla fine delle vacanze.

Lunghe, eppure troppo brevi.

Avevano cenato in un localino stupendo, Zanna aveva insistito per fare una serata vestiti bene, una da ricordare, come ce ne fosse bisogno.

Era disteso accanto a lei, con la luce della luna che le illuminava il corpo nudo, tranne le mutandine.

Il vento fresco faceva svolazzare la tenda.

"È quasi finita, amore." Disse Bebe.

"Ti ricordi com'è iniziata? Quanto incredibile è stato tutto?"

Lo ricordava, ricordava ogni istante, ogni attimo.

"Tutto cominciò in Piancavallo, nel rifugio in cima alla seggiovia..." disse, posandole il dito sul capezzolo.

"E ti pareva che non cominciasse tutto da una mia tetta..." disse ridendo.

Non ricordava più il perché gli avesse proibito di fare l'amore, mentre quel tocco così dolce e amico le piaceva tanto.

"Dai, amore, fammelo raccontare."

E le raccontò una favola piena di dolcezza.

La loro storia, percorrendo con le dita il suo corpo, associandone ad ogni parte un episodio.

Come quella storia la raccontasse da tempo.

Piena di dettagli, senza trascurare nulla, dando spessore nuovo anche a momenti insignificanti, o volati via talmente veloci che se li era quasi scordati.

"...finché in una notte di pioggia tornarono lassù. Ritrovati, a promettersi l'amore.

Avrebbe dovuto darle l'anello lassù, quella sera, ma non ce l'aveva.

Aveva dovuto cercarlo, e portare con se quel piccolo tesoro durante tutte le ferie prima di trovare un altro momento perfetto."

E le mise sul capezzolo un piccolo cerchio.

"Amore! L'hai ritrovato!" esclamò Bebe, contenta.

Ma non era liscio come la fedina un vetro.

Era spigoloso e irregolare.

"Amore, cos'è?"

"Accendi la luce..."

Bebe accese la luce.

Tra le mani aveva uno splendido anello in oro bianco e brillanti che risplendevano di luce.

Prima che potesse elaborare i pensieri, Zanna scese dal letto e si inginocchiò.

"Sposami Bebe.

Io ti amo, e sono tuo.

Voglio che sia per sempre tra noi.

Te lo chiedo per davvero, con una anello vero, non uno di quelli da bancarella.

Vuoi sposarmi Bebe, e dividere con me il resto della vita?

Ti va di tenermi accanto a te per il resto della vita?

Perché io vorrei che nel resto della mia vita ci fossi tu."

Bebe scoppiò a piangere, come una fontana.

"È un sì?"

"Sì, sì, sì, mille volte sì!"

E se lo tirò addosso.

E lo baciò, e lo morse, e lo leccò.

"Amore, posso?"

"Devi!"

E fecero l'amore dolcemente, recuperando i giorni perduti.

Poi abbracciati, Bebe toccò ancora l'anello.

"È tutto vero, amore?"

"Dimmelo tu Bebe. Mi sposerai?"

"Sì."

"Ti amo."

"Ti amo anch'io."

Era la loro prima vacanza, la più bella della loro vita, quella che avrebbero ricordato per sempre.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora