CAPITOLO 77: TANCREDI, SUA FIGLIA, GLI AMICI

49 9 0
                                    

Bebe e Zanna non erano abituati all'ambiente elegante dell'Urogallo.

Erano più da pollo al Roncjade con gli amici, ma il risotto alle erbe con papà e mamma per Bebe era davvero gustoso.

Mancavano gli amici, ma almeno loro due erano insieme.

Gustarono la carne saporita e il dolce.

Zanna sapeva tenere il discorso con i suoi e suo padre sembrava essersi inspiegabilmente ammorbidito con lui.

Bebe lo avrebbe definito adorabile.

Lo immaginava più a suo agio nella veste più informale del Roncjade, anche se, calato in questa parte, con camicia e cravatta, gli piaceva tanto.

Di colpo, fu distratta dalla porta che si apriva e da una cosa colorata che entrava, facendo strabuzzare gli occhi ai proprietari, sempre composti.

"Se Bebe non va alla montagna... auguriii!"

C'erano tutti, Donatella, Franz, Davide, Federica...

Bebe si alzò ad abbracciarli, mentre Tancredi osservava, lievemente infastidito dall'intrusione.

Posarono il pacco sul tavolo.

Bebe lo scartò.

Non poteva crederci.

Una Burton nuova fiammante scelta da Davide.

E, un altro pacco, da parte di Zanna, contendeva una tuta nuova.

Splendida.

Baciò tutti.

Era felice.

Gli altri si sedettero al tavolo senza chiedere permesso, vicino ad un Tancredi sempre più infastidito.

"Cos' che te bevi!" gli disse il cugino di Davide.

"Nulla, grazie."

"Come gnènt! Te schersarà mìa! Areo, do limocèi, par scominsiàr!"

Tancredi non poteva crederci.

Chi era questo?

Come si permetteva tanta confidenza?

"Come te te ciàmi?"

"Tancredi!"

"Mi no credo in gnènt. Anzi, son vaginista. Ma come te le ciàmi?"

La serata fu così.

Bebe era troppo presa, troppo felice, troppo piena di emozioni per pensare al padre.

Che alla fine si rassegnò, e, alla terza grappa, era a raccontare una barzelletta sconcia facendo ridere tutti.

La mamma di Bebe parlava con le ragazze.

Di figli, di sua figlia.

"Alessandro è un bravo ragazzo, vero?" chiese, apprensiva.

"Il migliore! Mi ha fatto provare anche il carcere, sai?" disse Giorgia.

"Brava amore, tu sì che sai rovinare l'immagine della mamma e di Zanna con due parole!" disse Federica accarezzandole la testa.

Alla fine eccoli lì, tutti insieme.

Bebe, nel giorno del suo compleanno, con tutti, ma proprio tutti, gli affetti più cari.

Non avrebbe saputo immaginarsi un compleanno così, anni fa.

Nemmeno mesi fa.

Prima di Zanna non era così.

Tancredi, alterato dall'alcool, e da quella gente così strana e diversa, guardava la figlia, con, che un guanto da cucina a forma di drago sul moncone faceva ridere Giorgia, e rideva.

Rideva felice, con gli occhi.

Radiosa come una bimba.

La immaginava diversa.

Con amici diversi.

Avvocati, dottori.

Compiti, incravattati, come le coppiette intorno a loro, con le camicie uguali, il portachiavi di una marca tedesca, viso triste e lo sguardo sul cellulare.

Invece c'era questo gruppo eterogeneo.

Tacchi a spillo e scarpe da ginnastica. Camicia e maglietta. Barba incolta e capello tagliato di fresco.

E in mezzo una figlia felice, come non la vedeva da anni, e come non pensava l'avrebbe rivista più.

Era bella, sua figlia.

E brava, e dolce, e onesta.

La miglior cosa che potesse capitargli.

La sua principessa.

Ed era lì abbracciata a Zanna, felice.

"Scusa, Alessandro."

"Sì, mi dica."

"Noi andiamo a letto. Ho il sonno leggero, ed è giusto che voi giovani festeggiate come si deve. È un problema se Bebe dorme da te, stanotte, così voi potete far tardi anche se noi dormiamo?"

"No... no... ehm... certo... ma possiamo anche tornare a casa anche noi..."

"No, è giusto che i giovani si divertano."

Tancredi salutò tutti.

Strinse loro la mano uno per uno, e pagò tutte le consumazioni.

Bebe lo abbracciò, ancora una volta, il suo papà.

Era stato buono e generoso.

E lei era la sua principessa.

Solo un altro uomo aveva saputo farla sentire così.

Quello che ora, la teneva per mano.

Bebe [COMPLETA]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ