CAPITOLO 1: THE CITY OF BLINDING LIGHTS

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"Ciao Dona!"

"Ciao Bebe, come stai?"

"Benissimo, carica come una molla e pronta a partire!" rispose allegra.

"Avviamoci allora! Il mio compagno ci raggiunge con l'altra macchina tra poco."

Donatella, in cuor suo, in realtà era un po' inquieta.

Ma Bebe era così determinata... sarebbe salita in Piancavallo comunque, con o senza di lei.

Ed era orma diventata un'amica così cara che preferiva farle compagnia, non si sa mai.

Ricorda ancora il giorno del loro primo incontro.

Gliel'aveva mandata un'amica comune, professoressa, come stagista nell'azienda di famiglia.

"È la nostra miglior allieva.", le aveva garantito.

Ma quando la vide entrare, carica di appunti sotto l'unico braccio che aveva, sorridente come fosse venuta a divertirsi, restò spiazzata.

Bebe sdrammatizzò subito, prendendosi in giro, e si rivelò presto molto in gamba, sveglia, precisa e capace.

Era stato facile diventare amica di una persona così brillante e solare, anche al di fuori del lavoro, di sicuro reso più leggero dalla sua compagnia, oltre che dalle indiscusse doti organizzative che la sua condizione le aveva fatto sviluppare.

Non si stupì quindi quando Bebe prese la patente, e decise che se voleva guidare davvero, doveva mettersi alla prova su una strada di montagna, unendo l'utile al dilettevole.

Il compagno di Donatella, percependo la sua paura, il giorno prima aveva fatto tutta la strada guidando con una mano sola, per dimostrarle che si poteva fare.

Lei però continuava ad essere nervosa; aveva voglia di fumare una sigaretta mentre torturava il sedile del passeggero.

"Sei nervosa?", le chiese Bebe.

"No. E tu?"

"Un pochino, ma ce la farò."

Sorrise, e quel sorriso radioso spazzò via ogni paura.

Bebe mise la freccia e iniziò la salita, iniziando a parlare un po' di tutto, come faceva sempre.

Ma mentre parlava, era concentrata e sicura.

Donatella la guardava affascinata.

Da donna, doveva ammettere che aveva davvero un bel profilo, nonostante l'ampia cicatrice sul viso.

Poi aveva occhioni verdissimi, i capelli di un mogano naturale che li facevano risaltare e labbra grandi, che però non facevano l'effetto canotto delle starlette rifatte della televisione.

Mentre guidava, scivolando col palmo sul volante come lo accarezzasse per poi afferrarlo decisa quando serviva, notò il muscolo bel tornito del braccio sinistro.

Sul moncone destro, aveva invece un tatuaggio: "Monkey", accanto alla faccia buffa di una scimmietta.

Era la storpiatura di "monchi", moncherino, il nome affettuoso con cui l'aveva ribattezzato dopo l'amputazione.

"Mettiamo un po' di musica, vuoi?"

"Sì."

Bebe azionò i comandi al volante e accese la radio.

"Erano anni che non facevo questa strada. È bellissimo. Guarda che panorama!

Pare di essere a Los Angeles, o su un aereo durante l'atterraggio. Dovrebbero far pagare un biglietto per questa meraviglia."

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now