CAPITOLO 76: UN LETTO DI ROSE E UN BRAVO RAGAZZO

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"Vorrei distenderti su un letto di rose, ma stanotte ho dormito su un letto di chiodi..."

La faceva facile, Bon Jovi.

Zanna stava guardando sul cellulare il video di Bed of roses, in perfetto mood col suo umore.

Erano le cinque.

Aveva messaggiato con Bebe fino alle due, poi aveva dormito male per tre ore scarse.

Non averla accanto non lo faceva risposare bene.

Ripensava alle volte in cui si era ritrovato a letto con le altre, sperando solo che arrivasse mattina per vederle andar via il prima possibile.

Bebe era diversa.

Faceva quasi paura rendersi conto di quanto di quanto la sua mancanza fosse dolorosa.

Si alzò e uscì a passeggiare nella luce gelida del mattino.

L'aria di condensava in piccoli fumi davanti alla sua bocca.

In lontananza, qualcuno correva.

Qualcuno già partiva con gli sci.

In un bar, prese qualche brioche mista, e si avviò verso casa.

Dall'appartamento di Bebe provenivano voci e un profumo di cucina.

Bussò, piano, vista l'ora.

Aprì la madre.

"Buongiorno signora, scusi se disturbo. Ho sentito che eravate svegli e mi sono permesso di bussare. Ho preso delle brioche anche per voi. Buon appetito."

"Ma che gentile! Ti fermi con noi? Ho fatto i pancake!"

"No, grazie. Non vorrei disturbare."

"Dai Alex, i pancake della mamma sono fenomenali!" disse Bebe uscendo dal bagno, con un sorriso radioso e le occhiaie.

Anche lei aveva dormito poco, senza di lui.

"Sicuri?"

"Certo, Alessandro, accomodati."

Fecero colazione allegri; Bebe gli teneva la mano sotto al tavolo.

Poi Alex tornò a prepararsi.

"Passo tra un quarto d'ora e usciamo. Ok, Bebe?"

"Perfetto."

"Grazie ancora signori. Era tutto ottimo!"

Quando uscì di casa con Bebe, il padre commentò: "Non mi piace proprio quel tipo. Quei capelli..."

"Non ti piace il ragazzo di tua figlia, tesoro?"

"Il cosa???" disse Tancredi, alterato.

"A meno che Bebe non salvi tutti i suoi amici sotto 'Alex Amore Mio' e la foto che si baciano, quello è il suo ragazzo... e quando tornano farai bene ad invitare anche lui a cena per il suo compleanno, stasera."

"Non se ne parla proprio!"

I genitori di Bebe uscirono a passeggiare, e quel bacio sulla seggiovia, come nei film di Hollywood, fugò ogni dubbio.

"Brutto porco!"

"Dai tesoro, sono ragazzi!"

"Ci parlo ben io, appena torna!"

Alle cinque, Tancredi suonò alla porta di Zanna.

Che aprì in accappatoio, sperando fosse Bebe.

"Buongiorno. Scusi l'abbigliamento. Si accomodi un secondo mentre mi vesto."

Tancredi osservò la casa, leggermente disordinata, ma non male per un ragazzo della sua età.

"Le va una birra?" disse Zanna mettendo su il the.

"Preferisco il the, se non è un problema!" disse, irritato.

"Certo."

"Senti, Alessandro, tu non mi piaci."

Zanna, armeggiando lento con le tazzine, rispose calmo.

"Ne prendo atto. Posso chiederle gli elementi che l'hanno portata a questa conclusione?"

"Per cominciare, i quarantamila euro che hai chiesto a Bebe."

"Mi perdoni, ma questa mi giunge nuova. Si spieghi meglio."

"Bebe vuole i soldi dell'assicurazione."

"Capisco. Mi sta dicendo che Bebe le ha chiesto di sbloccare i fondi che le appartengono da quando è maggiorenne. E in qualche modo me ne sta dando la colpa."

"Non è forse così? Vuoi dirmi che non sei uno squallido approfittatore, di una disabile innocente?"

"Le direi di no. E le direi che, se Bebe è innocente, non è affatto disabile, anzi."

"Neghi di stare con mia figlia?"

"Non ho detto questo... senta... facciamo così. Prendo atto di non esserle simpatico. Se è venuto solo a dirmi questo, siamo a posto. Altrimenti, se si siede, le mostro una cosa." Disse posando due tazze fumanti sul tavolo, davanti a diverse bustine di the che Tancredi non mancò di apprezzare.

Seduti al tavolo, Zanna lo stupì.

Prese il pc, gli spiegò il progetto della figlia, e gli presentò un'analisi dei costi dei prossimi due anni.

Un'analisi lucida, attenta, tecnica, comprensiva di ogni variabile.

Non ne aveva viste di così ben fatte nemmeno in azienda.

Zanna non si stava sforzando di convincerlo, gli stava solo spiegando la situazione, dopo ore di lavoro e progetti.

"...quindi, fossi in lei, non toccherei i soldi dell'assicurazione. Anticiperei i soldi a sua figlia, con questa scaletta di massima. Il rischio è di perderne settemila, nel caso sua figlia non ce la faccia, ed eventualmente decurtarli dai quarantamila. Ma ha davvero molto potenziale, e io credo in lei."

"Le hai imparate all'università queste cose, Alessandro?"

"Magari! Non le insegnano. Ma internet è una miniera d'oro, a saperci cercare."

"Ti interessa un lavoro?"

"Per il momento me la cavo col mio, ma lo terrò presente."

Tancredi bevve l'ultimo sorso di te.

Si alzò, serio in viso.

"Allora ti aspetto a cena con noi stasera. Penso Bebe ci tenga ad avere il suo ragazzo."

"Ne è sicuro? Non voglio rovinarvi la serata."

"Davvero, Alessandro. Fa piacere a tutti se vieni, non solo a Bebe. Sempre se ti va."

"Mi va eccome."

E lo stesso sorriso felice che Tancredi si lasciò alle spalle, lo vide negli occhi della figlia quando gli disse che lui avrebbe cenato con loro.

Bebe gli saltò al collo, come non faceva da anni.

Poi gli raccontò un po' di lui, di loro.

E dopo tanto tempo, ritrovarono una figlia, di nuovo, finalmente felice.

Merito del bravo ragazzo che si era trovata.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora