CAPITOLO 103: CIO' CHE AVREBBE POTUTO ESSERE

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Era furibondo, in maniera del tutto incoerente e immotivata.

Non le aveva chiesto perché.

Una spiegazione.

Cosa ne sarebbe stato ora di loro.

Avrebbe dovuto capirlo che cercava solo una scusa.

Una scusa per correre da lei, e, finalmente, scoparla.

Erano giorni che la guardava, la annusava, mentre lei gli volteggiava intorno.

Voleva, lo aveva capito.

E lui ci stava rinunciando per Bebe.

Bebe che intanto non trovava di meglio di farsi sbattere da un altro.

Fanculo, avrebbe avuto pan per focaccia.

L'aveva accompagnata a casa qualche ora prima.

Lei l'aveva invitato a salire, e lui, coglione, aveva rifiutato.

Per trovarsi a casa da solo, mentre la stronza aveva il cellulare spento mentre si faceva fiocinare da un altro.

Vacca!

Suonò al citofono.

"Chi è?"

"Sono io!"

"Sali."

Non aveva chiesto come mai, cosa ci facesse lì.

Gli aprì sorridente.

Con la maglietta aderente che portava senza reggiseno.

Con i capezzoli che premevano sul tessuto perché sapeva quello che stava per accadere.

Con gli hot pants tirati su fino a segnarle il taglio sull'inguine.

Dove lui avrebbe messo la lingua, le dita, tutto.

Lo fissò in silenzio, con un mezzo sorriso.

Indietreggiò di un passo, per lasciargli spazio per entrare.

Lo fissava, passandosi piano la punta della lingua sul labbro, come una gatta.

Lui la fissava, carico di mille emozioni.

Lei lo fissava, dritto negli occhi, come a dire che entrambi sapevano quello che stava per succedere, ed era inutile resisterle.

Si accarezzò piano la pancia, scendendo.

Zanna le fu addosso.

Le loro lingue si cercarono avide, mentre le faceva scivolare i pantaloncini sul pavimento e se la tirava addosso.

Lei gli saltò in braccio, incrociandogli le gambe intorno alla vita, mentre lui la teneva salda affondando finalmente le mani sulla pelle nuda che le mutandine inesistenti lasciavano esposta.

La consistenza di quel culo sodo, di quelle tette che gli premeva contro, di quella lingua che gli scavava la gola, di quel profumo così intenso da poterlo quasi toccare.

"Sapevo che non potevi resistermi." Gli mormorò all'orecchio, compiaciuta.

E Zanna si fermò, capendo quanto per lei fosse solo un gioco, un premio di poco conto, una sfida senza importanza.

La posò a terra.

La guardò.

Bella.

Eccitante in un modo indicibile, con quelle mutandine, quel corpo, quegli occhi, quel sorriso provocante, quel profumo.

"Che c'è?"

"Non posso."

"Dai Alex."

"Non posso." Mormorò.

"Ti serve un incentivo? Tieni!"

Si sfilò la maglietta, mostrandogli finalmente ciò che aveva così a lungo bramato.

Era perfetto.

I capezzoli piccoli come piacevano a lui.

Quella curva alta e piena.

Quel seno esagerato che faceva sembrare piccolo quello di Bebe.

Ma era quello di Bebe quello che voleva.

Era la sua pancia con la cicatrice e il neo sopra l'ombelico.

Era il suo viso sfregiato.

Era quel suo braccio monco.

Era Bebe che voleva.

Perché era Bebe che amava.

"Allora?" disse Valentina Vittoria lanciandogli stizzita la maglietta su viso.

Il suo profumo lo avvolse fino quasi a stordirlo.

Zanna prese la maglietta, gliela porse perché si rivestisse.

"Scusami. Davvero non posso. Mi dispiace."

E uscì, lasciando Valentina Vittoria nuda.

Gli dispiaceva di aver perso tempo.

Di aver rovinato tutto.

Di aver cacciato via Bebe, di averla persa forse per sempre.

Gli dispiaceva che fossero arrivati a quel punto, senza accorgersene, senza fermarsi in tempo.

Gli dispiaceva di non aver capito, di non aver visto, di non aver ascoltato.

Gli dispiaceva per tutto.

Gli dispiaceva di aver toccato un corpo non suo, di aver sporcato quella loro storia.

Non importava se lo aveva fatto anche lei.

L'avrebbe ascoltata, capita.

Perché la amava.

Correva da lei, mentre De Andrè, maledetto, cantava alla radio:

"Via del Campo c'è una puttana,

gli occhi grandi color di foglia,

se di amarla ti vien la voglia,

basta prenderla per la mano

e ti sembra di andar lontano,

lei ti guarda con un sorriso,

non credevi che il Paradiso

fosse solo lì al primo piano."

L'aveva chiamata puttana.

Come aveva potuto essere così crudele?

Come aveva potuto?

Come avrebbe potuto mai perdonarlo?

Di averla umiliata, ferita e tradita?

Come avrebbe potuto amarlo?

Ama e ridi se amor risponde,

piangi forte se non ti sente,

dai diamanti non nasce niente

dal letame nascono i fior...

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now