CAPITOLO 100: CENTELLINANDO A PICCOLE DOSI

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La giornata era serena, ed esplodeva di profumi.

Faceva abbastanza caldo da correre in maglietta, al riparo dell'ombra degli alberi secolari del parco, immersi tra i fiori.

Bebe sorrideva rilassata, nonostante il leggero fiatone dovuto alla corsa prolungata.

Era da un po' che non si sentiva così bene.

Aveva fatto bene a staccare, a concedersi quel piccolo ritaglio per sé, quella parentesi tutta sua.

Ok, sua e di Andrea, che aveva insistito fino a convincerla, e ora le correva a fianco, chiacchierando piacevolmente.

Aveva avuto ragione a portarla in mezzo agli alberi, anziché farla soffocare in palestra, tra la puzza di sudore e gli sguardi delle fighette.

Lui ci veniva spesso, avrebbero potuto tornarci ancora.

Ci sarebbe venuta con Zanna, ma lui era troppo preso dal nuovo lavoro, che ormai non gli lasciava spazio per altro.

Certo, era una consulenza ben pagata, solo che tra le riunioni, le scadenze e quella nuova stagista che faceva più danni che altro, non restava tempo per loro.

Sarebbe passato, tanto, e loro stavano bene.

Qualche mese di superlavoro non ha mai ucciso nessuno.

Era ingiusto a dire che lei non faceva niente, anche se aveva due ore libere e le stava impiegando in una corsa.

Che poi l'avrebbe aiutata per le gare dell'inverno.

Anche se dovevano ancora pianificarle e si era allenata talmente tanto che non sentiva la mancanza della neve.

Forse di lei e Zanna un po'.

Ma della neve no.

Francesco le aveva chiesto di venire in ghiacciaio, ma lei aveva rifiutato, lasciando Donatella perplessa.

L'aveva squadrata come ci fosse qualcosa sotto.

Aveva voglia di correre e nuotare, non di faticare al freddo.

Chissà come stavano Allyson e Anna.

E anche la Fede, che non vedeva da un po'.

Erano andate su due settimane prima, ma Zanna aveva da fare.

Aveva detto di no per non lasciarlo solo, e si era ritrovata ad annoiarsi davanti alla tele.

Lui le aveva detto di andare, ma sembrava detto così.

Per fortuna aveva mollato con la storia del video, dei social e quant'altro.

Anche Lia avrebbe dovuto chiamare.

"A cosa pensi, stella?" la interruppe Andrea

"Ai miei amici."

"Quindi anche a me?"

"No, a te no." Disse ridendo.

"Perché non sono tuo amico o perché sono di più?"

"Non fare lo scemo."

Andrea rise e accelerò il passo.

Stava cedendo, abbassava le difese a poco a poco.

Che se ne stesse in ufficio, lo sfigato.

Aveva una gnocca stratosferica per le mani, e la lasciava andare in giro così.

Era in ufficio, in effetti, Zanna.

Bebe [COMPLETA]Where stories live. Discover now