LXXXI

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Eravamo nel centro di una città abbastanza grande, davanti ad un cumulo di macerie mentre la vita si svolgeva frenetica al di fuori di quello scenario deprimente. Delle macchine stavano portando via i blocchi frantumati di cemento e mattoni, ma una targa era ben leggibile "Shady Acres Casa di Cura".
-Giuro che lo avevo lasciato qui.
Esordì Loki mentre guardavamo l'enorme braccio meccanico della gru raccogliere detriti.
-Qui sul marciapiede o nell'edificio che hanno appena demolito? Lungimirante.
Domandò Thor. Mi venne da ridere, ma la mia attenzione fu catturata da un operaio che sfoggiava i suoi bicipiti scuri e lucidi di sudore. Mi guardò e fischiò. Gli feci l'occhiolino e lo salutai.
-Come facevo a saperlo? Non vedo il futuro, non sono uno stregone. 
Si assolse Loki, poi smisi di osservare l'operaio e presi il mio uomo per mano.
-No? Ti vesti come se lo fossi.
Lo derise Thor.
-Ehi!
Lo riprendemmo all'unisono. Il viso di Thor divenne improvvisamente contrito.
-Come fai ad essere vivo? Ti ho visto morire, Aura e Ragnar hanno riportato il tuo corpo ad Asgard...Sono stato in lutto, ho pianto.
-Sono onorato.
Disse Loki poco sicuro della sua stessa affermazione, tanto che quasi suonò come una domanda.
Thor si mise a braccia conserte e abbassò il capo.
-Mi avete tradito entrambi.
Borbottò. Sentii delle risatine acute provenire da due ragazze che si stavano avvicinando a noi. Le guardai attentamente per controllare le loro azioni. Una si avvicinò a Thor con il cellulare in mano. Sembrava molto eccitata.
-Ciao! Possiamo fare una foto insieme?
Chiese la ragazza. Quello era il momento meno adatto per tutto quell'entusiasmo.
-Oh...certo.
Le due gioirono e circondarono Thor. Loki sbuffò e si sistemò gli abiti. Strinsi la sua mano.
-Amore...non te la prendere.
Mi guardò e calò per un momento la sua maschera di disagio, rabbia e fastidio. Lo afferrai per la cravatta, lo feci scendere su di me e lo baciai, ma prima di lasciarlo mi avvicinai al suo orecchio.
-Un uomo mi sta guardando da quando siamo arrivati. Fagli capire che sono tua...
Mi baciò e palpò il mio sedere. Lo lasciai e mi posai su di lui. Quelle ragazze smisero di fotografarsi assieme a Thor, poi quella che ancora non aveva parlato se ne uscì con qualcosa che mi mandò su tutte le furie. Guardò Thor e gli disse:
-Mi dispiace che Jane ti abbia mollato.
Si allontanò, ma la richiamai.
-Ehi, carina.
Si girò sorridendo. La borsa che aveva in mano piena di acquisti prese casualmente fuoco.
-Aura...
Mormorò Thor.
-Che c'è?
-Io credo abbia fatto bene.
Mi sostenne Loki e intanto la ragazza iniziò a correre gridando aiuto. Mi alzai sulle punte e baciai Loki, ma attorno ai suoi piedi, nel marciapiede, apparve un cerchio arancione e sfrigolante. Mi allontanai e uscii dall'orbita.
-Che cos'è? Che stai facendo?
Domandò Thor agitato. Loki lo guardò.
-Non sono io.
Disse tradendo con la voce la paura che cercava di nascondere. Improvvisamente, quello che era solo un cerchio di luce che girava attorno a se stesso, si aprì in un cratere e Loki venne risucchiato.
-Loki!
Gridai. Il cerchio scomparve e sul suolo rimase un bigliettino di carta.
-Giuro, che se è stato Ade vado fuori di testa.
Thor mi guardò.
-Non credo sia stato Ade...
Pungolò il cartoncino con la punta dell'ombrello.
-Loki? Loki?
Chiamò suo fratello continuando a tastare il biglietto.
-Pensi che si sia trasfigurato in un pezzo di carta?
-Lo escluderesti?
-Forse dovresti leggere cosa c'è scritto sopra invece di molestarlo.
Mi guardò abbassando le sopracciglia, poi si chinò e raccolse il biglietto: "177A, Bleecker St".
-Che gioco demenziale è?
Domandò Thor portando gli occhi in alto.
-È un indirizzo? Dovremmo andarci, magari ci ridanno Loki e torniamo ad Asgard. Questa cosa sta durando troppo.
Dissi già stanca di tutto. Iniziammo a camminare per le strade di quella città per cercare l'indirizzo, ma ad un certo punto fummo costretti a chiedere indicazioni. Presi Thor per mano quando vidi tre uomini guardarmi. Fischiarono e si avvicinarono.
-Thor, cosa vogliono?
-Te.
Mi lasciò la mano e andò verso il branco.
-Ehi, Thor, te la porti a casa?
-Preferirei le portaste rispetto.
Uno mi guardò da capo a piedi.
-Sembra una facile. Zuccherino, sai contare fino a cinque?
Mi spostai e andai verso lui. Lo presi per il collo e lo schiantai al suolo. I suoi amici saltarono via e iniziarono a correre. Lo guardai negli occhi e iniziai a stringere la sua gola.
-Uno...due...
-Aura, stai attirando l'attenzione.
Mi chiamò Thor.
-NON HO FINITO! Tre...quattro e cinque!
Gli mozzai il fiato per più di cinque secondi.
-Lascialo immediatamente!
Gridò un uomo. Mi allontanai dal mio molestatore e guardai il poliziotto che brandiva la pistola contro di noi. Thor mi prese per mano.
-Corri!
Scappammo e in breve riuscimmo a seminare il poliziotto. Rallentammo e ci imboscammo in una viuzza buia. Iniziammo a ridere e ci fermammo sfiancati. Mi appoggiai con una mano al muro e ripresi fiato.
-È stato...divertente.
Ansimai. Thor annuì e si posò una mano sul fianco.
-Sì...non avremmo detto lo stesso se ci avesse sparato.
Si avvicinò a me e senza pensarci ci baciammo. Mi allontanai toccandomi le labbra con due dita. Thor alzò gli occhi al cielo.
-Merda...Aura, scusa.
Uscii dalla via imboscata.
-Troviamo dove dobbiamo andare; voglio tornare a casa. È il compleanno di Isbrann e Loki e io avremmo dovuto festeggiarlo con lui.
Guardai dritta davanti a me e vidi un'affissione vicino ad una porta che diceva: "177A Bleecker St".
-Aura, ti scongiuro...ho sbagliato.
Indicai dritto davanti a me.
-Siamo arrivati.
-Oh...ottimo.
Disse con ben poco entusiasmo. Attraversammo la strada e bussammo al portone. Nessuno ci aprì, ma fummo teletrasportati all'interno dell'abitazione. Era un ambiente buio, con poche luci fredde sul soffitto. Nonostante questo, sembrava fosse tutto curato e di lusso. Davanti a noi c'era una finestra circolare dalla quale entrava la luce chiara dell'esterno.
-Cosa...
Mormorai. Thor e io iniziammo a guardarci le spalle a vicenda. Una figura volante apparve dal nulla e saltai dalla paura.
-Thor, figlio di Odino.
Disse questo, e si fermò. Credetti fosse uno spirito: non si riusciva a vedere altro se non la sua forma umanoide.
-E Aura, figlia di Apollo.
Aprì il mantello che indossava e fluttuò sempre più vicino a noi. Lentamente riuscii a discernere il suo aspetto. Thor mi avvicinò a sé e spianò l'ombrello davanti a noi. Quell'uomo sembrava innocuo, i suoi lineamenti erano particolarissimi: zigomi ancora più alti di quelli di Loki, guance magrissime, occhi affusolati e di uno verde acqua innaturale. Aveva una curata barba corta sul mento che si ricongiungeva con i baffi formando quasi un cerchio, al cui centro si trovava la fossetta sotto il labbro inferiore. I capelli erano scuri e tenuti all'indietro da una grandi quantità di gel. Era affascinante.
-Dio del Tuono e dea del Fuoco.
Si avvicinò e mi guardò, poi posò gli occhi sull'ombrello e infine spostò l'attenzione su Thor.
-Puoi mettere giù l'ombrello.
Disse amichevole e con un fruscio apparve vicino ai nostri piedi un portaombrelli. Non appena Thor posò la punta dell'utensile, il pavimento tremò sotto ai miei piedi come se avessi appena compiuto un salto; mi guardai attorno e la stanza era diversa da quella di prima anche se non ci eravamo nemmeno mossi. Davanti a noi stazionavano alte teche trasparenti contenenti vasi si terracotta apparentemente vuoti, dietro di noi, alle spalle dell'uomo misterioso che in realtà sembrava molto confidenziale, la parete era ricoperta da un arazzo medievale. Mi guardai attorno sentendomi a mio agio, quindi mi mossi e iniziai a guardare dentro ai vasi fuori dagli armadi di vetro. Infilai la testa dentro una bocca larga di un'enorme giara e vidi sul fondo una strana sabbiolina viola che mi entrò negli occhi. Mi allontanai e iniziai a vedere tutto avvolto in un filtro blu. Iniziai a stropicciarmi gli occhi sperando che andasse via, ma nulla cambiò. Thor si avvicinò ad un tavolo e prese un affare appuntito di ferro posto su una pila pericolante. L'uomo si avvicinò a me e mi piantò un pollice in fronte coperto dal guanto giallo alto fino ai gomiti, improvvisamente tornai a vedere normale. Dopo quella, decisi di stare ferma e non andare a ficcare il naso dove non avrei dovuto. Thor lo indicò con l'aggeggio di ferro appuntito.
-Adesso la Terra ha degli stregoni, eh?
Ridacchiò e provò a mettere dove aveva preso la potenziale arma affilata, ma la pila crollò e cercò di limitare i danni non facendo altro che peggiorare la situazione. Si pettinò una ciocca di capelli dietro l'orecchio in imbarazzo, ma continuò a cercare di riordinare quegli oggetti appuntiti che cadendo facevano un gran fracasso.
-Il termine prescelto è Maestro delle Arti Mistiche. Smettila.
Disse l'uomo con voce autorevole. Thor decise di stare buono, posò un pugno sul tavolo e l'altro sul fianco.
-Va bene, Stregone. Chi sei? Perché dovrebbe interessarmi?
Domandò Thor.
-Sei tu che hai rapito Loki?
Chiesi a bassa voce. Sospirò e guardò Thor.
-Sono il Dottor Stephen Strange e ho delle domande da farvi.
Mi guardò con la coda dell'occhio.
-Sedetevi.
Ci esortò, e in quel momento sentii di nuovo il pavimento tremare sotto i miei piedi e caddi seduta su una poltrona in un'altra stanza ancora. Thor era al mio fianco e lo Stregone davanti a noi.
-Del té?
Propose Strange, guardai la mia mano e vidi uno strano bicchiere in terracotta, annusai quello che conteneva e non rimasi soddisfatta.
-Io non bevo té.
Rispondemmo all'unisono io e Thor. Ci guardammo spaventati. Quel luogo stava influendo negativamente sulla nostra sanità mentale.
-Allora cosa bevete?
Chiese il Dottore incuriosito.
-Non il té.
-Vino.
Nella mia mano apparve un alto calice di vino rosso e in quella di Thor una pinta di birra.
-Dunque...ho una lista nera di individui ed esseri provenienti da altri Regni che potrebbero minacciare la Terra...
Fece una breve pausa, annusai il vino e mi sembrò buono, quindi tirai un sorso e rimasi esterrefatta. Finii rapidamente il bicchiere e questo si riempì di sua spontanea volontà.
-...e il tuo fratellino adottivo Loki è in questa lista.
-Non mi sorprende.
Mormorai bevendo ancora.
-Ne è senz'altro degno.
Disse Thor pulendosi le labbra con il dorso della mano. Strange si chinò verso di noi posando gli avambracci sulle sue cosce.
-Allora perché portarlo qui?
Chiese in tono greve.
-Stiamo cercando mio padre.
-Nel caso io vi dicessi dove si trova Odino, le parti interessate tornerebbero subito ad Asgard?
-Subito.
Gli assicurai con fervore.
-Bene, permettetemi di aiutarvi.
Il Dottore si sedette posando la schiena sulla poltrona.
-Se sapevi dove fosse, perché non ci hai chiamato?
Domandò Thor.
-Ha insistito sul non voler essere disturbato; tuo padre ha detto che ha scelto di rimanere in esilio. E poi, voi non avete un telefono. 
Scossi il capo.
-No, non abbiamo un...telefono, ma potevi mandarmi una lettera elettronica: si chiama e-mail.
Thor si pavoneggiò conoscendo qualche termine a me alieno.
-Sì, ce l'hai un computer?
-No e che ci faccio?
-Ah-ah...
Stephen guardò in basso poco convinto.
-Un corvo, magari...Avete corvi su Midgard?
Proposi.
-Abbiamo corvi, ma non credo riescano a volare nel vuoto cosmico.
Obiettò giustamente il Mago.
-Comunque sia, mio padre non è più in esilio, perciò se puoi dirmi dove si trova, me lo riporto a casa.
-E lo stesso vale per Loki, si intenda.
Aggiunsi a quello che disse Thor.
-Con piacere, il primo di trova in Norvegia.
Si alzò in piedi e piombammo in uno scenario nuovo con la solita fastidiosa traslazione. A Thor cadde metà della birra sul pavimento, mi avvicinai al primo tavolo che vidi e appoggiai il calice. Strange era intento a leggere un vecchio libro e a sfogliare le sue pagine.
-Fammi vedere se questo incantesimo necessita qualche modifica...
Persi il resto della frase sentendo un grande mal di testa esplodermi nelle orecchie. Sembrava di stare in una barca in mezzo al mare forza nove. Thor posò un gomito su uno scaffale della grande libreria e io mi aggrappai a lui. Strange alzò il viso sorridendo.
-No.
Disse soddisfatto, e di nuovo la terra si spostò sotto i nostri piedi. Era come vivere in un incubo. Mi rannicchiai sul pavimento reggendomi la testa.
-Ti prego, basta...
Mi lamentai.
-Oh, Thor, non appoggiarti alla libreria.
Ancora un'altra volta quella terribile transizione, e a alcuni libri caddero ai miei piedi. Sollevai il capo e vidi il Dottore lontano da noi mentre controllava un altro manoscritto. Thor mi allungò una mano e mi aiutò ad alzarmi, poi andò ad appoggiare la pinta vicino al mio calice e mi portò da Strange. Si asciugò le mani all'aria e ondeggiò un attimo.
-La smetti con questa cosa?
Chiese infastidito. Stephen si girò.
-Sai...mi serve uno dei tuoi capelli.
Indicò Thor.
-Senti, capiamoci bene, i miei capelli non li tocca nessuno.
Davanti ai miei occhi, Strange scomparve, riapparve dietro Thor e gli strappò una manciata di capelli. Guardò la ciocca. 
-Vostro figlio è per caso qui? Mi servirebbe altro DNA, ma senza sarà lo stesso. 
-Come fai a sapere di-
-Magnus, figlio di Thor? So tutto di voi.
Mi interruppe e iniziò ad allungare il capello di Thor che cominciò ad emanare scintille arancioni come il cerchio che apparve sotto Loki quello stesso pomeriggio. Ero talmente impegnata ad osservare quella magia che non riuscii più ad articolare parola. Il pavimento si spostò e iniziai a cadere lungo una scalinata. Mi fermai solo quando finii sopra Thor. Ci guardammo in silenzio. I nostri volti erano vicini e i miei capelli caddero sul suo viso. Mi alzai e mi sedei sul suo addome piegando le ginocchia come se fossi rannicchiata, ma non mi resi conto di aver appena mostrato la mia parte intima a Thor. Schiacciò la nuca sul pavimento e mi alzai dandogli la possibilità di dare un'ultima occhiata, poi strinsi la gonna tra le gambe e mi avvicinai al Dottore che stava malleando abilmente la sua magia. Thor si alzò e mi raggiunse, Stephen finì e dal capello di Thor creò un portale sfrigolante su un paesaggio pianeggiante.

La Regina degli déiWhere stories live. Discover now