XXXI

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Sognai una bellissima cascata, con l'arcobaleno che mostrava per intero il suo magnifico spettro di colori tra i flussi di acqua limpida come poche, talmente chiara che sembrava splendere. Era un paradiso naturale, una dimensione talmente idilliaca da non poter esistere ad Asgard. Lo scroscio della cascata era dolce e piacevolmente assordante, mi coinvolgeva ancora di più in quella realtà divina. Mi avvicinai e provai a bagnarmi le dita ma fui investita dal suo getto dalla testa fino ai piedi. Mi svegliai di soprassalto e mi arrivò un'altra secchiata d'acqua in faccia. Non era niente di paradisiaco, ma tutto molto molto terreno. Dopo il terzo getto aprii gli occhi e vidi una guardia davanti a me reggere un catino di legno vuoto. Mi guardai in giro e vidi Thor sdraiato con la faccia schiacciata contro il pavimento mentre tirava pugni al suolo, Ragnar seduto su una sedia mentre si dondolava con la schiena in modo ossessivo e Loki che ghignava guardandoci soffrire. 

-Cos'è successo?

Loki si avvicinò alla guardia con le mani dietro la schiena. Sembrava fresco come un fiore nonostante la sera prima si era ubriacato fino allo svenimento. 

-Pare che nessuno dei tre sia morto. Puoi andare, grazie del tuo servizio.

Disse in tono secco. Riconobbi la guardia a cui avevo fatto la linguaccia, la quale annuì e se ne andò. Lo avrei ucciso nel sonno soffocandolo lentamente. 

-Loki, cosa-cosa stai...cosa è-

-Aura, non sprecare le tue doti intellettive quando non sono richieste. Devi sapere che io sono qui solo come supervisore: Odino doveva istituire un'importante riunione oggi per discutere dell'invasione anomala dei rinoceronti, ma non appena ha messo piede qui dentro ha trovato il suo erede in stato comatoso tra le braccia della futura Regina di Asgard in compagnia del figlio di un fabbro la cui famiglia sta alloggiando qui per grazia concessa. Potreste immaginare il disappunto di una figura di spicco come il Padre degli déi trovandosi davanti a questa scena. 

Loki godeva delle nostre sofferenze. Thor tossì e si alzò in piedi. Puntò un dito contro suo fratello. 

-Anche tu eri con noi, non puoi atteggiarti in questo modo. 

-Ne sono a conoscenza, fratello, ma la natura mi ha donato scaltrezza e furbizia. Mi sono svegliato questa mattina alle quattro e non mi sono fatto trovare svenuto in una pozza di vomito. 

-Tu eri quello ubriaco! E dov'è finito Fandral?

Gridò Thor. Loki sorrise e si rigirò le mani tra loro. 

-Ho pensato di svegliarlo e consigliargli di andarsene in camera prima dell'arrivo di Odino. 

-E non ti è passato in mente di svegliare anche noi?

Loki fece un minimo scatto con la testa come se fosse un robot andato in cortocircuito. 

-Non capisco, perché avrei dovuto? Avevate un gran bisogno di sonno: il sesso selvaggio rappresenta un gran dispendio di energie. 

-Hai qualcosa da ridire? 

Thor andò verso Loki in modo minaccioso. 

-Ne ho di cose da ridire. 

-Cosa aspetti? Parla, so quanto ti piace parlare, deliziami con la tua dialettica. 

Loki prese Thor per il colletto. 

-Preferirei lasciare la parola alle mani. 

-Io non voglio picchiarti, Loki, voglio che tu mi spieghi cosa ti importa se Aura fa sesso con qualcun altro. 

-Tu dovresti tenertela stretta, Thor, invece non fai altro che usarla. Non sei degno di lei. 

Si guardarono in silenzio. 

La Regina degli déiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora