XLVIII

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Poco fuori dal palazzo di Asgard fummo "rapiti" da tre figure incappucciate che ci portarono nel bosco. Quando mostrarono i loro volti, vidi mia madre, sempre bellissima con i suoi preziosi gioielli, trucco modesto e gli occhi verdissimi. Con lei c'erano due uomini: uno che le assomigliava, aveva una prosperosa barba bionda, capelli rasati solo ai lati della testa e sul sopracciglio destro aveva tatuata la runa Kenaz, la quale simboleggia forza, luce e abbondanza; l'altro uomo sembrava giovanissimo, anche lui biondo e dal viso fanciullesco, indossava una veste leggera come un lenzuolo bianco che era cinta in vita da una stringa di cuoio marrone e che gli arrivava poco sopra le ginocchia, ai piedi indossava alti sandali fino ai polpacci e, vicino ai calcagni come due speroni d'oro, erano inchiodate due piccole ali. Notai che la natura attorno a noi era diventata più verde e prospera, sugli stessi tronchi degli alberi erano iniziati ad apparire fiori e muschio. 

-Aura...

-Madre!

La abbracciai con tutte le mie forze. Era da un'infinità di tempo che non la vedevo, ma sapevo che era sempre stata al mio fianco. Mi accarezzò i capelli e mi baciò sulla fronte.

-Sono così contenta che hai accettato...e sono felice di vedere che sei circondata di persone che rischierebbero la propria vita pur di proteggerti. 

Guardò Thor e abbracciò anche lui, quando sciolse l'abbraccio, lo prese per il lobo dell'orecchio e tirò giù il suo viso alla sua altezza. 

-Come hai osato dare retta a tuo padre? Quando tornerò, darò una bella tirata d'orecchi anche a lui. Avete fatto scappare la mia bambina. 

Aveva iniziato a gridare. 

-Freya, Freya, mi stai facendo male!

Si lamentò Thor, ma lei non era intenzionata a lasciarlo. Subentrò l'uomo con la barba. 

-Su, sorellina, lascialo in pace...sappiamo quanto gli è dispiaciuto quando si è reso conto di quello che aveva combinato. 

Freya si lasciò convincere. 

-Almeno hai contribuito alla creazione del mio bellissimo nipote, Thor. 

Ritrovò il sorriso e diede un'occhiata a Ragnar, poi guardò me. 

-Sei proprio la figlia di tua madre. 

Piegò leggermente il collo e sorrise in modo malizioso. Ragnar si inginocchiò ai piedi di Freya. 

-Mia Signora, un uomo come me non dovrebbe nemmeno guardarti negli occhi. 

Mi coprii il viso con una mano. 

-Ragnar, è notevole la somiglianza che hai con tuo padre. 

Commentò Freya e lo fece alzare. 

-Mio padre è nel Valhalla? 

-Sì, ed è l'uomo più simpatico che abbia mai conosciuto.

Vidi Ragnar emozionarsi. L'uomo con la barba davanti a me mi porse la sua mano. 

-È un piacere conoscerti finalmente, nipotina. 

-Freyr, immagino. 

Annuì. Fandral si inserì nella conversazione. 

-Ti ringrazio per l'ottima uva di Asgard, il vino è eccezionale. E il pane? Ottimo pane anche senza sale.

-Non dimenticare i luppoli della birra.

Aggiunse Volstagg ridendo. Iniziarono a parlare tutti e tre di tecniche di agricoltura alternative e di fecondità del terreno, quindi mia madre mi prese per mano e portò Ragnar, me e Thor lontano. 

La Regina degli déiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora