LI

395 20 3
                                    

Ormai erano ore che ci avevano chiusi in quella stanza e sembrava che all'esterno fosse scoppiato il Ragnarok. Avevo iniziato a riprendermi fisicamente, ma cominciai a sentirmi in trappola e senza scampo, soprattutto preoccupata per Ragnar che era là fuori mentre quella terribile tempesta imperversava. Thor cercava di tranquillizzarmi, anche se la sua stessa psiche stava cadendo a pezzi. Cercò di stringermi a sé, ma scesi dal letto e andai verso la porta. Iniziai a bussare e scuotere il pomello cercando di fare qualsiasi cosa per uscire da quella prigione di lusso. 

-Aura, stai facendo quello che non mi hai detto di fare. 

-Ti ho detto di non farlo perché sei debole. 

-Tu non dovresti agitarti in questo modo. 

Mi allontanai dalla porta, mi vestii con l'abito di Loki e presi Thor per il collo. Avvicinai con la forza il suo viso al mio. 

-Il padre di mio figlio è là fuori senza un briciolo di magia nelle vene. Io non riesco più ad immaginarlo in quell'inferno, magari è già morto. Io devo vederlo, mi capisci? Non ho paura per mia madre o Zeus o Apollo o chiunque altro abiti tra i maledetti déi; Ragnar può anche essere forte e agile quanto gli pare, ma non può occuparsi di cose più grandi di lui...non può nemmeno immaginare di poter combattere al fianco degli déi. Non sarebbe dovuto venire qui, non avrei mai dovuto approfondire così tanto questo rapporto e condurlo direttamente tra le fauci del leone affamato. È colpa mia se muore, è colpa mia se si ferisce, è colpa mia se adesso sta vivendo quello che sta vivendo. 

Lasciai il collo di Thor capendo che quello che dissi gli fece effetto. 

-Vuoi andare da lui? Vai, esci, corri da Ragnar, ma pensa che se lo farai, non sopravviverai. Non hai i tuoi poteri e sei rallentata: non lascerò che tu ti suicidi. 

-Non vedo l'ora di morire!

-Pensa alle persone che ti amano: ad Apollo mancherà una figlia, a Magnus una madre e a me la compagna con cui sono cresciuto e che ho amato. Vale la pena di farci soffrire? Cosa guadagneresti? L'eternità con Ragnar?

-Lui è morto per colpa mia.

Portò delicatamente le sue mani sulle mie guance. 

-Perché parli di Ragnar al passato? A lui non succederà nulla, è una roccia...

-È un umano che è finito per errore nel bel mezzo di divergenze tra déi. Se morisse...se morisse...io lo so, Thor, lui oggi mi abbandonerà. 

Mi portai un pugno sul cuore e Thor mi strinse a sé. Iniziai a piangere e tremare: una parte irrazionale di me aveva sentore che qualcosa stava per succedere o era già successo, e io non potevo fare nulla. In quel momento persi l'udito e il mio petto cessò di essere scosso dal battito del cuore. La stretta di Thor divenne leggera e io mi sentii in dovere di girarmi verso la porta, magicamente aperta. Sulla soglia, c'era un uomo piegato in due, una spada trafiggeva il suo addome, con le mani reggeva la lama sporca del suo sangue. Andai verso di lui, vidi Thor correre per aiutare quell'uomo in punto di morte. Sull'entrata si affacciarono Artemide e Fandral. Quell'uomo arrancò avvicinandosi a me e si inginocchiò, tossì e dalle sue labbra sgorgò un fiotto di sangue che gli tinse la barba scura e il corpetto nero che indossava. Mi misi in ginocchio davanti a lui, posò la testa sulla mia spalla e una mano sulla mia pancia. Sembrava Ragnar, era Ragnar, ma non volevo accettare quello che si presentava davanti ai miei occhi. 

-Au...ra.

Spezzò il mio nome e sentii la punta affilata della spada spingere sotto il mio seno. Riemersi dalla dimensione silenziosa, strinsi il suo capo tra le mie braccia e si accasciò su di me. 

-Ragnar! Ragnar!

Iniziai a chiamarlo, ma non mi rispondeva. Lo spinsi sul pavimento e presi il viso sporco e freddo tra le mie mani. Iniziai a baciarlo e a stringerlo al mio corpo, sollevai il suo busto usando tutte le mie forze e gli strappai via la lama dall'addome, poi la lanciai lontano gridando e lo strinsi a me piangendo. Le braccia mi cedettero, non riuscii più a reggerlo, quindi si afflosciò sul mio grembo, come se il suo ultimo desiderio fosse quello di incontrare il bambino che mi aveva donato. Il corpo di Ragnar era freddo e pesante, il suo cuore era morto, la sua anima nel Valhalla ed io ero sporca del suo sangue. Destai lo sguardo e lo posai sulla spada che lo aveva condotto alla morte, mi misi in ginocchio e la presi dall'elsa, ma Artemide posò un piede sulla lama sporca del sangue del mio Ragnar e me la sfilò dalle mani nello stesso momento in cui Thor mi cinse con le braccia da dietro allontanandomi dall'arma. 

La Regina degli déiWhere stories live. Discover now