XXXIII

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Non ero mai stata nelle prigioni di Asgard; o meglio: ci ero stata ma non le avevo mai viste da dietro i muri di magia delle celle. Eravamo in sette lì dentro e faceva un caldo soffocante, ma almeno Magnus stava bene ed era con me; invece Mark era nella cella davanti alla mia, quindi riuscivamo a guardarci e farci forza. Nessuno mi aveva riconosciuto, ma tantissime di quelle guardie erano a me ben note. Per quanto io scappassi da Asgard, in un modo o nell'altro, prima o poi, ero sempre costretta a tornarci. Provavo a comunicare con i carcerieri, ma naturalmente non ascoltavano le mie parole, e questo mi fece pensare di voler incontrare la guardia dagli occhi grigi e vuoti da cui mi lasciai stuprare decenni prima, per parlargli e riferire a Frigga della mia presenza: l'avrebbe fatto, conosceva benissimo il mio aspetto, il quale non era cambiato nemmeno un po'. Avevo il volto di una donna, lo stesso che mi portavo dietro da quando avevo diciassette anni, forse più magro, e lo stesso valeva per il corpo, ma erano piccoli dettagli poco consistenti: se avessi parlato con qualcuno di mia stretta conoscenza, si sarebbe ricordato di me. 

Passavo notte e giorno sveglia, seduta a controllare in caso Frigga o Heimdall passassero di lì. Ormai ero stanca, stressata, smunta e maleodorante, ma dovevo perseverare. 

-Mamma, dormi. Perché ti ostini a non chiudere occhio?

-Non posso abbassare la guardia in una cella di soli uomini. 

Mi accarezzò con timidezza e imbarazzo la schiena. 

-Ti proteggo io: se qualcuno dovesse avvicinarsi a te, farò passare la voglia a tutti loro. Dormi, nessuno potrà venire a salvarci. 

Lo avvicinai al mio corpo e lo abbracciai. Baciai il suo capo e strinsi le sue larghe spalle tra le mie braccia.

-Possono venire a salvarci...possono...devo soltanto cogliere l'attimo. 

-Di cosa parli?

Bofonchiò mentre ancora lo stavo stringendo al mio seno come quando era piccolo. 

-Asgard è casa mia, io ho sempre vissuto in questo castello. Tuo padre abita qui, ed è il figlio del Re, o lui stesso è il Re. Sono scappata da Asgard perché non stavo più bene con me stessa, ma non lo avrei mai fatto se avessi saputo di aspettarti. Qui scorre acqua calda ogni giorno, pasti assicurati e deliziosi, ottima istruzione...brave persone...

Uscì dal mio abbraccio e mi guardò. In lui mi parve di incontrare il volto di Thor e nascosi un singhiozzo. La sua espressione era colpita, stava iniziando a ragionare e processare quello che gli avevo detto.

-M-mio padre...è il figlio del Re?

Balbettò sgranando gli occhi mentre il suo viso impallidiva. Annuii. 

-Perdonami se non te ne ho parlato prima, ma questo posto mi porta alla mente sia stupendi che orribili ricordi. È per questo che mi rifiuto di dormire, se solo vedessi passare qualcuno che possa riconoscermi, noi-

Guardai dritta davanti a me e vidi passare qualcuno. Il suo profilo era perfettamente famigliare, come quei capelli biondi. Mi alzai in piedi e iniziai a battere le mani contro il vetro di magia. 

-FANDRAL! FANDRAL! 

Iniziai a gridare forte. Cinque guardie corsero alla mia cella e mi intimarono di chiudere la bocca, i prigionieri nella mia cella si agitarono e iniziarono ad imprecare e gridare come anime dannate. In tutto quel chiasso presi la mano di Magnus che era la mia unica forza. Tra le guardie che mi urlavano contro, Fandral si insinuò facendosi spazio a spallate, poi mi vide e si arrestò. Il suo volto bianco come il gesso, gli occhi due fuochi abbaglianti. 

-Aura...AURA! FATELA USCIRE IMMEDIATAMENTE!

Iniziò a percuotere le guardie. Il mio cuore traboccò di gioia: eravamo salvi. Dagli altri carcerati sentii urla, insulti e suoni bestiali, ma non mi importava nulla. In qualche modo quelle guardie si convinsero, disabilitarono lo scudo di magia dalla mia cella immobilizzando gli altri ed uscii tenendo forte Magnus per mano. Fandral non mi diede tempo di realizzare che ero libera e mi abbracciò con tutta la forza che aveva in sé. Iniziai a piangere di felicità, posò le sue mani sul mio viso e schiacciò la fronte contro la mia. 

La Regina degli déiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora